Roma, 22 ott. – (Adnkronos) – “Sono passati cinque anni, ma sembra sia successo ieri. Io e la mia famiglia abbiamo avuto forti difficoltà ad affrontare il lutto e tutto quello che è venuto dopo, soprattutto quando ci siamo resi conto che, di fronte al riconoscimento della verità, c’è stato qualcosa all’interno dello Stato che non ha funzionato. Stefano è morto di dolore, solo come un cane”. E’ quanto Ilaria Cucchi racconta all’Adnkronos a cinque anni dalla scomparsa di suo fratello Stefano, morto il 22 ottobre 2009 all’ospedale Pertini di Roma, dopo una settimana dal suo arresto per spaccio di droga.
“Mi è stato chiesto più volte se ero d’accordo con le legge Fini-Giovanardi sulla droga. Io non l’ho contestata perché al momento la legge era quella e sapevo che mio fratello l’aveva infranta e che quindi doveva pagare, ma non con la vita – spiega Ilaria -. Nonostante tutto abbiamo sempre avuto fiducia nella giustizia e credo che ci siano ancora magistrati che pensano che la legge sia uguale per tutti – continua Cucchi -. Non so se la testimonianza più recente di un avvocato, secondo cui Stefano sarebbe stato picchiato prima dell’udienza di convalida del suo arresto e non dopo, come era stato stabilito in primo grado, servirà a modificare qualcosa in Corte d’Appello, ma so che il Procuratore generale che si sta occupando del processo ha a cuore la vicenda e che venga fatta giustizia a 360 gradi. Questo fa sentire a me e alla mia famiglia che non siamo soli”. (Segue)