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L’industria aretina nel I trimestre 2014

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I dati dell’Osservatorio congiunto Camera di Commercio – Confindustria sulle imprese manifatturiere con più di 10 addetti

Dopo un 2013 caratterizzato da un costante segno positivo, anche se non particolarmente vigoroso, i primi tre mesi del 2014 presentano una decisa accelerazione: la crescita della produzione industriale delle imprese manifatturiere con più di 10 addetti si porta infatti a +3,5% rispetto al primo trimestre 2013.

Anche il fatturato ha un andamento positivo (+1,7%) ma meno brillante rispetto alla produzione. I mercati esteri continuano ad essere più vivaci di quello nazionale: le vendite effettuate oltre confine presentano una crescita sensibilmente superiore a quella media provinciale (+5,1%).

Produzione manifatturiera – provincia di Arezzo

Variazione % sullo stesso periodo dell’anno precedente
Complessivamente le imprese provinciali presentano una propensione marcata ad operare all’estero, testimoniata dal fatto che la quota di fatturato realizzato sui mercati  internazionali raggiunge in media il 33% e tocca il 59% nel caso di imprese esportatrici.

L’indicatore degli ordini in portafoglio presenta un confortante +6,1% che può rappresentare un elemento utile per formulare ipotesi circa l’attività del trimestre successivo.

L’occupazione invece fa segnare una sensibile battuta di arresto dello 0,9% rispetto al primo trimestre del 2013.

I  settori di attività

Il segno positivo riscontrato per il complesso dell’economia, a livello settoriale è determinato fondamentalmente dal settore orafo che cresce del 25% in termini produttivi nei primi tre mesi dell’anno. Anche il fatturato riporta variazioni positive anche se più contenute: sulla variazione del valore delle vendite incide però pesantemente la flessione del 23,5% del prezzo dell’oro verificatasi nello stesso periodo, di cui si deve necessariamente tenere conto per una corretta interpretazione dell’andamento di questo indicatore. Cresce anche il fatturato estero (+12,3%) ma questa volta meno di quello complessivo: anche in questo caso si deve tener conto di un fenomeno sottostante, quello del cambio euro/dollaro, che presentando nel periodo considerato un incremento del 3,7%, potrebbe aver contribuito a comprimere il valore in euro dei prodotti esportati.

Oltre all’oreficeria, solo altri due settori presentano incrementi produttivi: il legno-mobilio (+1,7%) e il tessile-abbigliamento (+0,6%).

Tutti gli altri comparti sono invece in flessione: dal pelli-cuoio-calzature (-2,5%), all’elettronica-apparecchiature elettriche (-4,9%) alle altre manifatture (-2%). Nei macchinari, infine, si osserva una contrazione particolarmente marcata (-26,3%) che trova conferma anche nel fatturato (-28,8%); più incoraggianti, in prospettiva, gli ordinativi che risultano in crescita dell’11,2%.

Le dimensioni di impresa

Scendendo nel dettaglio dimensionale le performance appaiono piuttosto diversificate.

Le piccole imprese (da 10 a 49 addetti) registrano una crescita del 3,1% per la produzione e del 2,1% per il fatturato, mentre l’occupazione accusa una flessione del 2%. Positivi i dati degli ordinativi che segnano complessivamente una crescita dell’8,7%.

Diversi i risultati per le medie imprese con un numero di addetti compreso tra i 50 e i 249. In termini produttivi queste riportano una variazione negativa (-0,6%) che però non si riflette sul fatturato (+0,5%) e neppure sull’occupazione (+1,2%). Anche le prospettive per il breve periodo sembrano in miglioramento con la domanda che cresce a due cifre sul mercato estero (+11,4%) e solleva in terreno positivo il dato complessivo (+1,4%).

Decisamente più brillante la performance delle aziende più grandi quelle cioè da 250 addetti in su, che riportano una variazione della produzione a due cifre (+15,2%) anche se non del tutto confermata dal fatturato (+2,7%). Buoni i risultati degli ordinativi che crescono del 2% grazie in particolare alla componente estera (+4,3%). Stazionario il dato occupazionale (0,1%).

L’EXPORT ARETINO NEL I TRIMESTRE 2014

Il manifatturiero aretino anche nel I trimestre dell’anno continua a presentare un andamento a prima vista negativo (-19,2%). Come più volte ricordato, l’esame dei flussi aretini necessita però di un accurato approfondimento a causa della presenza di produzioni particolari come quella dei metalli preziosi e degli oggetti di oreficeria che rappresentano insieme oltre il 60% dell’export provinciale. In questo caso sono i metalli preziosi la componente che contribuisce in maniera determinante alla contrazione complessiva: nei primi tre mesi del 2014 infatti il valore delle esportazioni si è più che dimezzato rispetto al primo trimestre del 2013 (-52,3%) passando dagli oltre 954 milioni di euro a poco più di 455. Sicuramente la già citata diminuzione del 23,5% del prezzo dell’oro ha inciso in tale andamento ma non lo ha determinato in via esclusiva.

A conferma del dato a consuntivo dell’indagine crescono sensibilmente le esportazioni orafe (+20,3%) e, considerando la flessione dei prezzi, ne consegue che l’incremento reale risulta quindi sottostimato. Al netto di queste due componenti fondamentali, il comparto manifatturiero si muove ampiamente in terreno positivo (+9,1%), con una presenza diffusa di segni positivi. Il sistema moda raggiunge complessivamente il 15,5%: tutte le specializzazioni sono in crescita, dal tessile (+21,3%), all’abbigliamento (+20,2%), agli articoli di pelletteria (+16,6%) e alle calzature (+1,5%).

Fra gli altri settori principali in termini di valore dell’export, possiamo evidenziare i prodotti chimici (+7,3%), i macchinari (+8,2%), l’elettronica (+7,2%), i prodotti alimentari (+11,2%) e le bevande, costituite in prevalenza da vino, (+9%).

Fra i comparti in flessione troviamo le apparecchiature elettriche (-5,5%), i prodotti in metalli (-0,1%), gli autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (-6,7%) e gli articoli in gomma e materie plastiche (-6,5%).

Esportazioni manifatturiere provincia di Arezzo

I trimestre 2013 – 2014

“  Questa prima rilevazione del 2014 commenta il Presidente della Camera di Commercio Andrea Sereni – offre segnali soddisfacenti  per quanto concerne la produzione , il fatturato ed gli ordinativi. Il quadro complessivo è comunque ancora caratterizzato da una grande incertezza e in taluni casi da evidenti difficoltà. Mi riferisco sopratutto alla crescita occupazionale e alle situazione nella quale versano   le imprese che operano solo sul mercato interno. E’ del tutto evidente che un modello di sviluppo basato solo sul traino dei mercati esteri nel medio periodo non consente di ottenere una vera e propria uscita dalla crisi. Infatti non è possibile disconoscere  l’importanza dell’impulso all’economia che può dare il mercato interno, soprattutto considerando che la gran parte del tessuto economico è costituito da micro e piccole imprese che difficilmente riescono ad operare all’estero.

Comunque la propensione all’export delle nostre imprese è particolarmente rilevante: si tratta di  imprese di medie dimensioni, particolarmente strutturate e che hanno saputo innovarsi , sopratutto nei comparti moda ed oreficeria, anche nelle fasi più acute della crisi Le Camere di Commercio costituiscono l’interlocutore “pubblico” più vicino alla realtà economico-produttiva: una vicinanza che può essere resa più sensibile alle esigenze che da tale realtà scaturiscono ma che ritengo abbia nel corso di questi anni supportato e sostenuto l’azioni delle nostre imprese, sopratutto sul versante dell’internazionalizzazione. Una breve riflessione sul taglio, a partire dal 2015, del diritto annuale. Come   imprenditore e   Presidente di Camera di Commercio, la più importante   espressione del sistema imprenditoriale,  non posso che salutare  con la massima  soddisfazione la  già  annunciata minore tassazione a carico delle imprese italiane realizzata solo parzialmente con il  taglio del 50% del diritto annuale. Al tempo stesso però è necessario porsi alcune domande: come  e da chi saranno espletate tutte quelle azioni promozionali che, con i 50 € in media per ogni impresa previsti a partire dal prossimo anno, non potranno essere più realizzate?

Chi, ad esempio, in luogo della Camera di Commercio  di Arezzo si occuperà e finanzierà il Polo Fieristico cittadino, i corsi universitari più utili al sistema locale delle imprese e , più in generale,  le azioni di alternanza scuola-lavoro, la partecipazione alle 30 fiere nazionali ed internazionali, le oltre 50 manifestazioni realizzate sul territorio provinciale, gli interventi a favore del credito, della formazione professionale, della cultura,del turismo, del commercio e per la valorizzazione dell’agricoltura ?

Si tratta di interventi concreti, in grado di far crescere il numero delle imprese e l’ occupazione ma sopratutto necessarie per creare migliori condizioni per lo sviluppo delle imprese. Interventi in grado anche di aumentare la cultura di impresa ed il sistema produttivo italiano la cui capacità di penetrazioni all’estero, il “made in Italy” poggia, in massima parte, su una serie di valori intangibili  che, grazie anche all’azione delle Camere di Commercio, sono, giorno dopo giorno, sviluppati e  rafforzati.”

 “A chiusura del commento sui dati congiunturali del quarto trimestre del 2013- dice Andrea Fabianelli, Presidente di Confindustria Arezzo – rivolsi ai tutti i colleghi industriali un forte appello perché quello doveva essere il momento del massimo sforzo. L’impegno c’è stato ma con risultati esterni purtroppo insoddisfacenti.

Nel primo trimestre del 2014 si è registrata una piccola accelerazione: il dato sulla produzione delle imprese manifatturiere, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ha fatto registrate un + 3,5%. Anche il fatturato è cresciuto di un + 1,7%. Nonostante questi pochi dati in positivo la situazione generale è ancora molto complessa , anzi ,è ancora pesante.

Il dato occupazionale purtroppo è ancora fortemente negativo e chissà per quanti anni ancora: nessuno spiraglio all’orizzonte . La situazione oggettiva di una parte ancora troppo rilevante delle aziende aretine, salvo pochissimi casi, è ancora a tinte oscure come negli anni più bui della crisi. Continua il ricorso alla cassa integrazione; ci sono aziende dove gli imprenditori sono costretti a nuove riduzioni di personale; è impossibile parlare di nuovi investimenti; la fiducia nel futuro non c’è, cresce invece la sfiducia.

L’unico dato certo è che i mercati esteri sono più vivaci di quelli nazionali: oltre i nostri confini la crescita fa registrare un + 5,1%, sensibilmente superiore a quella fatta registrare sul territorio provinciale. Purtroppo fino a quando non decollerà nuovamente il mercato interno, nulla di buono è in vista.

Il fatturato sui mercati esteri raggiunge in media il 33% e tocca il 59% nel caso di aziende tipicamente esportatrici.

Gli ordini in portafoglio fanno registrare un +6,1%, dato confortante ma non mi sento di fare previsioni  sul prossimo trimestre.

Nei diversi settori il dato trimestrale dell’orafo(gioielleria) è un caso a sé: fa registrare un + 25% di produzione, un + 15% di fatturato all’interno e un +12,3% all’estero, mentre gli ordini registrano due dati molto vicini: + 22,7% all’interno e + 22,8% all’estero.

Tra le aziende fanno registrare numeri migliori quelle da 10 a 49 addetti e quelle da 250 addetti e oltre : i problemi sono nella fascia di mezzo.

Chiudo dicendo: sappiamo che la situazione tornerà lentamente ad avvicinarsi ad una fase più equilibrata quando ripartirà –ma tra quanti anni ? – anche il mercato interno, ripartenza che dipende in primo luogo  dalle scelte dell’Europa quando l’intera Ue deciderà di puntare e concretamente alla lotta alla disoccupazione con politiche di crescita e  di  sviluppo.

Oggi il premier Renzi ha detto “lotta alla disoccupazione o rischio di instabilità”.

Al momento noi, tutti insieme, possiamo solo fare pressione sul  governo italiano e su Bruxelles per una sempre più accentuata pressione in sede europea, mentre all’interno dobbiamo implementare, razionalizzandole, tutte le occasioni possibili per allargare e potenziare la presenza e la competitività delle nostre aziende sui mercati internazionali. Aspettando il mercato interno puntiamo sulle esportazioni”.