Home Nazionale Finanza: Sapienza, norme su voto plurimo uccidono investimenti esteri (2)

Finanza: Sapienza, norme su voto plurimo uccidono investimenti esteri (2)

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– (Adnkronos) – Non è l’unica eccezione prevista dalla nuova norma. Non è contemplato, per esempio, il diritto di recesso, che resta una salvaguardia importante, visto che proprio per quello un’operazione della rilevanza della fusione Fiat-Chrysler ha rischiato di saltare. In pratica, basterà avere la maggioranza in assemblea per prendere una decisione di importanza cruciale per un investitore, giacché, se introdotte, le azioni a voto plurimo andranno a intaccare il ‘voting power’ degli investitori istituzionali. Si tratta di una modifica delle regole del gioco in corso d’opera, perché va a modificare la struttura del capitale votante che esisteva al momento in cui era stato deciso l’investimento. Non esattamente una carota adatta ad attrarre gli investitori esteri.
Diversi proxy advisors (società che assistono gli investitori istituzionali nella gestione del voto nelle assemblee), spiega Paola Sapienza all’Adnkronos, “hanno dato giudizi molto tranchant su questa norma, dicendo che sostanzialmente significa tornare indietro di vent’anni. E nessuno lo ha riportato”. Come sottolinea il Frontisgovernanceblog, “i recenti cambiamenti nelle regole delle assemblee societarie italiane, con la complicità della crisi finanziaria, hanno fortemente ridotto l’influenza degli azionisti strategici, spesso legati da partecipazioni incrociate (il ‘salotto buono’ – in italiano nel testo, ndr), facilitando la trasformazione del mercato italiano da un capitalismo di relazione a un capitalismo di mercato”.
In pratica, per Frontis “il principale rischio dell’introduzione dei diritti di voto multipli in Italia è fermare sul nascere questo processo, già difficile di per sé”. In realtà, comunque, “uno degli scopi principali del decreto è di permettere al Governo di vendere quote significative nelle compagnie controllate dallo Stato (come Enel, Eni e Finmeccanica), senza perdere il controllo delle assemblee”. Secondo Paola Sapienza, “bisognerebbe fare quello che rende l’Italia più appetibile per attrarre capitali e dovremmo cercare di essere un po’ meno campanilisti. L’idea di attrarre capitali – sottolinea – giova all’Italia, all’occupazione, ai lavoratori italiani, alle società che sono localizzate in Italia e dovrebbe essere una delle priorità, quando si parla di sviluppo, anche della politica”. (segue)