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Farmaci: liberi farmacisti, delisting aumenta costi per cittadini e Ssn

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Roma, 22 apr. (Adnkronos Salute) – Il recente delisting di farmaci operato dall’Aifa, ovvero il passaggio di farmaci con obbligo di ricetta a senza obbligo di ricetta, ha posto in evidenza diverse contraddizioni del sistema che aumentano i costi dei farmaci sia per i cittadini che per il Ssn. Uno dei casi più eclatanti è quello del pantoprazolo, un antiacido: se rimborsato dal Ssn ha l’obbligo della ricetta e un costo di 5-6 euro in meno di quello omologo, che non ha l’obbligo di ricetta medica. Lo evidenzia una nota del Movimento nazionale liberi farmacisti (Mnlf).
Due farmaci, uno stesso principio attivo, lo stesso dosaggio e numero di compresse (14) – sottolinea il Mnlf – che se rimborsati possono essere venduti solo con la ricetta medica, mentre se sono farmaci d’automedicazione (Sop) possono essere venduti senza ricetta, ma con un costo quasi doppio. Perché questo è possibile? Semplice, un’assurda norma, probabilmente frutto di accordi, stabilisce che qualsiasi ‘switch’, passaggio del farmaco dal regime di dispensazione con obbligo di ricetta a senza ricetta medica, automaticamente fa perdere la rimborsabilità alla specialità medicinale.
Altra anomalia: nel recente delisting la gentamicina solfato in crema è passata a farmaco senza obbligo di ricetta medica. Quello che la logica vorrebbe è che tutte le preparazioni con uguale dosaggio, concentrazione e quantità seguissero lo stesso destino. Invece no, la logica non alberga nella sanità italiana, tutte le altre specialità medicinali in tutto e per tutto uguali alla specialità senza ricetta possono essere vendute solo se prescritte dal medico. Perché accade questo? Perché non è l’Aifa a stabilire quale regime di dispensazione affidare in base alla concentrazione di quel principio attivo, ma l’azienda produttrice all’atto della registrazione e se quell’azienda non chiede di cambiarlo non ci sono santi che tengano: non si cambia.
Ancora più assurdo – dice il Movimento – è il caso dell’N-Acetilcisteina 600mg, un fluidificante del catarro utilizzato nelle affezioni respiratorie. In alcune specialità con rigoroso obbligo di ricetta, se inserito in altri prodotti associati con altre sostanze naturali, addirittura registrato come integratore alimentare pur avendo sempre 600mg di N-Acetilcisteina. Tutte queste anomalie costano sia al cittadino perché non c’è vera concorrenza nei prezzi e costano al Ssn perché alcuni farmaci a basso costo potrebbero essere acquistati direttamente. Uno studio dello scorso anno del Cergas Bocconi ha ipotizzato un risparmio per il Ssn di 774 milioni di euro in valore (prezzo al pubblico) se venisse operata una seria politica di switch dei farmaci.
Il Movimento nazionale liberi farmacisti e la Confederazione unitaria delle libere parafarmacie italiane chiedono al ministero della Salute e al Governo di adottare i seguenti provvedimenti: Cancellare l’automatismo per cui quando un farmaco cambia regime di dispensazione viene automaticamente escluso dal rimborso del Ssn; stabilire che sia l’Aifa e non le ditte produttrici a decidere se in base a un dato principio attivo con una determinato dosaggio e forma farmaceutica, quel medicinale debba essere ceduto con o senza obbligo di prescrizione; introdurre il principio per cui se una specialità commercializzata in Italia è senza ricetta anche tutte le altre con uguale composizione automaticamente lo siano; guardare all’esperienza di altri Paesi europei e ai regimi di dispensazione attuati nella maggioranza di essi.
L’immobilismo in questo settore e la cessione di poteri regolatori provoca un dispendio di energie economiche per il Ssn e maggiori costi per i cittadini con una conseguente scarsa competitività sui prezzi. Inoltre, un maggiore esercizio del potere regolatore dell’Aifa permetterebbe alla stessa d’indicare ai farmacisti delle vere e proprie linee guida su ogni principio attivo contribuendo così a una maggiore tutela della salute pubblica anche nell’automedicazione, sottolineano le associazioni.