Home Nazionale Lavoro: timori su sponda Berlusconi, cresce fronda nel Pd/Adnkronos

Lavoro: timori su sponda Berlusconi, cresce fronda nel Pd/Adnkronos

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Roma, 18 set. (Adnkronos) – Nessuna sponda da Forza Italia sul Jobs Act. Silvio Berlusconi l’avrebbe offerta e Matteo Renzi rifiutata. Questa la versione che è stata diffusa dell’incontro di ieri a palazzo Chigi tra il premier e il Cavaliere. Una versione confermata anche oggi da uno dei partecipanti all’incontro: “Sì, è andata più o meno così… Comunque il patto del Nazareno riguarda solo le riforme istituzionali e la legge elettorale”, puntualizza. Eppure nella sinistra del Pd, il sospetto del ‘soccorso azzurro’ agita le acque e forse, non a caso, gli stessi esponenti dem che ieri, nei capanelli del Transatlantico, non drammatizzavano per il momento la questione lavoro, oggi hanno inasprito i toni.
A Stefano Fassina e Cesare Damiano, che per primi hanno aperto il fronte critico, si sono aggiunti Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo e anche il presidente dell’assemblea del Pd, Matteo Orfini. Chiedono tutti una discussione nel partito, tra governo e gruppi parlamentari (lo sollecita Damiano) e quindi un chiarimento su quali siano le reali intenzioni del governo in materia. Renzi ha garantito una Direzione ad hoc, si terrà il 29 settembre.
Ma, osserva un big della minoranza Pd, “meno si affrontano negli organismi dirigenti certe materie, meglio è… Lo schemino lo conosciamo: si fa una Direzione, si parla un po’, si vota. E sappiamo già che l’esito del voto sarà quello che vuole Renzi. Così, poi, potrà dire: ma come abbiamo discusso e abbiamo votato! Copione già visto…”. Ma non c’è solo il fronte lavoro. Con l’annuncio della calendarizzazione la prossima settimana al Senato della legge elettorale, la minoranza si appresta a dare battaglia sulle modifiche all’Italicum. Innanzitutto sulle liste bloccate. “Con un Senato che prevede l’elezione di secondo grado, non si può non dare ai cittadini il diritto di scelta sulla Camera. E’ la democrazia”, sottolinea Miguel Gotor.
(Adnkronos) – ‘Chiarimento’ è la parola d’ordine. La minoranza insiste perchè Renzi dica cosa intende fare realmente sul lavoro. Lo fa Bersani, innanzitutto. “E’ assolutamente indispensabile che il governo dica al Parlamento cosa intende fare nel decreto delegato sul lavoro, perche’ si parla di cose serie” mentre “leggo oggi sui giornali, come attribuite al governo, delle intenzioni ai miei occhi surreali. In alcuni casi si descrive un’Italia come vista da Marte”.
Renzi, dice Bersani, “deve chiarire quali sono i contenuti precisi, perche’ l’emendamento che e’ stato presentato, sulla carta, lascia aperta qualsiasi interpretazione”. Cuperlo chiede intanto che si cancelli “la caricatura degli innovatori da una parte e dei Flintstones dall’altra. Se gli innovatori sono la destra che pensa di uscire dalla crisi riducendo i diritti, io penso sia giusto stare dall’altra parte. Se invece l’innovazione è mettere al centro l’estensione di quei diritti anche a chi ne è privo, si apre non un sentiero ma un’autostrada”.
“Credo che nel Pd e in Parlamento -aggiunge Cuperlo- sia necessaria una discussione per arrivare ad un testo che abbia il segno dell’equità e metta al centro l’estensione dei diritti a chi non li ha”. E c’è anche Orfini a mettere in chiaro che servono ‘correzioni’: “I titoli del jobs act sono condivisibili. Lo svolgimento meno: ne discuteremo in direzione, ma servono correzioni importanti al testo”. Infine Pippo Civati propone di indire un referendum sull’art.18: “Andiamo a chiedere alla nostra famosa base cosa pensa dell’articolo 18. Apriamo i circoli e montiamo i gazebo, magari proprio sabato 18 ottobre, e facciamo un bel referendum, come previsto dall’articolo 27 dello statuto del Pd”.
(Adnkronos) – Mentre la minoranza alza i toni sul lavoro, intanto la delega è passata oggi in commissione al Senato con l’ok di tutti i membri Pd. “Dobbiamo dare risposte a oltre 6 milioni di disoccupati, non fare un altro seminario. Il Pd ha votato compatto il jobs act del governo Renzi, forse per qualcuno è una bad news”, commenta il senatore renziano Andrea Marcucci. I due vicesegretari dem, Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani, garantiscono che ci sarà confronto e scommettono sul fatto che il “Pd alla fine sarà unito”.
Una sintesi andrà trovata anche sulle modifiche all’Italicum. Nel Pd e soprattutto con Fi, vista l’accelerazione concordata nell’incontro di ieri a palazzo Chigi tra Renzi e Berlusconi. Ieri sera c’è stata una riunione della minoranza dem sul capitolo riforme e legge elettorale. I punti da cambiare sono i soliti: liste bloccate, soglie e quindi inserire la parità di genere. Un lavoro corposo che spinge Alfredo D’Attorre, bersaniano, a chiedere che l’esame della legge elettorale venga rinviato. Ci sarebbero altri provvedimenti, vedi il lavoro, da discutere. Troppa carne al fuoco, insomma.
Non ne è convinto il collega Gotor, stretto collaboratore di Bersani e membro della commissione Affari costituzionali del Senato dove, la prossima settimana, sarà calendarizzato l’Italicum. “L’iter sta per partire e non si può fermare. Anzi, iniziamo a lavorare presto perchè c’è una discussione approfondita da fare. A partire dalle liste bloccate. Quando l’Italicum è stato votato alla Camera, non sapevamo che saremmo andati verso un Senato non elettivo. Questo rende assolutamente necessario introdurre per la Camera meccanismi di scelta dei candidati”.