Home Nazionale Lavoro: settembre nero per Cig, 5900 euro in meno in busta paga/Adnkronos

Lavoro: settembre nero per Cig, 5900 euro in meno in busta paga/Adnkronos

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Roma, 1 nov.(AdnKronos) – Settembre nero per la cig che torna a schizzare verso l’alto: le ore richieste e autorizzate, infatti, tornano oltre i 104 milioni, con un aumento su agosto del 43,86%, un dato tra i più alti del 2014 mentre nei primi 9 mesi dell’anno del milione di lavoratori coinvolti, ben 527 mila lo sono stati a zero ore con un assenza completa di attività produttiva. E con il lavoro precipita anche la busta paga che da gennaio a settembre ha subito, per ogni singolo lavoratore, un taglio complessivo di 5.900 euro nette, pari complessivamente a 3mld e 100 mln.
Non meglio la cassa integrazione straordinaria che ha raggiunto quota 64,3 milioni di ore richieste mentre la cigo ha registrato “lo spaventoso” aumento del 265,8% su agosto. Sono Cgil e Uil a fotografare cosi’, in due report distinti, la gravità della situazione sul fronte del mercato del lavoro e l’andamento degli ammortizzatori sociali che nonostante la crisi hanno comunque garantito e “conservato” nel solo nel mese di settembre circa 615 mila posti. I dati dunque segnano una battuta d’arresto, e anche pesante, annotano ancora i sindacati, “della lieve tendenza alla riduzione registrata nelle passate rilevazioni mensili mentre si conferma la media sopra gli 80 milioni di ore al mese che ha caratterizzato gli ultimi 4 anni”. D’altra parte, “troppo timida l’inversione di tendenza rispetto alla persistenza della crisi e del processo di deindustrializzazione in atto”, commenta ancora Corso Italia.
Tra i motivi per cui le imprese chiedono sopratutto l’attivazione della Cigs le crisi aziendale che rappresentano il 47,21% del totale. Ma aumenta anche il ricorso al concordato preventivo (+176,19%) e al fallimento (+46,62%). Salgono i contratti di solidarietà (+57,47%) e le domande di ristrutturazione (172, per un +10,26%) e di riorganizzazione aziendale (183, per un +5,17%). Irrilevanti e in calo invece, registra ancora la Cgil, “gli interventi che prevedono percorsi di reinvestimento e rinnovamento strutturale dell’impresa”: solo il 5,77% del totale dei decreti (erano il 6,84% nel 2013). “Resta questo uno dei segnali più evidenti del persistere di un processo di deindustrializzazione in atto nel nostro Paese, che continua ad essere sottovalutato”, spiega.