Home Nazionale Fi: partito ci ripensa e critica legge finanziamento, Bianconi ‘li avevo avvertiti’/Adnkronos

Fi: partito ci ripensa e critica legge finanziamento, Bianconi ‘li avevo avvertiti’/Adnkronos

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Roma, 11 ott. (Adnkronos) – Non ci sono più soldi per Forza Italia, va ripetendo Silvio Berlusconi in questi mesi, dando la colpa in gran parte alla nuova legge sul finanziamento ai partiti, che ha costretto gli azzurri a una cura dimagrante mai vista fino ad ora. Nel mirino del Cav, innanzitutto le forti restrizioni per il contributo dei privati (con un tetto massimo di 100mila euro l’anno per le persone fisiche e quelle giuridiche), che penalizzano qualsiasi campagna elettorale e riducono ai minimi termini ogni fonte di sostentamento volontario a favore delle formazioni politiche. ”Ormai la situazione è diventata insostenibile, a farne le spese sarà soprattutto il personale dipendente”, dicono allarmati in piazza San Lorenzo in Lucina, dove il tesoriere Mariarosaria Rossi sta facendo di tutto per correre ai ripari.
La legge incriminata è quella approvata il febbraio scorso con il voto contrario di M5S, Lega e Sel e quello a favore di Pd, Ncd e della stessa Forza Italia che ora recrimina ma ieri con una nota di fuoco accusava: ”Questa normativa di fatto ha chiuso i rubinetti del finanziamento pubblico, non soltanto per gli anni a venire ma anche in maniera retroattiva, causando non poche difficoltà, sia per quanto riguarda le ipotesi di spesa già stabilite sia sul piano di sostenibilità varato negli anni precedenti”. Inoltre, continua il comunicato, la legge ”pone un limite anche al finanziamento privato, impedendo al presidente Berlusconi di provvedere in prima persona alle necessità economiche del partito, come ha sempre fatto con grande generosità nel passato”, con oltre 150 milioni di euro versati nelle casse azzurre.
Dalle parti di Largo del Nazareno non vogliono sentire lamentele. Fonti autorevoli del Pd precisano: ”C’è una legge che abbiamo fortemente voluto e questa legge va applicata”. Gli unici parlamentari a contrastare la riforma, furono allora il senatore del Pd, Ugo Sposetti, e il deputato azzurro Maurizio Bianconi, attuale tesoriere dell’ex Pdl, che oggi ribadisce tutte le sue perplessità all’Adnkronos: ”Male voluto non fu mai troppo. Io avevo spiegato e rispiegato a tutti nel partito cosa sarebbe successo con l’entrata in vigore della nuova legge sul finanziamento”.
(Adnkronos) – ”Sono andato dappertutto, in tv e ai dibattiti -dice Bianconi- ma vox clamantis in deserto. Mi si diceva che così voleva la gente e mi si pregò anche di tacere perchè ero ‘controproducente’. Ho ricordato tutto ciò una settimana fa a Berlusconi, che mi ripeteva de visu le stesse cose che dicevo io allora. Ero stupefatto e incredulo e mi pareva di sognare”. Forza Italia, dunque, sembra aver fatto marcia indietro, la pensa diversamente e si trova alle prese proprio con quei problemi denunciati a suo tempo da Bianconi.
Per il partito del Cav, questo vincolo al finanziamento privato contenuto nella nuova legge viene letto come ”l’ennesimo tentativo” di danneggiare Berlusconi, impedendogli di tenere in vita il proprio partito. Così come è accaduto per la legge sulla par condicio ”votata ad hoc dalla sinistra”, si legge sempre nella nota di ieri. Con l’entrata in vigore della nuova legge, il finanziamento pubblico è stato abolito, ma non immediatamente.
Nel 2014, infatti, le risorse versate ai partiti hanno subito una decurtazione del 25 per cento, mentre nel 2015 saranno tagliate del 50 per cento e nel 2016 del 75 per cento. L’abolizione totale dei contributi diretti dello Stato sarà operativa solo dal 2017. A cominciare dalla dichiarazione dei redditi del giugno 2015, i cittadini potranno scegliere se versare o meno il due per mille della loro imposta sul reddito ai partiti.Il denaro di chi non darà il due per mille ai partiti andrà allo Stato: non verrà, quindi, diviso in proporzione come avviene per l’8 per mille destinato alle confessioni religiose.
(Adnkronos) – Per poter accedere al finanziamento, ogni partito dovrà avere almeno un eletto alla Camera, al Senato o al Parlamento europeo.La somma destinata in totale alle forze politiche non potrà comunque superare un tetto stabilito per ciascun anno: finora il limite è stato fissato a 7,75 milioni di euro per il 2014; a 9,6 milioni di euro per il 2015; a 27,7 milioni di euro per il 2016 e a 45,1 milioni di euro dal 2017 in poi.
Quanto ai tetti sui cosiddetti contributi volontari, nota dolente per Fi, secondo la nuova legge i privati potranno sborsare fino a 100 mila euro l’anno (inizialmente il decreto del governo diceva 300 mila), con una serie di detrazioni fiscali sulle cifre donate.
Anche le persone giuridiche (società ed enti) potranno fare un versamento fino a 100 mila euro l’anno. Sono possibili donazioni a più partiti a patto che ciascuna non superi i 100 mila euro. A garanzia della massima trasparenza, i pagamenti dovranno essere tracciabili. I partiti potranno usufruire delle cosiddette donazioni private con criteri un pò più elastici di quelli indicati per il 2 per mille (basterà aver presentato candidati in tre circoscrizioni della Camera o in tre regioni al Senato).
(Adnkronos) – In Italia il finanziamento pubblico ai partiti sopravviverà per tre anni. Si tratta, comunque, dal punto di vista tecnico-formale, di un rimborso elettorale’. Vale a dire una sorta di rimborso per le spese sostenute dai partiti in campagna elettorale. Il quantum viene calcolato in base al numero di elettori ‘conquistati’ da una forza politica. Il meccanismo è abbastanza semplice: ogni anno in cui si svolgono elezioni, viene istituito un fondo dove viene versata una determinata cifra per ogni elettore (cioè ogni avente diritto, compreso chi si astiene).
Per le politiche, questa cifra viene versata una volta per la Camera e una per il Senato. Dopo le elezioni, si divide in proporzione tra tutti i partiti che alle urne hanno incassato almeno l’1 per cento dei voti e a loro viene spalmato nel corso dei 5 anni della legislatura. Se la legislatura termina in anticipo, lo Stato continua a versare le rate, che si cumulano e, quindi, sovrappongono, ai rimborsi per le elezioni successive, come è accaduto con il voto anticipato del 2008.
Una breve cronistoria: i rimborsi elettorali sono il frutto dell’abrogazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti con un referendum del ’93, in piena Tangentopoli (votò per il sì il 90,3 per cento degli italiani). A conti fatti, il referendum non cambiò di molto la situazione, perchè i rimborsi rappresentano un versamento soldi alle forze politiche del tutto slegato dalle spese poi effettivamente sostenute. Dal 2007 il quantum dei contibuti diretti è stato rivisto più volte: i rimborsi sono stati ridotti del 10% nel 2007, nel 2010 e nel 2011 per poi essere dimezzati nel 2012, quando a palazzo Chigi c’era Mario Monti.