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Mattesini: sistema integrato dei servizi per l’infanzia del Comune di Arezzo

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Mattesini: sistema integrato dei servizi per l’infanzia del Comune di Arezzo
Donella Mattesini

Nel 2007, quando il Comune di Arezzo approvò il “sistema integrato dei servizi all’infanzia” lo fece a partire da alcuni obbiettivi:

1) ridurre le liste di attesa, che all’epoca erano di circa 600 bambini per i nidi (0-3 anni);

2) promuovere ed organizzare un percorso che perseguisse l’innalzamento della  qualità di tutti i servizi all’infanzia, indipendentemente dalla loro natura pubblica o no, e dalla tipologia di gestione.

Nacque così il “sistema integrato” e ciò fu il risultato  di un  lungo e serrato confronto tra tutti i soggetti istituzionali e non,  che offrivano servizi all’infanzia: dal Comune alle Materne Statali, dalla FISM al privato sociale; soggetti  che sino a quel momento lavoravano in modo separato e non dialogante.

Fu un percorso che coinvolse (e che ancora oggi dovrebbe coinvolgere) tutti i soggetti istituzionali interessati, i soggetti gestori, i genitori ed il personale, nella  convinzione che si stava attuando una riforma di sistema,  unica nel suo genere e che i cambiamenti per essere veri e duraturi hanno necessità di reale condivisione .

Il percorso inizio’ con il passaggio di varie Sezioni di scuola materna comunale allo Stato e con le risorse risparmiate furono aperti nuovi nidi arrivando in poco tempo all’esaurimento delle liste di attesa ed oggi il Comune di Arezzo, anche sulla base dell’attivazione del servizio integrato, copre il 38% della domanda potenziale, a fronte di un 10% a livello nazionale ed Arezzo è tra i territori che offre  la più alta risposta.

Deve essere ancor oggi chiaro, che il “sistema integrato”” non è  la somma dei servizi  offerti, ma un percorso condiviso che ha strutturato nuove regole nel funzionamento, nei percorsi di formazione e coformazione, nell’organizzazione, nell’unitarietà dell’offerta, nelle regole e nei criteri di valutazione e controllo.

La nascita del sistema integrato, pur nelle totale rispetto delle altre esperienze educative,  è partito dalla consapevolezza del valore dell’esperienza  qualitativa dei servizi per l’infanzia comunali, il cui modello è stato ed è di riferimento per molte realtà nazionali ed internazionali. Ed è anche per questo che uno dei “capisaldi” del sistema integrato (per quanto attiene i servizi a titolarità del Comune ) stava, e credo debba ancora stare, nel mantenimento di un nucleo a gestione diretta e ciò al fine di mantenere viva e di riferimento effettivo,  l’esperienza didattico/formativa, da cui partire anche nei percorsi di formazione e coformazione. Un nucleo che serva quindi a non disperdere ma valorizzare l’esperienza di grande qualità dei servizi  comunali e  che possa accompagnare e sostenere nel mantenimento di processi di qualità e di unitarietà didattico anche i processi di gestione non diretta dei servizi comunali stessi.

Va precisato ancora una volta  il fatto che i servizi la cui titolarità è del Comune,  nel caso di affidamento  della gestione a soggetti esterni, rimangono sempre servizi comunali  (sono esternalizzati nella gestione e non privatizzati) ed è quindi ovvio che anche il contenuto didattico deve essere unitario, indipendentemente dal soggetto gestore; ma proprio per la omogeneità nella qualità e nell’offerta didattica dei servizi comunali, necessita del mantenimento di un nucleo a gestione diretta, che svolga la sua funzione anche attraverso la formazione congiunta del personale dipendente del Comune e del personale dei soggetti gestori esterni.

La sfida ancora oggi deve essere la qualità educativa  del sistema integrato, ma accanto ad esso serve anche  tenere insieme la qualità, l’ampliamento dell’offerta, le regole dell’accesso e la flessibilità delle offerte che sostenga le famiglie nella difficile gestione dei rapporti tra vita familiare  e vita lavorativa.

Ritengo sbagliata la contrapposizione tra gestione diretta e gestione dei servizi comunali a gestione del privato sociale: il punto  deve essere a mio avviso, la coerenza con l’impianto del servizio integrato che mi sembra abbia ancora in sè elementi di grande forza ed innovazione.

Coerenza vuol dire a mio avviso, mantenere quel nucleo di servizi a gestione diretta , sotto al quale non si deve assolutamente scendere, a meno che non si voglia cambiare la strutturazione del servizio integrato.

Se è vero che in pochi anni ci sono stati ed ancora ci saranno un numero elevato di pensionamenti che non è stato possibile ricoprire a causa delle norme restrittive sul  turnover, passando così al privato sociale la gestione di alcuni servizi,  va anche riconosciuto al Comune che nelle poche assunzioni possibili, alcune di esse hanno riguardato la scuola.

Ad oggi quello che serve in modo chiaro è definire una volta per tutte, il nucleo  a gestione diretta sotto il quale non si deve scendere ed utilizzare le norme contenute nel decreto di riforma della Pubblica amministrazione e cioè l’aumento del 20% ogni anno delle assunzioni, prevedendo un chiaro impegno politico che nel prossimo piano per le assunzioni siano garantite le assunzioni che permetteranno di garantire il nucleo a gestione diretta. E nel contempo rafforzare il percorso di regole per i criteri e le valutazioni legate al controllo.

Con questa chiarezza di intenti e di impegni, credo si possa ulteriormente sviluppare, anche nei giorni che separano dall’ipotizzato Consiglio comunale aperto, il confronto con tutti i soggetti interessati, fuori da ideologismi e rigidità. Al centro c’è l’interesse dei bambini ad avere servizi e servizi di qualità, che sono in primo luogo servizi educativi, ma che svolgono anche un ruolo straordinario nella conciliazione dei tempi di vita delle famiglie ed in particolare delle donne.

Dobbiamo spogliarci  dalle vesti partitiche o gestionali.

Il servizio integrato per sviluppare appieno le sue potenzialità necessita di un punto di partenza imprenscindibile: la conoscenza ed il rispetto delle esperienze altrui,  strutturando e monitorando quel “patto educativo ” che vede protagonisti soggetti con storie diverse, ma che condividono la sfida del diritto dei bambini e delle bambine ad avere servizi di socializzazione ed educativi.