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I Gallorini del mondo alla ricerca delle loro radici, a Galloro

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È il mattino del 1° maggio 2014. Abbiamo da poco imboccato la strada sterrata che da Palazzo del Pero (Arezzo) conduce a San Cassiano, il piccolo borgo montano appollaiato su un pianoro tra Valle del Cerfone, Valle di Chio, Valle del Nestore e Valdichiana.

Dopo pochi chilometri, arriviamo a Fonte Romana. Là sono parcheggiate molte macchine e tanti capannelli di persone, di ogni età, colorano la radura.

Siamo lì perché di cognome facciamo Gallorini e dopo tanti anni si ripete la “Gallorinata”.

Gallorini“Gallorinata”, fa rima con rimpatriata, e in effetti è un incontro di tutti i Gallorini, sparsi nel mondo, qui, da dove sono partiti qualche decennio o alcuni secoli fa. Infatti, a poche centinaia di metri da Fonte Romana, ci sono i ruderi del castelletto di Galloro. Un fortilizio costruito nel medioevo, nei territori appartenenti ai Marchiones (secoli dopo diventeranno i marchesi di Monte Santa Maria), a difesa di alcuni percorsi colleganti le importanti valli adiacenti.

Alcuni membri della famiglia feudataria del castello di Galloro, spesso notai, li troviamo testimoni o protagonisti in importanti documenti della storia di Arezzo e di Castiglion Fiorentino, quali la pace tra Arezzo e Firenze del 1203, la sottomissione di Castiglioni ad Arezzo (1272) ed all’imperatore Rodolfo di Asburgo (1286), la sottomissione di Arezzo al Duca di Atene (1342).

Nei secoli successivi, venuta meno l’esigenza dei castelli, rimanere a Galloro non era facile, vista la poca terra coltivabile a disposizione e la sua aridità. Pertanto, gli abitanti iniziarono a spostarsi nelle fertili campagne della Valle di Chio e della Valdichiana, più che altro nel vicino territorio castiglionese. In un periodo in cui, ancora non esistevano i cognomi, questi poveri “montagnini”, furono individuati dal soprannome “etnico”, legato al luogo di origine: i “galorini”, “galurini” o “gallorini”. Tra il 1600 e il 1700, quando i cognomi iniziarono a essere attribuiti anche alle famiglie dei ceti medio-bassi, i parroci trasformarono l’antico soprannome in cognome. E arrivammo ai Gallorini.

Da Castiglioni e da Arezzo, oggi i Gallorini si sono sparsi in tutto il mondo. Se molti li troviamo in Francia, altri sono in Inghilterra, in Germania, negli Stati Uniti, in Sud America, in Asia ecc. Tanti i Gallorini famosi, tra i quali citiamo Mons. Giuliano Gallorini, Direttore dell’Ufficio Corrispondenza di Papa Francesco: colui che ogni settimana apre alcune migliaia di lettere.

L’idea della “Gallorinata” è sortita, come tante altre originali intuizioni, dalla fertile mente di don Virgilio Annetti, il vulcanico parroco di Rigutino, per il quale ogni occasione è buona, per radunare un po’ di persone, allietarle in vari modi e arricchirle di sani ammaestramenti, di citazioni evangeliche, di buonsenso. Don Virgilio, la cui madre si chiamava Domenica Gallorini, nel lontano 1995 ebbe l’idea di riportare i Gallorini alle loro origini, a Galloro. Dopo mesi e mesi passati con i suoi collaboratori, a spulciare gli elenchi telefonici di tutta Italia, furono spedite centinaia di lettere. Il 1 maggio si tenne la 1ª Gallorinata e fu un successo. A tutti i Gallorini intervenuti fu consegnata una pergamena, con una breve storia di Galloro e delle origini della loro famiglia. Tre anni dopo, il 21 giugno 1998, la Gallorinata fu replicata, con eguale successo.

Quest’anno, don Virgilio celebra i 50 anni di sacerdozio, coincidenti con il suo ingresso a Rigutino, come cappellano dell’arciprete don Alfredo Barbagli. Molte le iniziative in programma, per il prossimo giugno. Ma, don Virgilio, legatissimo alla defunta madre Domenica Gallorini e ai luoghi della sua infanzia, ha pensato di ripetere la Gallorinata.

Questa volta, invece delle lettere, ci si è affidati a facebook, ai giornali on-line, alle TV. Con sorpresa, sono arrivate adesioni, “mi piace”, “amicizie” dall’Argentina, dagli States, dall’Inghilterra, molte dalla Francia e perfino dal Libano. Ovviamente, con l’Italia a farla da padrona.

Il 1 maggio è la data della Gallorinata. A Fonte Romana ci sono tanti Gallorini, venuti da varie parti. Ci sono anche due gemelli venuti da Marsiglia, con i passaporti del padre e del nonno Santi, nato a Castiglion Fiorentino nel 1878. La loro presenza è commovente e testimonia del bisogno, presente in tanti, di ritrovare le proprie radici.

Da Fonte Romana, con don Virgilio in testa a raccontare aneddoti, storie, vita vissuta, i Gallorini e gli altri intervenuti, iniziano a salire nel vicino colle di Galloro, attesi dall’ing. Celestino Cappelletti, l’attuale proprietario. Due parole sulla storia del castello e poi, tutti per mano, in cerchio, con don Virgilio a intonare un canto liturgico, in memoria di quelli che hanno abitato lassù.

La seconda tappa è al cimitero di San Cassiano, dove riposano tanti Gallorini. Un requiem per tutti i defunti e alcune riflessioni.

Poi, la Messa, nell’antica Pieve di San Cassiano. Una sentita celebrazione, con una significativa omelia di don Virgilio, a sottolineare l’importanza, per nonni e genitori, di trasmettere ai giovani i valori, la fede, la giusta via da seguire. L’invito a spendere la nostra vita, non per l’effimero, ma per ciò che resta in eterno.

Dopo la Messa, tutti negli splendidi prati del Trebbio, accanto alla Pieve. Là, alcuni organizzatori delle feste alla Sassaia di Rigutino, avevano preparato tanti tavoli e un simpatico e ricco pranzo, offerto da don Virgilio, in memoria della madre Domenica, che oltre ad essere una Gallorini, nella chiesa di San Cassiano si era sposata, appena diciottenne.

Un boccone, una parola, lo scambio di un recapito o di un indirizzo e-mail, un racconto, una risata, tante foto. E così, è trascorsa una giornata piacevolissima, tra tanta bella gente, di cui neppure immaginavamo l’esistenza.

Nel ritornare a casa, ci siamo sentiti più “ricchi” e, nel ringraziare don Virgilio per averci donato questa opportunità, ci siamo detti che in fin dei conti, lui, quello che predica Papa Francesco lo ha messo in pratica da sempre: stare in mezzo alla gente, seminare, seminare, seminare, con la consapevolezza che qualche seme troverà il terreno fertile. Grazie a don Virgilio, ai suoi collaboratori e grazie a tutti i partecipanti alla Gallorinata.

Santino Gallorini

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