Home Nazionale Cgil: da governo no svolta, sciopero generale 5 dicembre/Adnkronos

Cgil: da governo no svolta, sciopero generale 5 dicembre/Adnkronos

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Roma, 11 nov. (AdnKronos) – La Cgil non aspetta, accelera ed alza l’asticella dello scontro con il governo Renzi: contro la legge di Stabilità e il Job Act decide uno sciopero generale di 8 ore per il 5 dicembre prossimo che arriverà al culmine di un mese di mobilitazione. Allo stop generale deciso dalla Fiom per domani al Nord, e in replica per il Centro Sud il 21, allo sciopero territoriale a Livorno il 25 e ad una serie di iniziative proclamate dal settore agricolo ed edile, aggiungerà infatti anche una serie di scioperi territoriali di 4 ore per tutto il mese di novembre. Una road map della protesta che gira anche a Cisl e Uil a cui rivolge un appello “a convergere” perchè il 5 dicembre sia uno sciopero condiviso. Ma i sindacati cugini al momento si sfilano, prima vogliono almeno vedere le carte del governo che ha convocato i sindacati sulla delicata partita del pubblico impiego, e la confederazione di Corso Italia rischia di andare allo scontro da sola.
”Siamo sempre pronti a farci stupire dagli effetti speciali ma dubito che il governo si stia accingendo a decidere un cambiamento strutturale della legge di stabilità. Per questo penso che dobbiamo continuare a sostenere la nostra mobilitazione, rafforzando le iniziative unitarie ma dandogli una impronta generale”, spiega il leader Cgil Susanna Camusso che valuta “positivamente” la convocazione arrivata dal ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia, ma non la ritiene risolutiva. ”Le convocazioni sono un risultato ma siamo ben lontani dall’imprimere quel cambiamento di impostazione del risultato essenziale per dare risposte sul lavoro”, ribatte ricordando come il confronto che avverrà il 17 novembre è “esattamente il risultato della mobilitazione dei lavoratori pubblici”. Avanti tutta, quindi, sulla strada della mobilitazione ma questa volta generale.
E poi il Job Act che oltre a “ridurre i diritti e la dignità delle persone non determina quel cambio di verso nella politica economica e sociale che sarebbe necessario ed urgente per riaprire una fase di crescita dell’economia e dell’occupazione”. E nel mirino delle proteste Cgil finiscono anche i reiterati voti di fiducia del governo e il suo rapporto con viale dell’Astronomia: una scelta “che priva il Parlamento della propria funzione di luogo del dibattito e della mediazione politica, nonché la sempre più evidente scelta di avere a riferimento il blocco sociale rappresentato da Confindustria e dalle altre associazioni datoriali”, dicono da Corso d’Italia.
Ma, appunto, Cisl e Uil si sfilano. “Noi mandiamo un segnale, ognuno poi deciderà. E’ un tema di responsabilità di tutti ascoltare le piazze e le iniziative che ci sono e la necessità di affrontare i temi del lavoro”, aveva detto in mattinata Camusso a Furlan e Barbagallo, segretario in pectore della Uil. E in serata le risposte. “Dopo la grande manifestazione di sabato scorso, per noi l’oggetto del confronto con il governo resta, oltre alla riforma della pubblica amministrazione, il rinnovo del contratto per tutti i dipendenti pubblici”, gli dice il leader Cisl Furlan che ‘declina’ così l’invito della Cgil. Stessi argomenti usati dalla Uil, che pure aveva spinto forte l’acceleratore della protesta. “Se il governo non ha premura di compiere atti unilaterali, noi non abbiamo premura di proclamare scioperi: vediamo prima se esistono margini per aprire una trattativa vera su pubblico impiego, pensioni, legge di stabilità e sul Jobs Act”, dice Barbagallo che assicura che lui la piazza l’ha ascoltata “bene”. Ma se “fino a questa mattina, il governo sembrava volesse andare per la sua strada, senza tenere in alcun conto quelle richieste e quelle esigenze oggi c’è una novità. La convocazione a Palazzo Chigi, fortemente voluta e cercata dalla Uil, è un passo importante che, ora, va verificato nel merito”, spiega.
Intanto sui social network monta la polemica sulla scelta della data a ridosso della festa dell’immacolata che crea un inaspettato ponte tra il 5 e l’8 dicembre. A rispondere per le rime è il leader Fiom, Maurizio Landini. “Sciopero ponte? La cosa mi fa solo ridere. Basta guardare le piazze, sono strapiene. Senza considerare che uno sciopero costa molto ad un lavoratore. Dire questo è una vera sciocchezza”, commenta ricordando che “lo sciopero bisogna farlo quando il momento è buono: e ora è il momento per cercare di far cambiare idea al governo”, continua Landini.
Ma è il segretario confederale Cgil, Danilo Barbi, a mettere il dito sulla piaga del centrosinistra. “E’ una polemica pretestuosa che denota una certa ignoranza dei fatti. Il fatto è che c’è molto nervosismo perché siamo di fronte ad un evento senza precedenti: uno sciopero generale con un governo di centro sinistra contro cui sale un malumore grandissimo nel Paese perché la legge di Stabilità non è la svolta attesa”. E attacca: parlare di sciopero ponte “è come voler guardare il mondo dal buco della serratura” dice, ricordando sopratutto alla politica “che il lavoro strutturato, pubblico e privato, il 6 dicembre, sabato, lavora”. Per concludere: “La scelta del 5 dicembre è dovuta al fatto che abbiamo voluto convergere la mobilitazione con lo sciopero dei sindacati della scuola già proclamato per il 5”. Parole che riaccendono la mischia con Cisl e Uil.

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