Home Attualità Doping: esperto, tenda ipossica ‘aiutino di serie C’, ma occhio a rischi

Doping: esperto, tenda ipossica ‘aiutino di serie C’, ma occhio a rischi

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Roma, 16 set. (AdnKronos Salute) – Un pieno di benzina nel motore degli atleti, soprattutto in quelli impegnati in gare di resistenza. E’ l’effetto della tenda o macchina ipossica, che grazie a una mascherina diminuisce la percentuale di ossigeno nell’aria respirata dallo sportivo, aumentando quella di azoto. L’effetto è una perfetta simulazione dell’altitudine che stimola a comando la produzione di eritropoietina (Epo). “Questo effetto aumenta il numero di globuli rossi nel sangue e quindi la performance. Ma è un doping ‘di serie C’ rispetto ad altre sostanza. Anche se alla lunga l’uso di queste macchine può avere degli effetti sulla salute dell’atleta”. A spiegarlo all’Adnkronos Salute è Dario D’Ottavio, referente del Consiglio nazionale chimici ed ex membro Commissione antidoping ministero della Salute.
Questa macchina è ora al centro dell’inchiesta della Procura di Bolzano che indaga sul marciatore Alex Schwazer il quale – come riportato da alcuni giornali – secondo quanto detto ai magistrati dall’ex fidanzata, la pattinatrice Carolina Kostener, “avrebbe fatto ricorso all’uso di una tenda ipossica durante la notte”. D’Ottavio, tra i promotori della pagina Facebook ‘Antidoping: facciamo qualcosa – Io non rischio la salute’, aggiunge che “l’uso di queste pratiche ipobariche e ipossiche è proibito in Italia, ma lecito ad esempio in Spagna e Inghilterra. Ci vogliono molte settimane per ottenere l’effetto desiderato, ma soprattutto è l’intermittenza nel loro uso che ne aumenta il vantaggio rispetto ad un ritiro ad alta quota”.
“Quando si stimolano fattori di crescita come l’eritropoietina non si sa mai alla lunga come può reagire il fisico – avverte l’esperto – Anni fa decidemmo di vietare in Italia le macchine ipossiche perché sono tecniche che comportano un’esposizione dell’organismo a deficit di ossigeno. Un strada che può essere un grave rischio per la salute dell’atleta. Purtroppo – conclude D’Ottavio – sono molto diffuse nel mondo dello sport, addirittura c’è chi ha cercato di vivere in un ambiente domestico ipossico. Mentre basterebbe allenarsi in montagna per un certo periodo”.