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Arriva il manifesto del food design

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Roma, 18 dic. (Labitalia) – Al via il ‘Food design declaration day’. L’Adi, Associazione per il disegno industriale, ha dato appuntamento oggi, a Milano, alle 9,30, al Palazzo Pirelli, per presentare un vero e proprio manifesto del Food design, in 10 punti.
Il documento stabilisce che il Food design si occupa di progetto in campo alimentare; il Food design è una specifica area del progetto che si propone di produrre soluzioni efficaci per la fruibilità del cibo in precisi contesti e situazioni; il Food design si propone di dare forma alle interfacce e ai servizi nel modo più adeguato alle circostanze in cui il prodotto viene consumato.
Inoltre la producibilità e la serialità di un prodotto o di un servizio sono le condizioni per le quali un progetto può definirsi di Food design; i principali criteri ai quali un prodotto edibile di Food design deve sottostare sono porzionabilità, modularità e formato adeguati al contesto e agli strumenti con i quali verrà consumato; un progetto di Food design è realizzato per offrire un servizio a una o più persone che manifestino determinati bisogni o per rendere più efficace un’azione legata al cibo attraverso uno strumento derivato dal progetto.
Ancora, il manifesto afferma: Food design significa progettare secondo le modalità tipiche del design che, ben oltre la ricerca puramente formale o decorativa, implicano la ricerca per l’innovazione dei processi di produzione, distribuzione, consumo; il Food design è uno strumento privilegiato e particolarmente efficace per la riqualificazione e la promozione del territorio attraverso la sua ricchezza enogastronomica.
Inoltre, il progetto di Food design, per le sue peculiarità legate alla nutrizione, può rientrare nell’area del social design e contemplare collaborazioni con enti e associazioni no-profit.
Infine, un prodotto di Food design viene studiato con l’unico scopo di generare benefici al suo utente e tutto il processo deve interagire per impedire che l’utente sia esposto a rischi derivati da cattiva progettazione o dalla non adeguata attenzione alle norme di conservazione, alla tecnologia produttiva, all’ergonomia e alla microbiologia legata agli alimenti.