Home Nazionale I Bronzi di Riace ‘visti’ da Jodice, la Calabria punta sui suoi tesori

I Bronzi di Riace ‘visti’ da Jodice, la Calabria punta sui suoi tesori

0

Reggio Calabria, 11 gen. – (Ign) – I Bronzi di Riace di nuovo a casa. Dal 21 dicembre scorso al Museo nazionale archeologico di Reggio Calabria (solo parzialmente aperto perché ancora in restauro) si fa la fila per ammirare i due guerrieri che lasciano tutti con il fiato sospeso. Si parla di 17mila visite in due settimane. L'emozione è tanta anche tra i diversi giornalisti italiani e della stampa internazionale invitati oggi dalla Regione Calabria nel sito che mette in mostra le due statue, tra i maggiori capolavori dell'arte ellenica. E per vedere all'opera uno dei più grandi fotografi dell'antichità classica: Mimmo Jodice. Sarà lui, infatti, che realizzerà la serie di scatti per la prossima campagna promozionale voluta dal presidente della Regione Giuseppe Scopelliti. Da tempo il maestro Jodice desiderava "incontrare" i Bronzi che non aveva mai visto dal vivo. Il governatore Scopelliti e il dirigente del settore turismo della Calabria Pasquale Anastasi hanno visto in questa volontà la possibilità di dare lustro e risonanza al ritorno dei Bronzi appena restaurati al museo di Reggio Calabria. Da questo progetto, grazie all'intuizione dell'agenzia Pomilio Blumm, queste immagini verranno utilizzate nelle nuove campagne internazionali per la promozione del turismo in Calabria, e saranno occasione per far conoscere meglio i Bronzi di Riace nel mondo. In particolare, il governatore Scopelliti (con Simonetta Bonomi, soprintendente ai Beni archeologici della Calabria, hanno accolto oggi al museo la stampa) si ritiene soddisfatto dei numeri realizzati in queste due settimane di apertura del museo al pubblico: "Sono numeri importanti. La Calabria deve continuare a puntare sui suoi tesori". Scopelliti ha così parlato dei progetti imminenti nell'ambito della promozione turistica e l'intenzione di rendere la visita ai Bronzi di Riace una tappa importante sul territorio. Il pubblico deve seguire un percorso obbligato per accedere alla sala che ospita i due Bronzi di Riace. Tutti i visitatori devono sottoporsi, a protezione delle due statue, a una sorta di "decontaminazione". Ciò avviene in una sala pre-filtro che precede la sala-filtro dove è attivo un flusso d'aria per la depurazione e l'ambientamento.I Bronzi, la storia di un mistero. Le due sculture furono ritrovate nel mar Ionio, a 300 metri dalle coste di Riace in provincia di Reggio Calabria, il 16 agosto del 1972 da un giovane sub romano: Stefano Mariottini. L'eccezionalità del ritrovamento fu subito chiara, date le poche statue originali che ci sono giunte dalla Grecia. Furono trasportate a Firenze dove fu curato il restauro presso l'Opificio delle Pietre Dure, uno dei più specializzati laboratori di restauro del mondo. Nel 1980 furono esposte in una mostra, che ebbe un successo eccezionale, e quindi trasportate nel Museo Archeologico di Reggio Calabria dove sono tornate il 6 dicembre 2013 dopo il lungo 'soggiorno', durato tre anni, presso Palazzo Campanella, sede del Consiglio Regionale della Calabria dove sono state sottoposte ad un altro intervento di restauro.L'analisi stilistica e quella scientifica sui materiali e le tecniche di fusione hanno entrambe determinato la differenza sostanziale tra le due statue che sono da attribuirsi a due differenti artisti e a due epoche distinte. Quella nota come 'statua A', ovvero 'Il giovane', prima ad essere stata recuperata, è stata presumibilmente realizzata nel 460 a.C., ovvero in periodo severe, mentre la 'statua B', 'Il vecchio', apparterebbe al periodo classico e nello specifico è da datarsi intorno al 430 a.C..Si tratta di determinazioni che, in realtà, potrebbero ancora essere modificate seppur sulla si sia praticamente certi che la realizzazione di entrambe risalga al V secolo a.C. Delle due statue però si sa davvero pochissimo e il mistero che le avvolge continua ad affascinare studiosi, esperti e semplici amanti dell'arte. Ignoti gli autori e ignoti anche i personaggi da esse raffigurati che, si ipotizza, potessero essere due atleti o due guerrieri raffigurati come simbolo di vittoria.Entrambe le statue sono raffigurate nella posizione definita a chiasmo per la notevole elasticità muscolare. Soprattutto la 'statua A' appare di modellato più nervoso e vitale, mentre la 'statua B' ha un aspetto più rilassato e calmo. Entrambe trasmettono comunque una grande sensazione di potenza evidenziata dallo scatto delle braccia che si distanziano con vigore dal corpo. Il braccio piegato del "giovane" doveva certamente sorreggere uno scudo, mentre nell'altra il Bronzo impugnava con molta probabilità un'arma. Anche la 'statua B' potrebbe essere manchevole di uno dei suoi pezzi originari ovvero di un elmo in stile corinzio che giustificherebbe la forma della sua calotta cranica.Le statue furono con probabilità realizzate ad Atene e da lì furono rimosse per essere portate a Roma, forse destinate alla casa di qualche ricco patrizio. Ma il battello che le trasportava dovette affondare e il prezioso carico finì sommerso dalla sabbia a circa 8 metri di profondità. Non è da escludere che all'epoca fu già fatto un tentativo di recupero, andato infruttuoso così che le statue sono rimaste incastrate nel fondale per circa duemila anni, prima che ritornassero a mostrarci tutto il loro splendore.