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Fisco: Uil, +58 euro medi annui di Irpef regionale per 7,2 mln contribuenti

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Roma, 26 set. (AdnKronos) – Per 7,2 milioni di contribuenti, nel 2014, ci sarà un aumento dell’Irpef di 58 euro medi annui, dovuto all’aumento delle Addizionali Regionali. A sostenerlo è la Uil in uno studio a cura del Servizio Politiche Territoriali del sindacato.
Nel 2014, infatti, spiega il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy, “sono state 6 le Regioni (Piemonte, Liguria, Umbria, Lazio, Molise e Basilicata) che hanno aumentato o rimodulato in alto le aliquote delle Addizionali Regionali Irpef; a fronte di 2 sole Regioni che le hanno diminuite (Provincia Autonoma di Bolzano e l’Abruzzo), mentre le restanti hanno confermato le aliquote. L’effetto di tali manovre, commenta Loy, si traduce in un aumento medio del gettito pro capite del 4,1%, con punte del 18,1% nel Lazio; del 14,8% in Umbria; del 13,6% in Piemonte; dell’8,9% in Basilicata; del 4,7% in Liguria e dell’1% in Molise. Il gettito diminuisce del 13,9% nella Provincia Autonoma di Bolzano e del 3% in Abruzzo.
In ‘soldoni’, si tratta di un aumento medio, spalmato su tutti i 30 mln di contribuenti, di 15 euro l’anno, passando da un gettito di 362 euro medi nel 2013 ai 377 euro medi nel 2014. Ovviamente, spiega Loy, questa è la media nazionale, “ma nelle Regioni dove aumentano le aliquote tali importi salgono a 84 euro medi pro capite nel Lazio; 53 euro medi in Piemonte; 46 euro medi in Umbria; 22 euro medi in Basilicata e 17 euro medi in Liguria. Il gettito complessivo di questa imposta passa dagli 11 miliardi di euro del 2013 agli 11,5 miliardi di euro di quest’anno”. (segue)
Nel Lazio, nel 2014, l’Irpef Regionale peserà per 548 euro medi a contribuente; in Piemonte e Campania 442 euro medi; in Molise 421 euro medi e in Calabria 405 euro medi. Sono tutte Regioni queste alle prese con l’extradeficit sanitario. Mentre, nella Provincia Autonoma di Bolzano si pagheranno in media 180 euro; in Sardegna 262 euro; in Basilicata 269 euro; in Friuli Venezia Giulia 270 euro e in Veneto 289 euro.
In valori assoluti è in Lombardia che si registra il gettito maggiore con 2,1 miliardi di euro; seguita dal Lazio con 1,6 mld di euro; il Piemonte con 1,1 mld; l’Emilia Romagna con 1 mld; la Campania con 895 mln. Mentre in Val d’Aosta il gettito in valori assoluti è di 23,6 mln; nella Provincia Autonoma di Bolzano di 56,3 mln; in Molise 58,5 mln; in Basilicata 65,7 mln; nella Provincia Autonoma di Trento 92,6 mln
Il prossimo sarà l’anno dell’entrata a regime del cosiddetto ‘federalismo fiscale’, dunque, l’aliquota massima dell’Irpef regionale potrà passare dal 2,33% di quest’anno al 3,33%. E se nella Legge di Stabilità venissero confermati i tagli alla sanità, rileva la Uil, “molto probabilmente le aliquote delle addizionali regionali Irpef potrebbero ‘schizzare’ in alto”.
A rischio soprattutto quelle Regioni, ‘richiamate’ con cartellino ‘giallo’ e con cartellino ‘rosso’, alle prese con i rientri del deficit sanitario (Piemonte, Puglia, Abruzzo, Lazio, Sicilia, Campania, Molise e Calabria), ma che alla fine non risparmierebbero neanche le realtà regionali in ‘fair play sanitario’. Se il taglio sarà applicato in maniera semi lineare, su 107 miliardi di euro destinati alla sanità, se ne dovrebbero risparmiare 3,2 mld, di cui 527 mln in Lombardia; 304 mln nel Lazio e Campania. E ciò potrebbe comportare un aumento medio dell’aliquota dello 0,4%, che in soldoni significa un aumento medio di 95 euro medi a contribuente.
Aumenti, questi, che sarebbero insopportabili sottolinea Loy, per le buste paga di lavoratori dipendenti e pensionati. A tal proposito, aggiunge, “c’è la necessità di rivedere tutte le imposte locali introdotte dal federalismo fiscale proprio perché su questi contribuenti virtuosi si concentra una pioggia di rincari fiscali. Sono questi temi prioritari da cui partire se si vuole rimettere in moto lo sviluppo e la crescita e, di conseguenza, l’aumento dell’occupazione, e non politiche che mirano a togliere tutele. Il tutto insieme all’introduzione dei costi standard e al taglio della spesa improduttiva che ancora rappresenta una parte rilevante nei bilanci pubblici”, conclude.