Quando uscì nel 1989 il film «L’attimo fuggente» in poche settimane era già un cult. A 25 anni di distanza la frase «Capitano, mio capitano» è ancora una delle più celebri nella storia del cinema

L’attimo fuggente della crescita, quando si decidono le sorti di una vita; l’attimo fuggente di uno spirito libero costretto a vivere secondo regole vecchie; l’attimo fuggente della poesia, che viene annullata dalla durezza della realtà; l’attimo fuggente di un film come un’età perduta che spesso vorremmo rivivere. Il film è una macchina narrativa perfettamente oliata che non perde un colpo sino al finale, che scalda il cuore ed inumidisce gli occhi. Robin Williams, da poco scomparso, è il magnifico protagonista, un attore multiforme capace di mutare la sua voce, il suo volto e il suo corpo per diventare qualcosa che offrisse al pubblico un sorriso in più, una commozione in più. Il regista Peter Weir ha saputo ottenere ottime interpretazioni dai giovani attori, in particolare Robert Sean Leonard. Non c’è bisogno di grandi effetti speciali per stupire lo spettatore: per «L’attimo fuggente»  sono bastati una grande storia e la straordinaria interpretazione di Robin Wiliams. Il film fu presentato fuori concorso alla 46° Mostra del Cinema di Venezia il 14 settembre 1989 e fu subito  un grande successo.