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Cgil: in più di 12 mila dal Veneto domani a Roma

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(AdnKronos) – Sono arrivati alla cifra di 12.000, con un crescendo di ora in ora, i lavoratori pubblici e privati, gli studenti, i precari, i giovani disoccupati ed i pensionati del Veneto che saranno domani, sabato, a Roma sotto le bandiere della Cgil per chiedere “lavoro, dignità, uguaglianza”: tre condizioni fondamentali per cambiare e far crescere il paese.
Partono nella notte a bordo di oltre 150 pullman, prenotati perfino fuori regione, ma arriveranno anche a bordo di treni dove hanno prenotato diverse carrozze e con carovane di auto provenienti soprattutto dalle zone più periferiche della regione.
Cartelli, striscioni, bandiere segneranno come sempre il tratto di corteo veneto che partirà da Piazza della Repubblica (l’altro prenderà il via da piazzale dei Partigiani) per raggiungere Piazza San Giovanni dove si concluderà la manifestazione col comizio di Susanna Camusso.(segue)
(Adnkronos) – Particolarmente significativi i messaggi che stanno girando in internet e che verranno riproposti da alcuni “precari sandwich” con la scritta “XTutti” sul retro e sul davanti varie considerazioni del tipo:”se non c’è lavoro, cambiarne le regole è inutile. E’ come correre una maratona senza strada. Il problema non è come corri, il problema è costruire la strada”.
Quindi le decine di striscioni delle principali aziende, da Electrolux a Fincantieri, dalla Beltrame all’Aia, da Luxottica alla Safilo fino a centri come Nanotech. Dalle grandi acciaierie fino alle imprese minori del made in Italy, dalle aziende più innovative che hanno affrontato la crisi investendo nella qualità, fino a quelle che la crisi l’hanno subita fino in fondo ed oggi hanno lavoratori in cassa integrazione o in mobilità.
“E’ un Veneto multiforme quello che sfilerà in piazza a Roma, specchio di una regione dove coesistono situazioni diverse ma dove comunque il principale imperativo è sempre stato l’estensione del lavoro, il senso della solidarietà, l’affermazione dei diritti perché senza questi la regione non avrebbe mai conosciuto quel miracolo economico che nel passato l’ha trasformata da area di emigrazione in una delle regioni più forti e dinamiche del paese”, spiegano alla Cgil del Veneto.(segue)
“La crisi ha colpito in modo pesantissimo anche qui, dove si sono bruciati 90.000 posti di lavoro e dove la qualità occupazionale è scaduta con l’incremento esponenziale della precarietà e dei rapporti a part time che ormai interessano il 45% delle nuove assunzioni, comprese quelle a tempo indeterminato”, sottolineano alla Cgil del Veneto.
“Nonostante la ripresina dei primi mesi dell’anno, la crisi non sta risparmiando il lavoro e la cassa integrazione straordinaria si presenta in crescita rispetto al 2013 (39.357.603 ore contro le 32.074.692 di un anno fa), così come il numero dei lavoratori in mobilità (23.749 contro i 21.035 del 2013). Ne sono rimasti impoveriti i lavoratori ed i pensionati, ma soprattutto tanti giovani relegati ad una marginalità inaccettabile”, avvertono alla Cgil regionale.
Per questo saranno in piazza con la Cgil: “a chiedere una svolta nelle politiche economiche e fiscali del Governo, una diversa idea del lavoro da quella sottostante al jobs act, un diverso segno sociale della legge di stabilità che toglie a lavoratori e pensionati e distribuisce risorse a pioggia al sistema delle imprese senza un’ idea di politica industriale. Chiederanno un piano di investimenti per creare posti di lavoro e, assieme a ciò, più diritti per tutti e meno precarietà. Perché solo così la regione può attestarsi su un profilo economico alto e di lunga prospettiva”.
(Adnkronos) – “Il dibattito nelle oltre 1.000 assemblee che abbiamo fatto in questi giorni – dice Elena Di Gregorio, Segretaria Generale della Cgil del Veneto – ha portato in primo piano il problema del lavoro, da difendere e da creare, come principale emergenza del paese e della regione. Per questo occorre un grande programma di interventi, pubblici e privati, da finanziare con risorse derivanti dalla lotta all’evasione e con un prelievo straordinario sui grandi patrimoni e ricchezze. Occorre anche più stabilità nel lavoro che è condizione per far crescere le professionalità e le competenze. Ciò presuppone l’assunzione a priorità del contratto a tempo indeterminato ed una drastica riduzione delle forme contrattuali precarie, l’allargamento delle tutele universali e l’estensione dei contratti di solidarietà non solo difensivi ma anche espansivi”.
“Infine occorre togliere il blocco alle pensioni per consentire a chi ha alle spalle tanti anni di lavoro di poter godere il proprio riposo e dare ai giovani nuove opportunità di lavoro”, conclude.