Home Nazionale Lavoro: Renzi ‘di tutto per cambiare’, sinistra Pd prepara battaglia/Il Punto

Lavoro: Renzi ‘di tutto per cambiare’, sinistra Pd prepara battaglia/Il Punto

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Roma, 22 set. (Adnkronos) – Il messaggio lo ribadisce anche dagli Stati Uniti. Sul Jobs Act il governo tira dritto. “Faremo di tutto per cambiare l’Italia” e “alcune cose vanno cambiate in modo quasi violento”, scandisce Matteo Renzi da San Francisco. E chi intende mettere i bastoni tra le ruote, accarezzando l’idea di una rivincita dopo la sconfitta al congresso, si metta l’anima in pace. Questo secondo messaggio, tutto interno al Pd, il premier lo fa recapitare a due fedelissimi, Luca Lotti e Francesco Bonifazi. Avari di dichiarazioni, oggi sono intervenuti entrambi via comunicato.
Chi ha perso le primarie, avverte Lotti, non può pensare di dettare la linea. E Bonifazi: “I nostalgici delle vecchie ideologie si mettano l’animo in pace”. Al netto dei toni accesi di Renzi e dei suoi, la linea del premier-segretario non avrà grossi problemi ad essere quella del Pd. La Direzione di lunedì prossimo, che si esprimerà sul Jobs Act, è a maggioranza renziana. Un dato numerico di cui la minoranza è ben consapevole e per questo prepara la battaglia, a colpi di emendamenti, in Parlamento dove gli equilibri sono diversi.
Ma dietro lo scontro, mai così violento da quando Renzi è segretario del Pd, i pontieri sono lavoro per trovare una sintesi. Lorenzo Guerini, Roberto Speranza, Matteo Orfini cercano una mediazione. Domani sera Area riformista, la componente che si ritrova attorno a Speranza, si riunirà a Montecitorio per fare il punto. Domani saranno esaminati anche gli emendamenti della minoranza Pd, a cui ha lavorato la senatrice Cecilia Guerra. “Il primo punto -spiega- è che si vada verso una migliore definizione del contratto a tutele crescenti”. Sulla questione lavoro è intervenuto oggi anche il presidente Giorgio Napolitano. “Non possiamo più restare prigionieri di conservatorismi, corporativismi e ingiustizie”.
(Adnkronos) – “Mi dicono: non vorrai far arrabbiare i sindacati, non vorrai fare arrabbiare i tuoi parlamentari, non vorrai fare arrabbiare i tuoi amici? Ma arriva il momento in cui forse qualcuno lo facciamo arrabbiare, ma facendolo arrabbiare facciamo stare bene tutti”. Renzi sintetizza così dagli Usa la sua volontà di non cedere sul Jobs Act.
“Da parte nostra faremo di tutto per cambiare l’Italia e rendere il Paese più semplice, con un mercato del lavoro diverso, una classe politica dimagrita e di cui non vergognarsi, un sistema della Pa efficiente. Ma perchè questo accada c’è bisogno di un grande progetto di riforma dell’Italia”, insiste Renzi. “Per primo ho la consapevolezza che alcune cose vanno cambiate in modo quasi violento, ci vuole un cambio radicale su tutto”.
Parole che sembrano trovare eco in quelle del presidente Napolitano. “In questo paese che amiamo, non possiamo più restare prigionieri di conservatorismi, corporativismi e ingiustizie”, ha detto il capo dello Stato. “Per uscire dalla crisi sono indispensabili “politiche nuove e coraggiose per la crescita e l’occupazione”, soprattutto per i giovani.
(Adnkronos) – “Sacconi e Forza Italia cheerleaders del #JobsAct . Sono diventati di sx o Pd segue la dx?”. Stefano Fassina su twitter sottolinea così che i sostenitori del Jobs Act vanno crecati più in Ncd e Forza Italia che nel Pd. “Noi -specifica Alfredo D’Attorre- vogliamo dare una mano, non ci sono e non immaginiamo alternative a questo governo. Ma questo non significa dire a Renzi sempre di sì. Il problema è non fare cascare male i lavoratori e gli italiani”.
D’Attorre, Fassina insieme a Gianni Cuperlo, Rosy Bindi, Pippo Civati tra gli altri, domani si vedranno per fare il punto sulla linea da tenere. Ma dall’inner circle renziano si recapita il messaggio che la linea la decidono il segretario e la maggiora che ha vinto il congresso. “Ricordo a D’Attorre che il segretario del Pd è stato scelto con le primarie sulla base di un programma chiaro. Qualcun altro ha perso le primarie e ora non solo pensa di dettare la linea ma lo fa prima ancora che si svolga una discussione nei luoghi preposti, come è la Direzione del partito”, dice Lotti.
Ed ancora Bonifazi: “Trovo surreale l’agitazione che attanaglia chi non ricorda piu’ di aver perso le primarie e oggi pretende di dettare la riforma del lavoro. Sia chiaro a tutti che non si sta parlando di una riforma apparsa all’improvviso ma di un provvedimento che non solo era nel programma dell’attuale segretario del Pd, ma anche nel programma di governo che il premier ha presentato alle Camere quando ottenne la fiducia. Questo governo e’ abituato a mantenere le promesse e non accadra’ diversamente su questo fronte”.
(Adnkronos) – Al di là del dibattito interno al Pd, anche le forze politiche dell’opposizione si fanno sentire. Beppe Grillo lancia l’hastagh #CoeRenzie e ricorda “quando Renzie difendeva l’articolo 18”. Il leader M5S cita una trasmissione tv dell’aprile 2012 in cui il premier diceva: “Non ho trovato un solo imprenditore, in tre anni che faccio il sindaco, che mi abbia detto: ‘Caro Renzi, io non lavoro a Firenze o in Italia, non porto i soldi, perché c’è l’articolo 18′. Nessuno me l’ha detto”.
Nichi Vendola rivolge invece un appello al Pd perchè “prima di avventurarsi in quel vicolo cieco che é la cancellazione dell’articolo 18, io spero che dalle parti del Partito Democratico riflettano molto attentamente sulle conseguenze che questo puo’ determinare “.
Perhcè, aggiunge il leader di Sel, “la riduzione e la cancellazione dei diritti non c’entra niente con la lotta alla precarieta’. La strada che vuole intraprendere Renzi e’ la stessa di Berlusconi. Se ci sono molti che sono precari, e purtroppo ce ne sono e sono anche troppi, allora Renzi si faccia promotore di una stagione dei diritti per chi non ne ha”.