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‘Hippo Underwater’, a Torino gli ippopotami si guardano sott’acqua

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Torino, 24 apr. - (Adnkronos) – Una vasca all’aperto da 180mila litri d’acqua per due ippopotami (una maschioe una femmina, di 2 e 27 anni) che insieme pesano 5 tonnellate e che nuotano in compagnia di 2mila pesci tropicali. A Zoom Torino apre “Hippo Underwater”, il primo habitat italiano con visione subacquea degli ippopotami a cui hanno lavorato 30 tra biologi, specialisti in acquariologia, ingegneri, scenografi e botanici grazie a un investimento di 1,7 mmilioni di euro sostenuto per ricreare l’ecosistema di un lago africano
Una vasca speciale che permette di osservare gli ippopotami sott’acqua e che riproduce l’ecosistema del lago Malawi, scrigno di biodiversità dove vivono circa 700 specie di coloratissimi pesci appartenenti alla famiglia dei Ciclidi, gli stessi utilizzato nel bioparco torinese. Grazie alle due ampie vetrate della vasca esterna e all’anfiteatro frontale, è possibile vedere gli ippopotami sott’acqua: questi animali, infatti, che amano stare in acqua, compiono saltelli sul fondo dando vita a uno spettacolo affascinante.
Oltre alla vasca, gli ippopotami hanno a disposizione una zona fuori dall’acqua dove potranno sostare nella zona ‘savana secca’.La coppia di ippopotami proviene da due strutture zoologiche, come stabilito dal programma d’interscambio dell’associazione europea Eaza. Il maschio di due anni e mezzo, 545 chili, arriva dal Jardim Zoologico Lisbona; la femmina, 27 anni, dalla Germania.
Hippo Underwater ha richiesto oltre 12 mesi di progettazione e circa 8 di realizzazione ed è, ad oggi, il maggior investimento sostenuto dal bioparco per un’unica specie. Solo altri 4 parchi in Europa possiedono degli ippopotami: Valencia, Berlino, Copenaghen, Hannover. La vasca esternautilizza un innovativo sistema, studiato dal bioparco e 100% italiano, che garantisce il mantenimento dei parametri vitali degli animali e la pulizia delle acque, compito che viene agevolato dalla presenza dei Ciclidi, pesci africani che anche in natura si nutrono dei rifiuti naturali (pelle e cibo) ed organici (escrementi).
Una curiosità: il sistema per il filtraggio e la pulizia delle acque potrebbe essere utilizzato per il sistema fognario di un paese di 500 abitanti. Oltre 10 tra scenografi e botanici sono stati coinvolti nell’architettura paesaggistica che contribuisce a trasportare il visitatore nell’habitat africano. Non essendo stato possibile riproporre specie vegetali originarie a causa delle temperature invernali italiane, sono state introdotte piante reperibili alle nostre latitudini, ma simili a quelle tipiche per portamento e fogliame. Vicino all’acqua sono state scelte piante rigogliose adatte a zone umide.