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Immigrati: Papa, non ci si può limitare a rincorrere le emergenze

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Città del Vaticano, 15 mag. – (Labitalia) – ”Non ci si può limitare a rincorrere le emergenze”. E’ quanto sottolinea il Papa in tema di immigrazione, nel discorso rivolto ai nuovi ambasciatori ricevuti in udienza nella sala Clementina del Palazzo Apostolico in Vaticano in occasione della presentazione delle lettere credenziali. ”Ormai, il fenomeno si è manifestato in tutta la sua ampiezza e nel suo carattere epocale”, osserva.
Per il Papa, ”è giunto il momento di affrontare l’immigrazione con uno sguardo politico serio e responsabile che coinvolga tutti i livelli: globale, continentale, macroregionale fino al livello nazionale e locale”.
Tornando sulle ultime immagini relative alle recenti tragedie nel Mar Mediterraneo, Francesco afferma che ”possiamo osservare in questo campo esperienze opposte: da una parte, storie stupende di umanita’, di incontro, di accoglienza, con persone e famiglie che sono riuscite a uscire da realta’ disumane e hanno ritrovato la dignita’, la liberta’, la sicurezza. Purtroppo, dall’altra parte ci sono storie che ci fanno piangere e vergognare, con esseri umani che spinti dalla volonta’ di vivere e lavorare in pace affrontano viaggi massacranti e subiscono ricatti, torture e soprusi di ogni genere, per finire a volte a morire nel deserto o in fondo al mare”.
Papa Francesco spiega che ”il fenomeno delle migrazioni forzate e’ strettamente legato ai conflitti e alle guerre e, dunque, anche al problema della proliferazione delle armi. Sono ferite di un mondo che e’ il nostro mondo, nel quale Dio ci ha posto a vivere oggi e ci chiama a essere responsabili dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, perche’ nessun essere umano sia violato nella sua dignita”’.
Per il Papa, ”sarebbe un’assurda contraddizione parlare di pace, negoziare la pace e, al tempo stesso, promuovere o permettere il commercio di armi. Potremmo anche pensare -accusa Francesco- che sarebbe un atteggiamento in un certo senso cinico proclamare i diritti umani e, contemporaneamente, ignorare o non farsi carico di uomini e donne che, costretti a lasciare la loro terra, muoiono nel tentativo oppure non sono accolti dalla solidarieta’ internazionale”.