Home Cultura e Eventi Cultura Lo scrigno inesauribile della Fortezza

Lo scrigno inesauribile della Fortezza

0

In occasione dei controlli che la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana sta conducendo nell’area della Fortezza Medicea nell’ambito dell’intervento di restauro e ripristino che l’amministrazione comunale ha da tempo intrapreso, nella fascia antistante il muro difensivo che raccorda il bastione del Soccorso con il bastione della Diacciaia è tornato alla luce, tra l’altro, un edificio residenziale di età romana di cui sono stati individuati per ora tre ambienti, due dei quali, parzialmente indagati, conservano resti in posto di intonaco parietale dipinto e piani pavimentali musivi. L’edificio, situato nel settore nord-est del pianoro sommitale del poggio di S. Donato, si affacciava sulla valle sottostante prossimo alle ripide pendici di questo lato dell’altura.
“Sono orgoglioso – ha sottolineato il sindaco Giuseppe Fanfani – di avere scelto otto anni fa la Fortezza come sito dove investire. Quando finiremo, chiunque ama la cultura avrà un luogo unico a cui volgersi”.
“I lavori vanni avanti – ha aggiunto l’assessore Franco Dringoli – e le sorprese non accennano a finire. Mura medievali, selciati di strade, paramenti di vecchie fortificazioni, porte di accesso, chiese antiche e adesso la città romana”.
“In effetti – così il direttore dei lavori Maurizio De Vita – la Fortezza è cambiata oltre le nostre stesse aspettative. È un palinsesto di discontinuità storiche e un’occasione straordinaria di scoperta”.
E a proposito di scoperte, in merito a quest’ultima, il soprintendente archeologo Silvia Vilucchi ha subito rimarcato come sia “strana l’ubicazione di quella che ha l’aria di essere una domus. Siamo infatti nella zona più scoscesa e ventosa dell’altura, la città si sviluppava dalla parte opposta del colle grazie a fattori ambientali e terrazzamenti naturali più favorevoli. Una presenza, dunque, che non ci saremmo aspettati”.
Il quadro completo della situazione lo ha fatto Andrea Pessina, responsabile della Soprintendenza archeologica della Toscana: “è oramai evidente a tutti che ad Arezzo siano in corso scoperte archeologiche tra le più importanti della Toscana. Il ricordo recente della chiesa e della cripta di San Donato in Cremona adesso è affiancato dal rinvenimento di un edificio residenziale di pregio che è, credo, solo l’inizio. È prematuro pensare a cosa faremo, certo non possiamo non porci il quesito della loro valorizzazione. Intanto, con un contributo della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, si procederà a breve alla prosecuzione dell’indagine archeologica in particolare in direzione sud, al fine di portare in luce integralmente l’edificio di età romana individuato e i suoi preziosi rivestimenti pavimentali, anche al fine di fornire indicazioni nel merito all’amministrazione e procedere alla redazione di un apposito progetto di salvaguardia e valorizzazione del sito, per la futura fruizione anche di questa straordinaria testimonianza dell’antica Arretium conservata sotto la struttura difensiva medicea”.

L’ambiente ha rivelato la presenza di un piano pavimentale musivo di fattura raffinata con decorazione “a nido d’ape” composto da esagoni delineati con tessere nere su fondo campito con tessere bianche, straordinariamente conservato sotto livelli di distruzione e di abbandono che lo hanno sigillato: l’ambiente e il pavimento musivo, fin qui visti per un’ampiezza di 5,40 per 0,80 metri, proseguono in direzione est, ovest e soprattutto sud, verso il centro del pianoro.
Un secondo ambiente mostra la presenza di un tappeto musivo con decorazione “a stuoia” con rettangoli delineati a tessere nere su fondo a tessere bianche disposti attorno a un quadrato centrale campito in nero, con diverse lesioni e lacune, una delle quali, particolarmente ampia, rivela un’integrazione in cocciopesto attestante un intervento di restauro di età antica: sul lato nord l’ambiente presenza un’apertura con una soglia in pietra. Un terzo ambiente deve essere ancora indagato.
Le pareti degli ambienti descritti, conservate per circa mezzo metro di altezza, presentano uno spesso intonaco parietale dipinto: motivi di conservazione hanno fin qui suggerito di non portare completamente in vista la decorazione pittorica che presenta colori rosso, giallo, verde e bruno su fondo bianco.
I piani pavimentali rinvenuti, ascrivibili all’età augustea-giulio claudia (fine I a.C. – decenni iniziali I d.C.), che trovano confronti stringenti tra l’altro con mosaici della villa dell’Ossaia di Cortona, erano sigillati sotto livelli di abbandono e di crollo delle coperture fittili. Sopra lo strato di crollo dell’ambiente sud sono attestate frequentazioni e riusi successivi all’abbandono del sito, in particolare con la presenza della sepoltura, solo parzialmente vista, di un inumato che reca una lunga spada (?) in ferro.