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Bologna: frode alcolici, scoperta evasione internazionale da 82 mln

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Bologna, 12 nov. (AdnKronos) – Circa 82 milioni di euro di Iva e accise evase, 142 milioni di litri di alcolici, di cui 130 di birra, consumati in frode fiscale, 60 persone indagate (di cui 51 italiani, 3 romeni, 2 indiani, 1 tedesco, 1 belga, 1 albanese e una brasiliana) e 23 ordinanze di custodia cautelare in esecuzione di cui 17 eseguite in 8 regioni d’Italia. Sono i numeri della maxi operazione messa in campo dalla Guardia di Finanza di Bologna, coordinata dalla Procura del capoluogo emiliano, in collaborazione con Eurojust.
Al centro dell’operazione un traffico internazionale di alcolici, operato tramite una fitta rete di depositi fittizi, riconducibili ad altrettante società fantasma, create ad hoc per figurare come destinatarie di carichi di alcolici. Merce spedita da Francia, Inghilterra, Germania, Belgio e Olanda, che veniva recapitata solo sulla carta. La frode consisteva infatti nello sfruttare la norma che consente di sospendere il pagamento delle accise sull’alcol.
Circa 3 mila le spedizioni fittizie, accompagnate da bolle contraffate, che erano virtualmente destinate al deposito doganale di Bologna. L’operazione delle Fiamme Gialle, scattata stamattina in 25 province d’Italia, ha consentito di smantellare un’organizzazione criminale operativa in 9 Paesi europei. Oltre 200 gli uomini della Finanza impegnati nell’esecuzione delle misure predisposte dal Gip. (segue)
(Adnkronos) – Nello specifico, sono state eseguite 12 custodie in carcere (di cui 5 in Italia e 7 all’estero), 10 arresti domiciliari, tutti in Italia, con uso del braccialetto elettronico e un’ordinanza di obbligo di firma. Le misure sono state disposte dal Gip di Bologna Bruno Perla su richiesta del Pm Manuela Cavallo. A capo dell’organizzazione un italiano residente in Inghilterra. Nel corso dell’indagine, partita nel 2012, sono stati sequestrati beni, mezzi e quote societarie per circa 10 milioni di euro.
Sono in tutto 11 i depositi fiscali, risultati fasulli, presenti in Italia, tra questi un magazzino a San Giovanni in Persiceto, alle porte di Bologna, e altri 34 finti depositi sparsi tra Pescara, Bari, L’Aquila, Frosinone, Siena, Cremona e Roma. Complessivamente, tra Italia ed estero, sono 46 le società coinvolte.
Frode fiscale, violazione delle norme sulle accise, falso, bancarotta fraudolenta, simulazione di reato, violazioni al testo unico bancario, corruzione e minacce. Sono questi i reati principali contestati a vario titolo ai membri dell’organizzazione che era strutturata come una sorta di network multilivello in cui ognuno aveva il suo specifico ruolo. Si andava dai corrieri, ai responsabili dei contatti, dagli addetti informatici che dovevano rubare password e falsificare i documenti di viaggio della merce, fino a coloro che dovevano procurare le tessere telefoniche intestate a utenti inesistenti da utilizzare all’interno per gruppo criminale, per ovviare i controlli e le intercettazioni delle forze dell’ordine.