Home Attualità Economia Filcams e Cgil: ‘area Lebole, lettera aperta al consiglio Comunale’

Filcams e Cgil: ‘area Lebole, lettera aperta al consiglio Comunale’

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L’operazione di riorganizzazione e di rilancio dell’area ex Lebole è un importante progetto legato alla riqualificazione diuna zona abbandonata ormai da 14 anni e la sua definizione si lega al futuro modello di città.

La Filcams, il sindacato dicategoria Cgil del commercio e la Confederazione provinciale hanno quindi deciso di scrivere una lettera aperta al Consiglio comunale di Arezzo chiedendo che “valuti seriamente il peso delle esperienze commerciali aretine, con particolare attenzione al settorealimentare (dettaglio e supermercati) che stanno subendo un dissesto dovuto alle continue aperture. Chiediamo cosa ci sia di innovativo e quale tipo di progettualità per il rilancio della città possa trovarsi nel proporre una riqualificazione ad uso commerciale in un periodo di drastico calo deiconsumi”.

Perle famiglie, eccetto che per i cosiddetti consumi obbligati (affitti bollette, trasporti, assicurazioni), a livello di spesa c’è stato un cambio culturale :rinvio delle spese non strettamente necessarie, ricerca di prodotti sostitutivi meno costosi e taglio dei beni non indispensabili (persino farmaci egiocattoli).

“E’andata meno peggio per gli alimentari ma in 5 anni le famiglie hanno tagliato 20 miliardi di spesa – afferma la neo segretaria generale Filcams, Marusca Gaggi. Ecco uno dei molti motivi per cui non ha senso produrre un aumento dell’offerta commerciale a totale detrimento del tessuto commerciale della città ed al conseguente peggioramento delle condizioni del lavoro e della qualità dell’occupazione. Le aziende hanno già scaricato sul lavoro la ricerca della marginalità perduta, perseguendo una riduzione dei costi attraverso la messa in discussione delle principali acquisizioni contrattuali, ilpeggioramento delle condizioni di lavoro e la creazione di forme di precarietà legate anche a contratti di poche ore che non permettono l’indipendenza e che sono sempre più frequenti in questo settore”.

MaruscaGaggi afferma che “si può pensare che un nuovo superstore porti vantaggi occupazionali soltanto se si legge la situazione da un unico punto di vista. Invece questa é una medaglia con due facce e l’altra è rappresentata dalle lavoratrici e dai lavoratori della piccole e mediestrutture che non saranno in grado di reggere il confronto e che rischiano il loro posto di lavoro”.

AggiungeAlesandro Mugnai, Segretario provinciale Cgil: “i megastore non sono segni di innovazione. Non siamo assolutamente interessati a mantenere uno status quo a tutti i costi ma siamo convinti che Arezzo abbia altre emergenze. In primo luogo rafforzare erilanciare le esperienze produttive ed economiche locali, sfruttando una vocazione turistica spesso mortificata. E assumendo come asse di sviluppo il binomio cultura – turismo. guardando non solo alla capacita della cultura di sviluppare economie di filiera, che esprimono nuovi valori, inclusione, crescita sociale, elevando il livello qualitativo del vivere, ma soprattutto all’innegabile capacita di influenzare in maniera orizzontale tutte le realtà produttive.”