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E’ ancora un gioco? La risposta è no

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E’ ancora un gioco? La risposta è no

Incontri sui rischi del gioco nei centri sociali di Indicatore e Villa Severi

“E’ ancora un gioco?” Due incontri sui rischi del gioco lecito che si svolgeranno il 9 maggio alle ore 21 al Centro di Aggregazione Sociale di Indicatore e il 21 maggio alle ore 17 in quello di Villa Severi. Sono stati organizzati da Comune di Arezzo, Asl 8 e Arci con gli operatori del Sert e con l’Associazione di volontariato Mirimettoingioco.

Nei due incontri saranno affrontati i problemi derivanti dal gioco patologico “dal gioco sociale alla malattia” e verranno anche portate testimonianze di giocatori e familiari dell’Associazione Mirimettoingioco.

L’azione del Comune di Arezzo è indirizzata su più fronti: la raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare destinata a contrastare il gioco d’azzardo in tutti i suoi aspetti compresi i limiti alla pubblicità, maggior presidio sul territorio che si è concretizzato anche con l’ordinanza del Sindaco sul divieto di insediamento di nuove sale giochi nel centro storico cittadino e nelle zone ‘sensibili’. Ma insieme a questo occorre anche un’attività di informazione e sensibilizzazione sul Gap (gioco d’azzardo patologico) avvalendosi dell’esperienza decennale del Sert della Asl e dei Centri di aggregazione sociale, luoghi di concentrazione di cittadini e braccio operativo dell’Amministrazione come canale di trasmissione diretto su varie problematiche.

Lo Stato, ricorda ancora l’Amministrazione Comunale incassa 7-8 milioni di euro l’anno da questa attività e ne spende quasi 5 milioni per la ‘cura’ della patologia che ne deriva. In Italia sono circa 3 milioni le persone a rischio che attraverso la ludopatia rischiano di distruggere la loro vita e le loro famiglie. Come tutte le patologie occorre agire con un processo di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione anche per evitare il rischio del contagio all’interno delle stesse famiglie di giocatori.

Sottolinea il responsabile del Sert Mauro Becattini che “in Italia l’11% dei giocatori d’azzardo patologici sono minorenni. E’ una proiezione che tende ad aumentare insieme al tabagismo e al consumo di alcol e di sostanze. Siamo tutti minacciati da questo fenomeno anche per il malaffare che vi si infiltra. Ed è per questo che da oltre 10 anni stiamo collaborando con forze dell’ordine, associazioni di volontariato e di categoria per contenere il problema e per trovare un modo diverso dello stare insieme e delle relazioni tra persone. Ogni giocatore patologico è stato almeno per una volta un vincente: inizia come gioco sociale, ricreativo e si trasforma in dipendenza quando si cerca una soluzione illusoria ai propri problemi. E’ utile inoltre ricordare che le statistiche rilevano come le eventuali vincite rappresentano solo il 25% di quello che si investe nel gioco”.

Sottolineata anche l’attenzione che i media riservano costantemente ad ogni vincita con la “ricerca” del “fortunato vincitore”.

“Abbiamo aderito subito a questa proposta  – ricorda Elisa Viti di Arci. Lavoriamo da tempo a livello locale e regionale su questi temi cercando di togliere questo tipo di giochi dai nostri circoli che sono un antidoto al disagio e un punto di riferimento per molte persone. Ma la prevenzione deve allargarsi a tutto ciò che crea dipendenza e quindi non solo le slot machine ma anche i giochi su internet, i gratta e vinci e tutto ciò che da gioco ricreativo può diventare patologia”.