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L’utilizzo della PET/TC nei tumori della prostata

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L’utilizzo della PET/TC nei tumori della prostata

AREZZO – Si parlerà di tumori della prostata sabato prossimo all’Auditorium del San Donato. O meglio, di un esame diagnostico di fondamentale importanza in campo oncologico che viene effettuato in medicina nucleare (Pet/Tc).

Il carcinoma prostatico rappresenta l’11% di tutte le neoplasie maligne con una incidenza che in Europa è stimata in 2.6 milioni di nuovi casi/anno e con una mortalità pari a circa 31 persone ogni centomila abitanti all’anno. Oltre all’età, ulteriori fattori di rischio sono rappresentati dai livelli medi di testosterone, la familiarità e una dieta ricca di grassi.
Dal punto di vista strumentale, la Pet/Tc è un esame diagnostico di fondamentale importanza in campo oncologico che viene effettuato in medicina nucleare, ed è in grado di studiare il metabolismo dei vari organi. La sigla Pet (Positron Emission Thomography ) sta per tomografia a emissione di positroni; in sintesi il tomografo Pet è una macchina in grado di registrare le radiazioni gamma emesse dai pazienti ai quali vengono somministrate opportune sostanze in grado di studiare la vitalità dei tumori. Presso la Medicina Nucleare dell’ospedale San Donato di Arezzo da 9 anni è in funzione una Pet/Tc acquistata a suo tempo dal Calcit, con la quale vengono eseguiti oltre 1.400 esami all’anno.

Nel caso dei tumori prostatici, è utilizzato per lo studio delle recidive locali, metastasi linfonodali, localizzazioni a distanza, ripresa di malattia, ecc.

Obiettivo principale del convegno in programma sabato prossimo è quello di mettere a confronto varie figure professionali per individuare percorsi diagnostici, clinici ed assistenziali. Verranno affrontati aspetti tecnico scientifici grazie alla presenza di relatori esperti nei vari settori.

Altro obiettivo dell’evento è risolvere problematiche tecnico/organizzative che si incontrano nello svolgimento della normale attività lavorativa.

La tavola rotonda, che riunirà i medici nucleari dei vari centri toscani, intende stimolare una discussione costruttiva con la partecipazione sia di coloro che hanno già esperienza lavorativa nello specifico settore, sia di quelli che si accingono ad affrontare tali problematiche per la prima volta. Troppo spesso le competenze in campo sanitario risultano eccessivamente parcellizzate creando superspecialisti che poco comunicano con altri esperti. Nel tentativo di favorire un dialogo trasversale, una sorta di osmosi culturale, la presenza del clinico a fianco degli esperti di imaging, potrà migliorare le conoscenze scientifiche nell’interesse dei pazienti.