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Arezzo, è ancora il turismo d’affari quello principale

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Arezzo, è ancora il turismo d’affari quello principale

L’indice di doppia occupazione degli alberghi aretini è 1,48. Vale a dire che in una camera doppia dormono mediamente meno di due persone (1,48 appunto). Un dato tecnico che serve agli addetti del settore per capire se, e in che misura, una città è meta di turismo leisure o business. “Arezzo è ancora legata in massima parte al turismo d’affari – chiarisce Laura Lodone, responsabile dell’area turismo per la Confcommercio aretina – tanto è vero che gli alberghi vendono le loro camere soprattutto a persone sole, quindi presumibilmente in viaggio di lavoro e non di piacere”.

“Arezzo ha fatto passi in avanti rispetto a qualche anno fa, ma una destinazione può definirsi meta di turismo di svago soltanto se supera la soglia dell’1,5 – continua Lodone – per intenderci, Firenze è all’1,8, Venezia vola sull’1,9”.

L’1,5 segnerebbe per la nostra città almeno un punto di equilibrio tra i due tipi di turismo. “Non è che uno sia preferibile all’altro. Entrambi possono avere ricadute sociali ed economiche importanti sul territorio. Il problema è che, finché la crisi economica è in atto, il turismo business è poco governabile perché dipende da troppe variabili, a partire dallo stato di salute delle imprese aretine e dalla loro capacità di attirare persone dall’esterno”.

“Il turismo leisure è forse più governabile in questi frangenti, purché si ricorra a politiche strategiche serie. Non servono itinerari o pacchetti turistici da promuovere, a quello ci devono pensare i tour operator, ma serve mettere in rete il territorio per farlo funzionare in maniera sincronica e soprattutto per dargli un’identità, come ci ha ricordato anche Philippe Daverio”.

Per il business, bisogna dunque aspettare una ripresa più netta del comparto produttivo. “Non dimentichiamo che gli alberghi storici di Arezzo sono nati proprio per accogliere gli uomini d’affari del tessile e dell’oro che venivano in città negli anni Cinquanta-Sessanta”. Puntare su fiere, convegni e congressi potrebbe servire però ad accelerare un po’ i tempi. “Soprattutto i convegni settoriali possono aiutarci a riempire le camere degli alberghi, portando ossigeno anche a ristoranti e negozi soprattutto nei mesi in cui il turismo leisure sarebbe comunque fermo, come l’inverno. Mi riferisco a congressi medici o scientifici, forum per addetti ai lavori di settori vari. Ne è la prova il Forum Risk Management, che ogni anno a novembre porta in città centinaia di persone”, sottolinea Laura Lodone, “le fiere stanno attraversando invece una fase difficile e non solo da noi, incalzate come sono da mezzi più rapidi e meno costosi per mettere in relazione imprese e clienti, internet in testa. A livello locale continuano ad essere eventi importanti di animazione economica del territorio, ma non incidono molto sull’occupazione delle camere d’albergo”.