Home Attualità Crescono le ‘Comunità Familiari’ per ‘anziani autosufficienti in situazione di disagio’

Crescono le ‘Comunità Familiari’ per ‘anziani autosufficienti in situazione di disagio’

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AREZZO – Per far fronte ai problemi di solitudine di anziani la cui rete familiare è assente o impossibilitata a prestare le cure adeguate che la fragilità dell’invecchiamento porta con se, la Regione Toscana ha previsto forme di accoglienza comunitaria, in gruppi appartamento, sino ad otto persone, cui gli anziani possono rivolgersi. Requisito essenziale per poter essere accolti in questi appartamenti (comunità familiari), è l’autosufficienza dell’anziano. Un requisito, questo, spesso disatteso e dimostrato dai risultati dell’attività di verifica e controllo che svolge la Commissione multidisciplinare della Asl 8, della quale si avvale il Comune di Arezzo per verificare che agli anziani sia assicurata una qualità di vita e di assistenza appropriate e adeguate.
Nel corso dell'anno 2013 sono stati effettuati dalle commissioni 35 sopralluoghi per vigilare sul possesso dei requisiti: una attività a tutela degli ospiti e del rispetto delle regole della concorrenza.
Controlli che hanno portato ad una serie di conseguenze: in valdarno la Comunità familiare ha cessato la sua attività subito dopo aver dichiarato l'avvio di esercizio a seguito della documentazione presentata alla commissione multidisciplinare; in Valdichiana 5 sono attive, mentre una è stata chiusa dopo il sopralluogo per mancanza di requisiti; ad Arezzo su 23 le comunità familiari, 17 sono attive e monitorate, 6 sono state chiuse (tre con ordinanza del comune e 3 per autonoma decisione dei gestori dopo il sopralluogo).
In tutti i casi in cui è scattata la chiusura ad Arezzo e in Valdichiana, è stato rilevata la mancanza del requisito di utenza accolta: persone maggiorenni autosufficienti. La commissione ha quasi sempre rilevato che gli anziani ospitati non erano autosufficienti, pertanto non idonei ad essere ospitati in strutture con servizi a bassa intensità assistenziale.
I gestori hanno sempre preso atto, assistiti da uffici legali di fiducia, della correttezza della attività della commissione multidisciplinare.

LA CORRETTEZZA DELLA AZIONE DELLA COMMISSIONE DELLA ASL8 RICONOSCIUTA ANCHE DAL TAR
In un solo caso, ad Arezzo, una Associazione di promozione sociale ha contestato per via giudiziaria l’ordinanza di chiusura delle proprie strutture realizzate in via carpaccio.
La contestazione è avvenuta davanti al Tar della Toscana e chiamava in causa sia il Comune di Arezzo, che la Asl8 (la cui commissione aveva eseguito i sopralluoghi) che il ministero della salute, chiedendo quasi 90.000 euro per i danni subiti.
L’Associazione aveva comunicato al Comune di Arezzo l’apertura di tre diverse Comunità familiari in un solo stabile. Nei quattro controlli eseguiti in mesi diversi dalla commissione, con poche varianti dall’uno all’altro controllo, era emerso che in sostanza si trattava non di tre diverse strutture, ma di una unica struttura, con un numero di ospiti ben al disopra degli otto previsti per questo tipo di attività e con una sola cucina. L’Associazione si era quindi posta nella condizioni di una attività diversa da quella di “Comunità familiare” ed avrebbe dovuto chiedere per questo una specifica autorizzazione. Di qui il provvedimento di chiusura.
Il giudizio amministrativo ha riconosciuto la correttezza del lavoro della commissione e di conseguenza dell’emanazione della deliberazione di chiusura da parte del Comune di Arezzo. Il Tar della Toscana, con sentenza del 4 febbraio scorso non solo non ha riconosciuto le ragioni addotte dalla Associazione a supporto della propria impugnativa, ma ha condannato i suoi legali rappresentanti al pagamento a Comune, Asl e Ministero della salute di una somma procapite di 1.500 euro a titolo di spese di giudizio.