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Ebola: Msf, non siamo supereroi ma da Time bel messaggio

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Roma, 10 dic. (AdnKronos Salute) – Con quattro ‘missioni Ebola’ alle spalle, tre in Guinea e una in Liberia, e il biglietto aereo in tasca per tornare in Africa a gennaio, l’epidemiologo di Medici senza frontiere Saverio Bellizzi è uno degli ‘Ebola fighters’ cui la rivista americana ‘Time’ dedica la copertina, proclamando gli operatori ‘persone dell’anno 2014′. “E’ un bel messaggio da rivolgere al mondo, anche per svelare una realtà che non è ancora ben conosciuta: quella delle tante persone che lottano a livello locale, e dei pazienti guariti che lavorano con noi da mesi. Non siamo supereroi”, dice Bellizzi all’Adnkronos Salute.
“La realtà di Ebola in Africa ancora non si conosce bene, e in questi mesi i malati, ma anche noi operatori, abbiamo dovuto fare i conti con lo stigma. Un problema che non mi ha riguardato personalmente, ma che mi hanno segnalato molti colleghi. Non siamo supereroi, ma persone che si sono rese conto di un bisogno: basta essere disponibili ad aiutare gli altri”, assicura l’epidemiologo di Sassari.
E la paura di un virus per cui ancora mancano delle cure autorizzate? “Magari un po’ la prima volta, quando non sai cosa ti aspetta. Poi, quando conosci bene il nemico, la paura svanisce, perché sai cosa devi fare. Oltretutto molti di noi hanno già altre missioni alle spalle, non meno impegnative”, racconta.
Il messaggio di Time è importante “anche perché la cosa andrà avanti ancora per mesi”, aggiunge Bellizzi. Nonostante gli sforzi, infatti, l’epidemia non è stata fermata. “In questo momento desta allarme soprattutto la situazione della Sierra Leone, ma anche quella in Guinea non è tranquillizzante, mentre le cose sembrano mettersi meglio in Liberia”.
“Forse il riconoscimento di oggi aiuterà anche a combattere lo stigma con cui hanno dovuto fare i conti in questi mesi anche gli operatori che rientrano in patria dopo aver combattuto il virus in Africa. Un problema con cui io comunque, forse grazie al pragmatismo dei sardi, non ho avuto a che fare”, conclude il medico.