Home Nazionale L.stabilità: regioni in rivolta, imprese soddisfatte, sindacati divisi/Adnkronos

L.stabilità: regioni in rivolta, imprese soddisfatte, sindacati divisi/Adnkronos

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Roma, 16 ott. (AdnKronos) – Le imprese, stavolta di ogni ordine e grado, applaudono. I sindacati si dividono, con la Cgil nettamente contro, Cisl e Uil più morbide ma le categorie del pubblico impiego che si ricompattano sul fronte del no. Lo scontro in campo aperto va invece in scena con le regioni e i comuni. Il giorno dopo, per la legge di stabilità firmata Matteo Renzi, è segnato da reazioni che si distribuiscono in maniera chiara secondo la geografia dei tagli, che colpiscono soprattutto gli enti locali, e delle misure che riducono la pressione fiscale, al netto degli 80 euro, soprattutto a vantaggio delle aziende.
La cronaca della giornata è sintetizzata in quattro tweet del premier. Il primo, in mattinata, quando ancora non sono arrivate le rivendicazioni delle regioni. “Abbassare le tasse come tagliare gli sprechi, non è di destra né di sinistra: in Italia è semplicemente giusto”. Poi la protesta guidata da Sergio Chiamparino, che parla di “manovra insostenibile, a meno di non incidere sulla spesa sanitaria”. E i tweet di Renzi cambiano verso. “Una manovra da 36 miliardi e le Regioni si lamentano di 1 in più? Comincino dai loro sprechi anziché minacciare di alzare le tasse”. E, ancora. “Tagliare i servizi sanitari è inaccettabile. Non ci sono troppi manager o primari? è impossibile risparmiare su acquisti o consigli reg.?”. Infine, il quarto tweet. “Incontreremo i presidenti di regione. Ma non ci prendiamo in giro. Se vogliamo ridurre le tasse, tutti devono ridurre spese e pretese”.
La replica di Chiamparino non si fa attendere: “Sarebbe utile prima di esprimersi con toni offensivi cercare di trovare un ragionamento comune”. “Ognuno deve badare ai suoi sprechi. Perché nei ministeri non ci sono?”, rilancia. Altrettanto eloquente l’affondo del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti: Renzi vuole “abbassare le tasse con i soldi degli altri”.
Il presidente del Consiglio torna sulla questione lasciando il summit dell’Asem a Milano. Per Renzi sono “inaccettabili” polemiche quando si stanno mettendo in campo azioni finalizzate a ridurre gli sprechi e, di conseguenza, le tasse degli italiani. “Io vorrei che fosse chiaro il gioco a cui stiamo giocando e vorrei che nessuno cercasse di prendere in giro gli italiani. Noi siamo in un momento in cui, dopo tanto tempo, si va finalmente a tagliare gli sprechi di tutti, a ridurre le spese di tutti, partendo da Palazzo Chigi che fa il taglio percentuale più grande”.
Renzi non arretra di un millimetro. “E’ inaccettabile che ci siano polemiche su questo tipo di operazione, di qualcuno che dice ‘beh, allora le rialziamo di 1 mld a livello locale’. Trovo che sarebbe un atto sinceramente al limite della provocazione”.
Ma le voci contrarie non si limitano a quella degli enti locali. Sul piede di guerra anche i sindacati degli statali, che si alleano sul fronte del no. ”La televendita del Presidente del Consiglio è l’ultima prova dell’incapacità di cambiare – commentano Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Benedetto Attili, segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa – Uno spot che costerà carissimo agli italiani, un’operazione che scarica i costi della crisi economica soprattutto sugli enti locali colpendo servizi ormai al collasso”. E avvertono: ”Questi ulteriori 15 miliardi di tagli lineari scellerati, di cui aspettiamo quantomeno i dettagli, mettono in ginocchio i servizi pubblici, unico argine a una crisi che sta impoverendo il Paese. E il risultato sarà un’altra ondata di tasse locali”.
Restano in linea con le prime reazioni a caldo le parole dei sindacati confederali e quelle della Confindustria e delle altre organizzazioni di impresa. Si va dal ‘no’ fermo del leader Cgil Susanna Camusso, che ribadisce il suo giudizio su una manovra che ritiene recessiva, fino alla piena promozione del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che torna a ripetere: le imprese “ritengono che questa manovra vada nella direzione giusta”. Tutte le imprese, viste le dichiarazioni in linea che arrivano anche da Rete imprese Italia e dalla associazioni che rappresentano le pmi.
In mezzo, il giudizio di Cisl e Uil. Vede una manovra con “luci e ombre” il neo segretario generale del sindacato di via Po, Annamaria Furlan, che aggiunge: “il nostro giudizio è sospeso perché vogliamo vedere bene i testi”. Esprime una perplessità Luigi Angeletti, che però contesta la scelta di opposizione della Cgil. Il governo, evidenzia, “ha deciso di mettere a disposizione delle imprese 6,5 mld di euro, come direbbe Totò ‘a prescindere’ e questa non è una buona cosa perché bisogna premiare i comportamenti virtuosi di chi fa investimenti e assume”.
A difendere l’impianto e la struttura della manovra è il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Le coperture della legge di stabilità “sono dettagliate” ha detto il ministro. Ma è possibile che a fronte dei tagli previsti le Regioni aumentino il prelievo fiscale. “Può darsi”, ha risposto a una domanda in merito, “ma accanto a un prelievo c’è una nuova destinazione delle risorse”. Di certo, sottolinea, sulla spesa pubblica “ci sono ampi margini di miglioramento dell’efficienza” e sulla spending review “nulla è stato imposto”.