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Imbrattare la Fortezza? Inciviltà e reato penale

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Imbrattare la Fortezza? Inciviltà e reato penale
fortezza bastione

“I ragazzi e le ragazze che in questi giorni stanno imbrattando la Fortezza sono un esempio di inciviltà – commenta l’assessore ai lavori pubblici, Franco Dringoli. L’Amministrazione comunale è impegnata in un lungo, faticoso e costoso lavoro di restauro, sia interno che esterno alla Fortezza. Una scritta con  la vernice compromette il lavoro fatto e costringe la comunità a spendere ulteriori risorse per la cancellazione. Mi auguro che i ragazzi e le ragazze che si rendono protagonisti di questi atti di vandalismo a danno di tutti, diventino consapevoli di quello che hanno fatto”.

Un problema di civiltà e di educazione, quindi, ma anche di codice penale. Ricorda l’assessore Barbara Bennati: “il divieto di deturpare monumenti e altri beni di interesse pubblico è previsto dall’art. 4 del Regolamento comunale di Polizia Urbana. Il reato di danneggiamento, previsto dall’articolo 635 del Codice Penale, prevede al comma 2 la procedibilità d’ufficio se il reato è commesso su edifici pubblici o destinati all’uso pubblico o all’esercizio di un culto o su cose di interesse storico o artistico ovunque siano ubicate. Ed è quindi il caso della Fortezza”. La pena è della reclusione da sei mesi a tre anni (c.p.p. 235) e si procede d’ufficio”.

La possibilità di fare foto con cellulari e smartphone, rende molto più probabile che in passato il rischio che il vandalo sia ripreso. La Pm intensificherà quindi i controlli.

“Siamo convinti – conclude il pro Sindaco Stefano Gasperini – che fondamentale sia comunque la prevenzione. Intendiamo attivare incontri con i dirigenti scolastici degli istituti superiori per iniziative di sensibilizzazione degli studenti. Il danneggiamento di un monumento non è un gioco né un atto di goliardia. E’ una gesto di incivilità e un danno alla comunità. Per cui se le indagini saranno in grado di individuare i responsabili, il Comune farà la sua parte in sede giudiziaria. Ritengo che ci debba essere un giusto bilanciamento tra quelle che sono le doverose attività di informazione e prevenzione e quelle, altrettanto doverose, di controllo e sanzionamento di atti contemplati esplicitamente nel Codice penale”.

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