Home Nazionale Lavoro: Claai, 45 mila pmi a rischio con irrigidimento Cigd

Lavoro: Claai, 45 mila pmi a rischio con irrigidimento Cigd

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Roma, 2 ott. (AdnKronos) – “Il controllo preventivo sui decreti di autorizzazione delle domande per la cassa integrazione in deroga avrebbe un effetto devastante per il Paese: 45mila pmi rischierebbero di andare in fumo e circa 800mila lavoratori perderebbero il loro posto”. Ad affermarlo in una nota è il segretario generale della Confederazione libere associazioni artigiane italiane (Claai), Marco Accornero, in merito all’incontro tra ministero del Lavoro, Inps e Regioni sui criteri di utilizzo della cigd.
Da questo confronto, spiega Accornero, “emerge un quadro preoccupante: ministero e Inps avrebbero la facoltà di imporre alle Regioni un controllo preventivo sui decreti di autorizzazione delle domande relative agli ammortizzatori sociali in deroga. Di fatto, in base a un controllo preventivo di compatibilità finanziaria, le imprese non potrebbero procedere alla sospensione dei lavoratori fino al momento della certificazione della copertura di ogni accordo aziendale da parte dell’Inps”, aggiunge.
Nella realtà, prosegue il segretario della Claai, “le imprese in difficoltà metterebbero in cassa integrazione parte del personale con la spada di Damocle della non preventiva autorizzazione, che potrebbe arrivare anche a distanza di mesi alla luce della mole di domande pendenti”.
In queste condizioni, spiega ancora Accornero, “le aziende sarebbero soggette, in caso di una mancata autorizzazione, a sostenere interamente i costi della mancata concessione della cassa integrazione in deroga, pur non avendo fatto lavorare i dipendenti interessati dalla cassa e rischiando così di fallire”.
La posizione del ministero del Lavoro, se confermata, conclude il segretario della Claai, “restringerebbe ulteriormente le modalità di concessione della cigd, generando indeterminatezza e confusione tanto da far avviare immediatamente le procedure di licenziamento al posto dell’iter di richiesta di cassa integrazione per difendere l’azienda e i residui posti di lavoro”.