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Iraq nel caos, il capo di Stato dà l’incarico a un nuovo premier

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(AdnKronos) – Mentre prosegue l’avanzata degli islamisti in Iraq, la tensione è altissima ai vertici del potere. Con il premier sciita Nuri al-Maliki che attacca il capo dello Stato Fuad Masum e il presidente che, secondo l’emittente irachena Alsumaria, chiede al primo vice presidente del Parlamento Haider al-Abadi di formare il nuovo governo in qualità di primo ministro. Il tutto mentre le milizie sciite e le forze di sicurezza fedeli al premier si sono dispiegate nelle zone strategiche di Baghdad.
Al-Abadi, politico sciita del partito ‘Dawa’, era il candidato premier proposto da 130 parlamentari dell’Alleanza nazionale sciita per la successione a Nuri al-Maliki. Nato a Baghdad nel 1952, al-Abadi si è laureato all’Università di Manchester.
Il premier sciita Nuri al-Maliki ha criticato il presidente iracheno Fuad Masum, accusandolo di violare la Costituzione per non aver ancora chiesto alla sua coalizione di formare il nuovo governo e minacciando l’impeachment.
Sulle tensioni politiche è intervenuta anche la Corte suprema federale irachena chiarendo quanto previsto dalla legge per la formazione del nuovo governo. La Corte stessa ha però dovuto chiarire il senso del suo intervento, che in un primo momento sembrava spianare la strada ad al-Maliki, negando di aver indicato nel partito dello ‘Stato di diritto’ del premier sciita il “principale blocco parlamentare” iracheno. Lo ha spiegato il portavoce, Abdul Satar Bayraqdar, che ha spiegato come la Corte stessa “non abbia nominato lo ‘Stato di diritto’ come principale blocco parlamentare”. La Corte, ha detto in risposta a chiarimenti chiesti dalla presidenza, “si è limitata a spiegare quale sia la definizione di ‘principale blocco parlamentare’ ed è invece prerogativa dei politici, e non della magistratura, individuare il blocco principale”.
Masum è stato eletto il 24 luglio nuovo presidente dell’Iraq dal Parlamento. Entro due settimane dall’elezione, secondo la Costituzione irachena, il presidente deve chiedere al “principale blocco” in Parlamento di nominare il premier per formare il nuovo governo. La ‘Coalizione dello Stato di Diritto’ è risultato il primo partito alle elezioni legislative del 30 aprile scorso.
Appello dell’Onu – In questo contesto, il rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite in Iraq, Nicolay Miladinov, ha espresso “grave preoccupazione per i recenti sviluppi politici in Iraq” e ha fatto appello ai “leader a rispettare le responsabilità costituzionali del presidente della Repubblica”. Lo riferisce l’agenzia di stampa irachena Nina.
Jihadisti avanzano verso Baghdad – Intanto, i jihadisti dello ‘Stato islamico dell’Iraq e del Levante’ hanno sconfitto le forze curde dopo una lunga battaglia nella zona di Jalawla, a poco più di 100 km a nordest di Baghdad, nella provincia di Diyala. Lo riferisce la tv satellitare al-Arabiya. In precedenza l’emittente irachena Alsumaria aveva riferito che nella notte lo ‘Stato islamico’ aveva preso il controllo della maggior parte del distretto di Jalawla, dove i jihadisti combattono da metà giugno contro i peshmerga.
Un’avanzata che lascia dietro di sé una devastante scia di sangue. La Lega Araba denuncia “crimini contro l’umanità” commessi dai jihadisti in Iraq contro gli yazidi, in centinaia uccisi dagli estremisti nel nord del Paese.
Mogherini: no a intervento militare – In Iraq l’Italia non pensa “ad un intervento militare ma a forme di sostegno dell’azione anche militare” del governo del Kurdistan iracheno. Lo ha detto il ministro degli Esteri Federica Mogherini, parlando a Radio Anch’io su radio 1. Il ministro, che ha detto di aver appena sentito la collega della Difesa Roberta Pinotti, ha spiegato che “sono in corso verifiche a livello tecnico per sostenere il governo autonomo del Kurdistan nella sua reazione per fermare lo Stato Islamico”. “La necessità immediata”, ha aggiunto, è “fermare lo Stato Islamico” e assicurare “la protezione dei civili”. Lo facciamo con gli aiuti, l’Italia ha già stanziato “più di un milione di euro” e “probabilmente c’è bisogno di creare corridoi umanitari”.
Il ministro degli Esteri ha scritto alla rappresentante Ue per la politica Estera, Catherine Ashton, per chiedere formalmente la convocazione di un Consiglio Affari Esteri europeo sull’Iraq, Gaza e la Libia.