Home Nazionale Carceri: polizia penitenziaria sventa incendio a Como

Carceri: polizia penitenziaria sventa incendio a Como

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Milano, 27 nov. – (AdnKronos) – Ieri sera un detenuto straniero, di nazionalità nigeriana, imputato per i reati di furto e spaccio di stupefacenti, ha dato fuoco alla cella, bruciando tutto quello che era nella sua disponibilità: materasso, cuscino, tavolo e armadietto. Poteva essere una tragedia, sventata fortunatamente dall’intervento del poliziotto penitenziario di servizio nel reparto e dal successivo impiego degli altri poliziotti penitenziari in servizio nel carcere. E’ quanto rende noto in una nota di Donato Capece, segretario generale Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe che si congratula con gli agenti che sono intervenuti “con professionalità, capacità e competenza”.
“La situazione, a Como e nelle carceri italiane, resta grave e questo determina difficili, pericolose e stressanti condizioni di lavoro per gli Agenti di Polizia Penitenziaria”, prosegue il sindacalista dei Baschi Azzurri. “E sebbene l’Italia risulti di fatto inadempiente rispetto alla sentenza Torreggiani della Corte europea per i diritti dell’uomo, il rinvio al giugno 2015 per un’ulteriore valutazione sull’attuazione delle misure decise dal governo per affrontare il problema del sovraffollamento segna il fallimento delle politiche penitenziarie adottate dal Dap, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria”.
Se il numero dei detenuti è calato, prosegue Capece “è la conseguenza del varo – da parte del Parlamento – di 4 leggi svuota carcere in poco tempo. Ma il Dap non ha migliorato le condizioni di vivibilità nelle celle, perché ad esempio il numero dei detenuti che lavorano è irrisorio rispetto ai presenti. Occorre dunque rivedere il sistema dell’esecuzione penale il prima possibile, altro che vigilanza dinamica nelle galere. E allora serve una nuova guida all’Amministrazione Penitenziaria, da mesi senza un Capo Dipartimento, capace di introdurre vere riforme all’interno del sistema a partire dal rendere obbligatorio il lavoro in carcere”.