Home Nazionale L’Ebola e l’Italia: “Sì ai controlli ma no alla paura dello straniero”

L’Ebola e l’Italia: “Sì ai controlli ma no alla paura dello straniero”

0

(AdnKronos) – No alla paura dello straniero. Per contrastare con efficacia la diffusione del virus dell’Ebola è necessario “intensificare la cooperazione socio-sanitaria tra i popoli, mettere in campo politiche di prevenzione e aumentare i controlli. Senza creare però allarmismo”. E’ quanto afferma all’Adnkronos Salute il presidente dell’Amsi – Associazione medici di origini straniera in Italia, Foad Aodi, intervenuto a Roma alla Conferenza sulla salute nell’area del Mediterraneo.
L’evento, organizzato dal ministero della Salute in collaborazione con la Commissione europea, vuole promuovere il ruolo dell’Italia sia nell’ambito dei rapporti con i Paesi del Mediterraneo, sia nell’ottica di solidarietà, rafforzamento di partnership e crescita condivisa dei sistemi sanitari.
Ma l’attenzione e l’impegno internazionale nella lotta a Ebola in Africa sta mettendo in secondo piano un altro nemico potente e insidioso in quell’area del mondo: la malaria.
A temere i contraccolpi di un ‘effetto Ebola’ è Fatoumata Nafo-Traoré, la responsabile di ‘Roll Back Malaria Partnership’. “Comprensibilmente – dice l’esperta alla ‘Bbc online’ – tutta l’attenzione degli operatori sanitari è concentrata su Ebola”. Per questo le aree delle strutture sanitarie di solito piene di pazienti con la malaria stanno diventando “luoghi fantasma”.
Il fatto è che le due malattie spesso si sovrappongono: nel 2012 la malaria ha ucciso 7mila persone nei tre Paesi africani più colpiti da Ebola, e molti sono bambini. Ora che Sierra Leone, Liberia e Guinea stanno lottando contro il virus emorragico, Nafo-Traoré teme che i recenti progressi nella prevenzione della parassitosi vadano in fumo.
“Siamo tutti d’accordo – afferma – che nessun bambino dovrebbe morire per la malaria, perché abbiamo gli strumenti per prevenirla e trattarla. Ma ora, comprensibilmente, tutta l’attenzione degli operatori sanitari è concentrata su Ebola. Vediamo di solito letti d’ospedale con tre bimbi insieme perché non c’è spazio, ma ora queste guardie pediatriche sono diventate aree fantasma, perché non ci sono operatori. Così non sappiamo chi ha la malaria e chi sta morendo per questa malattia”, oggi curabile.
Insomma, “siamo davvero preoccupati che Ebola freni i progressi nella lotta alla malattia”. Uno dei problemi è che i sintomi delle due patologie sono simili, almeno nella fase iniziale, come abbiamo visto anche nei vari falsi allarmi registrati finora in Italia. E questo influisce sul comportamento dei pazienti. “Al momento, quando le persone hanno la febbre evitano di andare negli ospedali perché hanno paura di essere trattenute nei centri per l’Ebola. Stiamo lavorando per garantire che siano eseguiti i test antimalaria e che siano distribuiti i farmaci. E’ importante un approccio coordinato”, anche per ridurre il numero di casi di malaria e “non sovraffollare inutilmente i centri per l’Ebola”.
Intanto l’Australia ha fermato temporaneamente la procedura per il rilascio del visto alle persone provenienti dai Paesi africani maggiormente colpiti dall’Ebola. Le nuove regole, ha detto in Parlamento il ministro per l’Immigrazione Scott Morrison, verranno applicate per Sierra Leone, Liberia e Guinea.