Home Nazionale Finanza: Sapienza, norme su voto plurimo uccidono investimenti esteri

Finanza: Sapienza, norme su voto plurimo uccidono investimenti esteri

0

Milano, 4 ott. (Adnkronos) – Attirare investitori esteri in Italia è uno dei principali obiettivi del Governo guidato da Matteo Renzi. Se sulla riforma del lavoro il governo e la sua maggioranza sembrano muoversi abbastanza in sintonia con l’idem sentire dei mercati internazionali, in altri campi, apparentemente più tecnici e quindi di minore impatto per il grande pubblico, le mosse, a prescindere dalle intenzioni, non sempre appaiono in linea con gli obiettivi dichiarati. Da agosto in Italia è infatti stata introdotta una norma che sta seminando preoccupazione tra gli investitori istituzionali esteri. Si tratta della facoltà, anche nelle società già quotate in Borsa, di introdurre azioni a voto plurimo per chi detiene le azioni da più di due anni, con una maggioranza in assemblea di appena il 50%.
Norme che, sottolinea Paola Sapienza, che ricopre la cattedra di Merrill Lynch Professor di Finanza alla Kellogg School of Management della Northwestern University di Evanston (Illinois, Usa), una delle principali business school del mondo, vengono considerate “un passo indietro” dagli investitori istituzionali “attenti alla governance”, quali ad esempio i fondi pensione. La norma, spiega l’economista all’Adnkronos, altro non è che “un modo per uccidere gli investimenti esteri in Italia”.
Secondo la legge, approvata nello scorso agosto, le necessarie modifiche statutarie all’introduzione delle azioni a voto plurimo richiederanno una maggioranza semplice in tutte le assemblee straordinarie convocate prima del 31 gennaio 2015, “malgrado – sottolinea il blog Frontisgovernance, specializzato nei temi di governo d’impresa – la legge preveda una maggioranza dei due terzi sulle deliberazioni straordinarie (tale eccezione non era contemplata nel primo decreto legge). Grazie a questa eccezione introdotta dal Parlamento, Enel, Eni, Finmeccanica, Snam e Terna, in cui il Governo controlla circa il 30% del capitale, direttamente o tramite la Cdp, potranno approvare il voto plurimo, anche senza il consenso della maggioranza degli azionisti indipendenti”. (segue)