Home Attualità La Russia processa Capello: “Allenatore da boutique”

La Russia processa Capello: “Allenatore da boutique”

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(AdnKronos) – Putin rimane intoccabile, ma il suo calcio no. Le critiche all’allenatore Fabio Capello investono, dopo l’eliminazione della squadra dai campionati del mondo in Brasile, l’intero sistema del calcio nazionale e sfiorano i vertici politici.
In una intervista all’Izvestia, l’ex calciatore e allenatore Sergei Juran denuncia “il vuoto” di emozioni in cui lo hanno lasciato le tre partite disputate dalla nazionale, la scarsa voglia di vincere della squadra, la sua mancanza di esperienza ma soprattutto, il contratto assicurato all’allenatore fino al 2018 prima ancora dell’inizio del campionato del mondo. Un contratto, dice chiaro e tondo, “non giustificato”. “Sarebbe stato necessario vedere come andava, e poi decidere. Ora ci ritroviamo con l’allenatore più pagato del mondo… è fantastico, in economia siamo sempre più avanti degli altri. Nessun risultato e l’allenatore che rimane al suo posto” aggiunge il fuoriclasse originario di Luhansk, in Ucraina.
Tutti i piaceri italiani, dalle auto sportive al calcio, hanno una cosa in comune, incalza sullo stesso registro e sempre sul quotidiano filo governativo, l’opinionista Mikhail Shahnazarov: “non sono a buon mercato”. “I nostri funzionari del calcio hanno deciso di acquistare un famoso allenatore in una boutique italiana convinti che un russo non sarebbe riuscito” a lavorare con la nostra squadra.
Il problema non sono le qualifiche di Capello, tiene a precisare Shahanazarov (ricordando però che il connazionale Prandelli si è dimesso dopo la sconfitta). “I nostri funzionari ancora una volta si sono dimenticati della questione di compatibilità” e poi, dice, “ricordate quando esprimevano orgoglio perché la nostra squadra non era fatta da legionari?”.
In Brasile, non ha fallito solo la nostra squadra e il suo allenatore, ma l”’attuale modello di calcio russo”, critica il commentatore Aleksandr Gorbunov sul Kommersant, ricordando la previsione, sbagliata, del capo dello staff presidenziale Sergei Ivanov prima del pareggio con l’Algeria. Quando Capello ha elogiato il gioco della sua squadra -si legge ancora sullo stesso quotidiano- non doveva proprio aver avuto il tempo di vedere le partite disputate da Brasile, Messico, Olanda, Cile, Colombia, Costa Rica, Uruguay, Francia, Argentina, Germania, Ghana …”squadre che hanno giocato su un livello completamente diverso da quello della squadra russa”.
Nel commento si ipotizza che l’età dell’allenatore possa aver avuto un ruolo nella eccessiva cautela dispiegata dalla squadra in campo. Sicuramente, il suo carattere testardo ha “interferito con la flessibilità che in alcuni casi è richiesta in tempo reale”.
Infine, neanche il quotidiano economico Vedomosti si sottrae alle critiche: il campionato del mondo, scrive, è un’opportunità per ogni giocatore, per attirare l’attenzione e aumentare il suo valore sul mercato. Il Brasile non ci ha deluso, con il colombiano James Rodriguez, l’olandese Daley Blind, l’algerino Sofiane Feghouli, l’equadoriano Antonio Valencia, l’uruguaiano Jose Maria Gimenez e molti altri. “Praticamente in ogni squadra ci sono stati giocatori che hanno sorpreso e soddisfatto per il loro gioco brillante”. Ecco, in questo senso il risultato della nazionale russa “è doppiamente offensivo”: “nessuna delle nostre stelle è stata messa in condizione di esprimersi”.
Il fallimento della squadra ai campionati renderà difficile che un qualche club sia interessato ad acquistare giocatori russi e il ripetersi di quello che accadde dopo i campionati europei del 2008, che assicurarono un biglietto per l’Europa ad Andrei Arshavin, Yuri Zhirkov e Roman Pavlyuchenko. Il Cremlino qualcosa sarà costretto a cambiare, in vista dei campionati del mondo del 2018 in Russia. Perlomeno nel calcio.