Home Nazionale La Russia vuole chiudere Twitter: “Non collabora, l’oscuramento è quasi inevitabile”

La Russia vuole chiudere Twitter: “Non collabora, l’oscuramento è quasi inevitabile”

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Mosca La stretta sull’informazione in corso in Russia rischia di colpire Twitter. L’oscuramento in tutto il paese del sito di microblogging è stato anticipato come “quasi inevitabile” dal numero due dell’agenzia di supervisione dei media Roskomnadzor Maksim Ksenzov che, in una intervista all’Izvestia, ha denunciato che le richieste avanzate dalle autorità alla società “continuano a rimanere senza risposta”.
In particolare, ha spiegato il consigliere del presidente del Consiglio della Federazione Ruslan Gattarov, il social network americano continua a ignorare gli avvertimenti di Roskomnadzor circa gli account falsi, le violazioni delle norme per la protezione dei dati personali. Ignorate anche le ultime richieste per la cancellazione di contenuti giudicati estremisti anche da parte delle procura generale, dopo la rimozione lo scorso febbario di immagini choc di vittime della guerra civile in Siria, ha aggiunto il portavoce di Roskomnadzov Vadim Ampelonsky. La società americana mantiene così quella che viene giudicata “una posizione non costruttiva”.
E’ stata di recente introdotta in Russia una norma che rende possibile la chiusura di siti web, inclusi i social network, sulla base della sola richiesta della procura generale, senza la valutazione di un giudice, in seguito alla pubblicazione di contenuti giudicati estremisti. Norma che ha subito colpito oppositori come Alexei Navalny e Gary Kasparov.
All’inizio del mese inoltre è stata varata una legge che impone la registrazione come media a tutti gli effetti di social media, blog, o qualsiasi sito con più di tremila utenti al giorno. I loro autori devono essere parimenti registrati. A social network e motori di ricerca è inoltre richiesto di mantenere per sei mesi i dati sull’attività e le identità dei loro utenti, e renderli disponibili alle autorità se richiesto. Lo scorso aprile, Pavel Durov, il fondatore di VKontakte, la versione russofona di Facebook con 240 milioni di utenti, ha lasciato la Russia dopo essere stato costretto a vendere le sue quote nella società e poi a rinunciare alla sua carica di ‘ceo’.