Home Nazionale Il progetto “Medina” studia il Mediterraneo con il telerilevamento satellitare

Il progetto “Medina” studia il Mediterraneo con il telerilevamento satellitare

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Roma, 26 mar. – (Adnkronos) – Temperatura della superficie del mare, trasparenza, presenza di sostanze organiche, concentrazione della clorofilla. Questi alcuni dei dati forniti dal telerilevamento del Mediterraneo, lungo le coste nordafricane, attuato grazie ai satelliti messi al servizio di biologi marini e istituzioni di Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto nell’ambito del progetto Medina, finanziato con 3,5 milioni di euro dalla Commissione Europea.
Capofila del gruppo di ricerca è l’Università Ca’ Foscari Venezia, al lavoro insieme con 12 enti europei e nordafricani, tra i quali l’Agenzia Spaziale Europea, il Joint Research Centre dell’Unione Europea e il Cnr. “I satelliti rendono accessibili molti dati che, opportunamente integrati con dati di campo e risultati di modelli matematici, consentono di valutare lo stato dell’ambiente marino”, spiega Roberto Pastres, coordinatore del progetto Medina e professore associato di Chimica Ambientale all’Università Ca’ Foscari Venezia.
“In prospettiva, l’importanza dei dati da ‘remote sensing’ – continua Pastres – andrà aumentando, grazie al rapido miglioramento della loro risoluzione spaziale e spettrale. Con i risultati, su cui stiamo lavorando, potranno essere migliorate la gestione delle problematiche ambientali e la tutela della biodiversità lungo le coste nordafricane”.
I risultati principali del progetto saranno fruibili attraverso mappe di indicatori dello stato dell’ambiente marino e delle principali pressioni antropiche, quali, ad esempio, la densità di popolazione lungo la fascia costiera.Alcune di esse sono già disponibili per ricercatori e cittadini dal portale web medinageoportal.eu. I dati raccolti ed elaborati da Medina saranno messi a disposizione della comunità scientifica e dei decisori politici grazie al collegamento tra il portale Medina e Geoss, il ”sistema di sistemi” dei dati ambientali.
Medina mira a rafforzare la capacità di controllo del Paesi Nord africani sulle loro zone costiere e sugli ecosistemi marini, e di conseguenza la loro capacità di attuare politiche ambientali, convenzioni e protocolli. Il progetto contribuisce alla valutazione e l’attuazione di un monitoraggio permanente delle acque costiere e degli ecosistemi marini e dei principali rischi dovuti ai cambiamenti climatici.
Cinque i casi di studio sui quali si concentra l’attenzione dei ricercatori secondo i quali, il Golfo di Gabès, in Tunisia, presenta condizioni adatte ad essere ripopolato con Posidonia oceanica, la più diffusa pianta marina mediterranea, che un tempo ricopriva quei fondali e oggi in forte declino a causa della pressione esercitata da industria chimica, turismo e pesca a strascico.Sotto la lente degli scienziati anche l’ecosistema del lago costiero Burullus, dove viene pescato o allevato circa il 20% del pesce egiziano, la laguna di Nador in Marocco, il Golfo di Sirte in Libia e la baia di Bèjaia in Algeria.