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Francia, Sarkozy messo in stato d’accusa per corruzione

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Parigi – Dopo 15 ore di fermo, l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy è stato messo in stato d’accusa per corruzione, traffico di influenze e violazione del segreto istruttorio. Il provvedimento è stato preso durante la notte dalla Procura nazionale per i reati finanziari. Sotto accusa altre tre persone, scrive ‘Le Figaro’. Si tratta dell’avvocato dell’ex presidente, Thierry Herzog, il magistrato Gilbert Azibert e un altro avvocato generale della Corte di Cassazione, Patrick Sassoust, che però non si è presentato davanti ai giudici. Gravi le accuse per Sarkozy che ora rischia fino a 10 anni e l’interdizione dai pubblici uffici: secondo gli inquirenti avrebbe cercato di ottenere da giudici informazioni riservate su un’inchiesta a suo carico in cambio di una carica di prestigio. E’ la prima volta che in Francia vengono disposti fermo e iscrizione nel registro degli indagati per un ex capo di Stato.
LA VICENDA – Nicolas Sarkozy dal 26 febbraio è coinvolto in un’indagine giudiziaria per traffico di influenze e violazione del segreto istruttorio. Il caso nasce da un’altra inchiesta, aperta nel 2013, in merito a presunti finanziamenti dalla Libia alla campagna elettorale di Sarkozy nel 2007.
In quest’ambito, i magistrati hanno disposto l’intercettazione del cellulare dell’ex presidente, scoprendo che Sarkozy si serviva di un secondo apparecchio, registrato sotto il falso nome di Paul Bismuth, per comunicare con l’avvocato Herzog, anche lui dotato di un cellulare con falsa identità.
Dall’ascolto di queste comunicazioni è emerso che Sarkozy ed Herzog erano al corrente di molti dettagli sull’inchiesta dell’affare Bettencourt, che riguarda il presunto ruolo dell’ex capo di stato nell’ottenere fondi neri dall’ereditiera per la sua campagna del 2007 e rispetto al quale Sarkozy sarà poi scagionato. Il sospetto è che l’informatore fosse Azibert, cui sarebbe stato promesso in cambio un aiuto per ottenere un incarico di prestigio nel principato di Monaco.
La vicenda, ricostruisce la stampa francese, assume un contorno politico nel quale il centro destra dell’Ump, minacciato dalla concorrenza del Front National, è ancora alla ricerca di un leader e non manca chi auspica il ritorno di Sarkozy. Il ministro della Giustizia Christiane Taubira assicura di essere stata messa a conoscenza delle intercettazioni tra Sarkozy e il suo avvocato solo dalla stampa. François Fillon chiede la creazione di una commissione di inchiesta parlamentare. Il presidente del’Ump, Jean-François Copé, chiede di sapere se il presidente Francois Hollande “fosse o meno al corrente”.
Il Canard Enchaîné assicura che il ministro dell’Interno Manuel Valls e quello della Giustizia avevano dal 26 febbraio informazioni sulle intercettazioni, l’allora premier Jean-Marc Ayrault riconosce che l’esecutivo era a conoscenza della loro esistenza, ma non del loro contenuto. Taubira risponde che ignorava ‘Data, durata e contenuto’ delle intercettazioni di cui è stata informata il 28 febbraio e afferma di non aver detto nulla al presidente Hollande, limitandosi ad informarne il primo ministro.
Thierry Herzog annuncia un’azione legale per violazione del segreto istruttorio, Sarkozy esce dal suo silenzio e denuncia su ‘Le Figaro’ che “alcuni principi della Repubblica sono stati calpestati” e fa riferimento a metodi da Stasi. “Ogni paragone con delle dittature è chiaramente insopportabile”, gli risponde il presidente Francois Hollande. Poi, gli ultimi sviluppi: il fermo di Herzog e dei due alti magistrati Gilbert Azibert e Patrick Sassoust lunedì. Quello di Sarkozy ieri.