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Fillea Cgil: ‘addio’ a 745mila posti lavoro nelle costruzioni, 480mila solo in edilizia

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Roma, 1 apr. (Labitalia) – A fine 2013, i posti di lavoro persi nell’intera filiera delle costruzioni, dall’inizio della crisi, sono 745mila. Di questi, 480mila solo nell’edilizia. Calano tutte le componenti del lavoro più tutelate e garantite, e l’occupazione diventa sempre più precaria. E’ il quadro allarmante tracciato oggi dalla Fillea Cgil, il sindacato degli edili di Corso d’Italia, in occasione della conferenza stampa di presentazione del congresso in programma domani e il 3 aprile al centro congresso Frentani, a Roma.
Secondo il sindacato, il calo più significativo riguarda il Mezzogiorno (-31,9% dal 2008 al 2013), e la flessione interessa in particolare la componente italiana. Infatti, soltanto a partire dal 2011, si inizia a notare una lieve flessione della componente straniera; analogamente essa riguarda in modo molto più consistente il personale dipendente, molto meno, e più recentemente (dal 2010), gli indipendenti.
Il calo interessa in modo molto consistente il personale a tempo pieno, e non il tempo parziale, che aumenta. In quest’ultima tendenza, attacca il sindacato, si può rintracciare un tentativo di eludere parzialmente gli obblighi contributivi. Riguardo al profilo professionale, nel 2013 meno della metà degli occupati sono operai, un altro terzo sono lavoratori in proprio, gli impiegati arrivano quasi al 10%. L’occupazione richiesta dalle imprese è ormai prevalentemente a tempo determinato.
Secondo la Fillea Cgil, è triplicato il numero di ore autorizzate di cassa integrazione guadagni e sono 12.600 le imprese fallite dal 2009, il 23% del totale. La crisi, spiega il sindacato, ha trasformato il mercato con un -54% di nuove costruzioni e un +16,5% di riqualificazioni edilizie. Entrando nel dettaglio dei settori, la Fillea denuncia 6 anni di crisi nei materiali per l’edilizia. A cominciare dal settore del legno, che ha fatto segnare un -32% di fatturato dal 2008 al 2013 e la ‘scomparsa’ di 56.000 occupati e 10mila imprese, con un boom del +600% del numero di ore autorizzate di cig e del +11,2% delle esportazioni.
L’export, sottolinea il sindacato, ha contenuto il crollo del mercato interno. Le imprese innovatrici ed esportatrici sono le prime a ripartire; il bonus mobili ha contribuito a contenere, nel 2012, le perdite sul mercato interno (secondo FederlegnoArredo sono stati salvati 3.800 posti di lavoro e 1.000 aziende grazie a questo provvedimento); le strategie delle aziende vincenti si basano su innovazione, esportazione, aggregazione in rete, formazione.
Ma la domanda interna va sostenuta, osserva, e tutto il mercato va indirizzato verso la qualità sostenibile (fiscalità agevolata). Previsioni ancora in lieve flessione per il 2014 (-0,7% il fatturato sul 2013; -1% gli addetti), con ulteriore aumento delle esportazioni (+4,1%).
Nel settore del cemento, la produzione e i consumi si sono dimezzati dal 2008 al 2013 e si registra un 40-50% di eccesso di capacità produttiva, con gli impianti produttivi in forte contrazione (da 90 a 80). Crescono del +4% le esportazioni e arrivano a pesare il 10% della produzione. Le previsioni sono ancora in lieve calo per il 2014, la produzione dei grandi gruppi si sposta sempre più all’estero, con una forte razionalizzazione dei siti nazionali.
Crollo della produzione anche nei laterizi, con un calo del 58% dal 2008 al 2012, che si è portato via 60 aziende (-32%) e 80 stabilimenti (-36%).
I lapidei sono l’unico comparto della filiera uscito dalla crisi grazie all’export. La domanda mondiale di lapidei (marmo e graniti) è in continua crescita dal 2010, e il saldo commerciale dell’Italia è, nel 2012, di 1,4 miliardi di euro; 1,5 mld previsti per il 2013. L’Italia è il secondo paese protagonista sul settore lapideo mondiale con una quota di mercato del 13,8%, è stabile la quota di mercato dei lavorati in marmi; in calo quella dei graniti. Le esportazioni sono in crescita sia in valore (+9,8% nel 2012) che in quantità (+4,2% nel 2012); si recuperano i livelli del 2005. La crescita, in Italia, è soprattutto per l’estrazione dei blocchi, mentre la lavorazione è in continuo ridimensionamento a causa della concorrenza internazionale. Crescita che, però, non si traduce in sviluppo e occupazione nei distretti.