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In un libro l’inizio dell’avventura industriale olivettiana

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Roma, 3 nov. (Labitalia) – Riscoprire gli inizi dell’avventura industriale olivettiana. Questo l’obiettivo del nuovo volume della Piccola Biblioteca d’Impresa Inaz ‘La prima impresa industriale di Camillo Olivetti e il paradigma olivettiano’, curato da Carlo G. Lacaita, già ordinario di Storia contemporanea all’università degli Studi di Milano, che si è occupato del pensiero politico e dei processi di modernizzazione e di industrializzazione.
Nel testo, viene pubblicato per la prima volta uno scritto del 1912, la relazione presentata dalla ‘C.G.S. Società anonima per istrumenti elettrici, già Camillo Olivetti & C. Milano’, che intendeva iscriversi al Concorso d’Industria organizzato dal Reale istituto lombardo di Scienze e lettere per il 1913.
“Questo scritto, completo della documentazione iconografica e degli allegati presentati all’epoca, fa luce -spiega Linda Gilli, presidente e amministratore delegato di Inaz- sui primi passi di Camillo Olivetti nel mondo industriale e rappresenta una manifestazione di quello che diventerà successivamente, nell’opera del figlio Adriano, il ‘paradigma olivettiano'”.
“In esso -prosegue Gilli- non solo troviamo descritte le tappe evolutive di quella che oggi definiremmo una ‘start-up tecnologica’, ma leggiamo anche una visione industriale basata sulla valorizzazione delle componenti culturali, materiali e umane dell’impresa”.
La C.G.S. (acronimo per centimetro – grammo – secondo) nacque nel 1903 a Ivrea per produrre strumenti di misurazione elettrica secondo le tecnologie più avanzate del tempo. Presto trasferita a Milano, e poi passata alla forma di società anonima nel 1905, l’impresa di Olivetti era moderna e attrezzata, offriva una gamma di prodotti diversificata, si avvaleva della collaborazione dei migliori ingegneri e formava i propri operai con una scuola-laboratorio di elettrotecnica. Nel 1912 contava 150 operai.
Con essa nasceva il paradigma olivettiano di impresa che non concepisce mai l’attività produttiva in funzione del solo profitto, di impresa integrata con il contesto storico, sociale e territoriale in cui opera: ‘Produrre molto e bene’, infatti, per Camillo Olivetti significava realizzare prodotti utili, con procedure efficaci ed economiche, remunerando equamente tutte le componenti dell’attività d’impresa, ovvero capitale, competenze tecniche e forza lavoro. “Una visione che ancora oggi -conclude Linda Gilli- ha per noi un grandissimo valore e con cui è utile confrontarci, se desideriamo ampliare i nostri orizzonti e costruire un paradigma solido e sostenibile per l’impresa che verrà”.