Home Nazionale Direttori dei musei scelti per concorso e ‘sforbiciate’ ai dirigenti. E’ la rivoluzione del Mibact

Direttori dei musei scelti per concorso e ‘sforbiciate’ ai dirigenti. E’ la rivoluzione del Mibact

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(AdnKronos) – Sta per prendere corpo la riorganizzazione del ministero dei Beni culturali e del Turismo. A presentarla alla stampa il titolare del dicastero, Dario Franceschini, che l’ha definita “una rivoluzione nel nostro Paese della quale c’è bisogno. Tocca qualche interesse – ha pronosticato – e susciterà quindi qualche resistenza. Quando ci sono le riforme, queste reazioni ci sono sempre. In Italia, poi, i lobbisti, come mi sono reso conto nella mia esperienza di capogruppo, chiedono sempre di non fare una norma. All’estero invece i lobbisti ci sono comunque, ma chiedono di fare qualcosa”, racconta il ministro, lasciando quindi intendere che ha già messo in preventivo degli atteggiamenti volti a frenare la riforma di via del Collegio Romano e quindi della gestione della cultura in Italia.
Il Dpcm che contiene tutti i cambiamenti disegnati da Franceschini sarà in Consiglio dei ministri entro la fine del mese, ma intanto le novità che porta in dote già sono messe nero su bianco nella cartella consegnata dal ministero: autonomia per il sistema museale italiano con una nuova direzione generale musei “cui affidare il compito di attuare politiche e strategie di fruizione a livello nazionale, favorire la costituzione di poli museali anche con Regioni ed Enti locali, svolgere i compiti di valorizzazione degli istituti e dei luoghi della cultura, dettare le linee guida per le tariffe, gli ingressi e i servizi museali”.
Un altro cambio di passo importante è costituito dalla decisione di conferire a 18 musei la qualifica di Ufficio dirigenziale riconoscendo così “il massimo status amministrativo ai musei di rilevante interesse nazionale, i cui direttori potranno essere scelti tramite selezione pubblica tra interni o esterni all’amministrazione anche stranieri”. Altra novità importante riguarda la creazione della Direzione generale ‘Educazione e ricerca’, come anche quella della Direzione generale ‘Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane’.
La riorganizzazione, come il ministro ha rilevato più volte, nasce dall’esigenza di risparmio e quindi dare attuazione alle politiche di spending review, punto cardine dell’agenda di governo. In ragione di questo infatti prevede il taglio di 31 dirigenti di seconda fascia e di 6 dirigenti di prima fascia.
Ma si tratta di sforbiciate che rientrano nelle “disfunzioni” nel mirino del titolare di via del Collegio Romano che le ha specificamente delineate in cinque punti: eccessiva moltiplicazione delle linee di comando e numerose duplicazioni tra centro e periferia; assoluta mancanza di integrazione tra i due ambiti di intervento del ministero, la cultura e il turismo; il congestionamento dell’amministrazione centrale, ingessata anche dai tagli degli ultimi anni; cronica carenza di autonomia dei musei italiani che ne limitano grandemente le potenzialità; ritardo del ministero nelle politiche di innovazione e di formazione.
Partendo dalla prima criticità rimarcata dal ministro “allo scopo di risolvere l’ingorgo burocratico causato dalla moltiplicazione delle linee di comando e dei frequenti conflitti tra direzioni regionali e soprintendenze, l’amministrazione periferica è stata ripensata, mantenendo, come previsto dall’ipotesi di riforma dell’amministrazione centrale, il livello regionale quale ambito ottimale di riferimento. Sono state perciò adottate le seguenti misure cinque misure”.
Primo. “Le Direzioni regionali sono trasformate in Segretariati regionali del Mibact, con il compito di coordinare tutti gli uffici periferici del Ministero operanti nella Regione. Viene così pienamente riconosciuto il ruolo amministrativo di tali uffici, tutti dirigenziali di II fascia, senza però sovrapporsi alle competenze tecnico-scientifiche delle Soprintendenze”.
Secondo. “La linea di comando tra amministrazione centrale e Soprintendenze è ridefinita e semplificata: le Soprintendenze archeologiche sono articolazioni periferiche della relativa Direzione centrale; quelle miste, belle arti e paesaggio, lo sono della relativa Direzione. Nel rispetto della distribuzione territoriale, sono quindi accorpate le Soprintendenze per i beni storico-artistici con quelle per i beni architettonici, come già avveniva in diversi casi e come già era e rimarrà al centro, con una sola Direzione centrale”.
Terzo. “L’amministrazione dei beni archivistici è razionalizzata, prevedendo che i direttori degli archivi di Stato delle città capoluogo di Regione, tutti dirigenti di II fascia dipendenti dalla Direzione generale centrale Archivi, svolgano anche le funzioni di sovrintendente archivistico, anche avvalendosi dei direttori degli archivi di stato non dirigenziali, che conservano piena autonomia tecnico scientifica”.
Quarto. “L’amministrazione delle biblioteche è razionalizzata, da un lato, mantenendo l’autonomia scientifica degli istituti indipendente dalla loro natura dirigenziale; dall’altro, prevedendo che sia la Biblioteca nazionale centrale di Roma, sia la Biblioteca nazionale centrale di Firenze, uffici dirigenziali di II fascia, svolgano anche le funzioni di poli bibliotecari comprendenti le biblioteche operanti nel territorio comunale, ferma restando la vigilanza della Direzione generale centrale Biblioteche, istituti culturali e diritto dell’autore”.
Quinto. “La collegialità delle decisioni sul territorio è rafforzata, in quanto il comitato di coordinamento regionale, presieduto dal segretario regionale e composto dai soprintendenti, diviene il luogo in cui sono assunte le decisioni un tempo adottate dalla direzione regionale, come la dichiarazione e la verifica di interesse culturale”.
Quanto, invece, al vulnus sul fronte dell’integrazione fra cultura e turismo, la riforma prevede che le Direzioni regionali vengano “trasformate in uffici di coordinamento amministrativo, dotate di specifiche competenze in materia di turismo, rafforzando l’interazione con Regioni ed enti locali, nonché di promozione delle attività culturali”.
Le Direzioni generali centrali competenti per i beni culturali sono, invece, “arricchite di funzioni rilevanti anche per il turismo, come ad esempio la realizzazioni di itinerari e percorsi culturali e paesaggistici di valenza turistica”. Mentre, “le competenze della Direzione generale Turismo sono aggiornate per assicurare la massima integrazione tra i due settori”. Ma il punto di grande fascino della riforma resta, insieme ad altri due, quello che tocca i musei italiani: chi è chiamato a dirigerli non soffrirà al confronto con i propri omologhi all’estero perché sarà, nei casi indicati, un dirigente di prima fascia, quindi dotato dell’autonomia che gli consente una gestione più responsabile, efficiente, creativa. E nello specifico i casi indicati sono 9.
I musei e siti archeologici con direttore dirigente di I fascia sono, infatti, Colosseo ed area archeologica di Roma; Pompei (in questo caso specifico il cambiamento avverrà solo una volta ultimato il Grande Progetto Pompei), Ercolano e Stabia; Galleria degli Uffizi; Pinacoteca di Brera; Reggia di Caserta; Gallerie dell’Accademia di Venezia; Museo di Capodimonte; Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma; Galleria Borghese. I musei con direttore dirigente di II fascia sono, invece, il Museo Nazionale Romano; il Museo Archeologico Nazionale di Taranto; la Galleria dell’Accademia di Firenze; il Museo Archeologico Nazionale di Napoli; il Museo nazionale d’arte antica di Roma; il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria; la Galleria Estense di Modena; la Galleria Sabauda di Torino; il Palazzo Reale di Genova; il Museo Nazionale del Bargello; Paestum.
Restando nello stesso ambito il Dpcm prevede la creazione in ogni Regione di “poli museali regionali, articolazioni periferiche della Direzione generale musei, incaricati di promuovere gli accordi di valorizzazione previsti dal Codice e di favorire la creazione di un sistema museale tra musei statali e non statali, sia pubblici, sia privati”. Secondo Franceschini, infatti, “in un Polo museale la sinergia è fondamentale e la proprietà diventa secondaria. I poli museali cittadini, per esempio, “devono essere misti ed avere una bigliettazione unica”.
Come evidenziato in premessa, un altro tassello clou della riforma targata Franceschini è l’arte contemporanea e la sua centralità. Ed infatti proprio affinché arte e architettura contemporanea abbiano piena dignità il ministro ha voluto creare una direzione generale ad hoc, ‘Arte e architettura contemporanee e periferie urbane’ che si occupa della promozione del contemporaneo (promuovendone la qualità e partecipando direttamente all’ideazione di opere pubbliche, anche fornendo indicazioni per la loro progettazione) e della promozione, riqualificazione e recupero delle periferie urbane. Un altro punto, questo ultimo, su cui Franceschini insiste da tempo, come del resto, sulla formazione e sulla ricerca che hanno trovato uno spazio di rilievo nel disegno di riorganizzazione di Via del Collegio Romano.
“È sempre stato lamentato il ritardo del ministero nei settori della innovazione e della formazione – ha detto il titolare dei Beni culturali e del Turismo – La riforma intende, quindi, colmare questa lacuna mediante azioni finalizzate a valorizzare le professionalità del personale Mibact: primo, creare una apposita direzione generale per l’educazione e la ricerca, cui affidare il compito di lavorare con il Miur, il Cnr e altri enti di ricerca, le università e le scuole per assicurare la realizzazione di adeguati percorsi formativi, anche d’intesa con le Regioni; secondo, rafforzare l’attività di studio, formazione e ricerca delle strutture periferiche del ministero, in particolare delle Soprintendenze, anche mediante convenzioni con le università, le scuole e gli istituti di formazione; terzo, attivare risorse straordinarie per la crescita professionale del personale Mibact e il rafforzamento organizzativo delle strutture; quarto, aggiornare le competenze di tutte le strutture centrali e periferiche del ministero”. Ed è nell’ambito di queste azioni che il ministro ha espresso un suo desiderio: “Vorrei – ha detto – che ci fosse una Scuola di Archeologia a Pompei. Chissà quanti studenti sognano di formarsi in questo settore in un sito come Pompei”.
Tornando infine ai tagli previsti sul fronte dirigenziale, Franceschini ha assicurato che, non solo “nessuno resterà senza ruolo”, ma “una rotazione sarà molto utile, questa è una delle mie linee di indirizzo”. Insomma, ora non resta che stare a guardare come tutto questo concretamente si tradurrà nei fatti: per i musei piccoli, stando alle dichiarazioni di Franceschini, non c’è nulla da temere perché “un meccanismo di solidarietà garantirà comunque le risorse necessarie”, nessuno resterà senza una propria mission, i tantissimi artisti contemporanei avranno nuove chances, le Soprintendenze diventeranno “luoghi del territorio dove tutela e formazione si incontrano, sul modello dei policlinici universitari”.