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Digitale: Camisani Calzolari al Digital Venice, il cambiamento deve essere culturale

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Venezia, 9 lug. (Adnkronos) – Sono in pieno corso i lavori del summit internazionale Digital Venice 2014 promosso dalla Presidenza del Consiglio Ue in collaborazione con la Direzione Generale Connect della Commissione Europea per l’attuazione dell’Agenda Digitale Europea.Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi nel corso dell’incontro con Neelie Kroes, vice presidente della Commissione Europea per l’Agenda Digitale, ieri ha ribadito l’importanza di investire nel digitale come strumento di apertura e di crescita economica: ”Il digitale è un’opportunità da non perdere, è tempo di cambiare”.
Di cambiamento ha parlato oggi Marco Camisani Calzolari nel suo keynote ”Change or die”. L’esperto di comunicazione digitale Camisani Calzolari, chiamato tra i protagonisti dell’innovazione europea a dare il proprio contributo sui temi del Digital Venice 2014, ha tenuto uno speech sfidante sulla trasformazione digitale davanti alla platea internazionale di esponenti del panorama digitale, rappresentanti dei Governi e delle più importanti aziende del settore, in ambito pubblico e privato.
”Change or die” è la provocazione che sottolinea l’importanza di parametrare codici e modalità di relazione (sociale, professionale ed economica) alla nuova realtà tecnologica e digitale.
Il cambiamento secondo il ”digital evangelist” Camisani Calzolari “deve essere prima di tutto culturale, un atteggiamento positivo di esplorazione del progresso alla cui base c’è l’alfabetizzazione digitale. Dove ci sono poteri consolidati l’innovazione ”rompe” e crea diffidenza. Il nemico è pensare che ”abbiamo sempre fatto così” e non rendersi conto che il mondo è già cambiato. Siamo fermi all’informatica, ma la comunicazione digitale non è informatica, oggi internet lo può usare chiunque. Siamo pieni di tecnologia ma ci manca saperla usare. Il mondo fisico sta andando online e non è ”virtuale”, è il mondo reale dove le persone che comunicano, lavorano, operano transazioni ad una velocità superiore spostando l’economia e le dinamiche di interi settori (basti pensare al caso Uber). E’ necessario intervenire con investimenti, infrastrutture e regole che liberino il digitale”.
Secondo l’esperto “La politica ancora oggi ha paura del digitale e la paura crea ignoranza. Se si vuole fare paura si può farlo nel modo giusto, osservando i dati:la spesa pubblica destinata a cultura e istruzione vede l’Italia in fondo alla graduatoria europea, è problema alla base. Bisogna fare cultura”.
Secondo uno studio della Bce per ogni 10% di penetrazione della banda larga in una nazione si ha un incremento dell’1,2% del prodotto interno lordo. L’Italia attualmente è al di sotto di questi dati; lo spread digitale costa all’Italia 10 milioni al giorno e le nuove strategie politiche devono colmare e superare questo gap. Bisogna intervenire facendo cultura. Non basta trasferire nel digitale gli stessi schemi utilizzati fino ad oggi, ha spiegato.
Secondo l’esperto: le persone con età compresa tra 16 e 74 anni che utilizzano Internet sono il 58% contro il 99% del regno Unito; di questi solo il 34% interagisce col web e con le pubbliche amministrazioni, contro il 72% della Francia (dati Censis). Serve cultura. Servono programmatori. Delle 2.254 ”startup innovative” iscritte nell’elenco ufficiale il 60% non ha nemmeno un sito internet.
Negli ultimi 4 anni il web ha creato 700mila nuovi posti di lavoro e per ogni posto di lavoro perso grazie a Internet se ne creano 1,8 con un contributo netto di 320.000 nuove figure professionali. E’ necessario che le nuove strategie liberino risorse da investire in innovazione per poter crescere. Creare i presupposti per favorire il progresso attraverso l’alfabetizzazione digitale significa dare impulso a nuovi posti di lavoro, alla crescita della competitività, a un nuovo sviluppo economico verso il mercato unico digitale.
In conclusione ”Il digitale è alla base della crescita culturale ed economica di un Paese – commenta Camisani Calzolari – il fatto che l’Italia apra i lavori dell’agenda digitale europea è positivo, perché sottolinea l’importanza che il Governo attribuisce all’innovazione digitale e rappresenta un punto di partenza strategico per lo sviluppo economico sostenibile dell’Italia e dei paesi dell’Unione”.