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Medicina: Science, in Italia ‘biothriller’ traffico virus

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Roma, 5 set. (AdnKronos Salute) – Lo spettro di una scienza corrotta e amorale si fa largo in un articolo che appare oggi su ‘Science’ on line, in cui si descrive un possibile contrabbando di virus effettuato da alcuni ricercatori italiani. “Scienziati trafficanti di virus potenzialmente pericolosi. Dirigenti di aziende che fabbricavano e vendevano un vaccino animale illegale. Funzionari governativi corrotti che hanno chiuso un occhio. Un rapporto dei Carabinieri del Nas contiene tutti gli ingredienti di un biothriller”, assicura la rivista. Si afferma infatti che “tra il 2000 e 2008 un’organizzazione criminale di circa 40 persone è stata accusata di aver usato la lotta contro l’influenza aviaria per proprio tornaconto personale e forse anche di aver contribuito a diffondere la malattia”.
“La relazione di 400 pagine, non pubblicata ma acquisita da Science – precisa l’autrice dell’articolo, Laura Margottini – è il culmine di un’inchiesta della Procura di Roma durata quasi 10 anni durante la quale sono stati intercettati i personaggi chiave. Tra i bersagli anche Ilaria Capua, ricercatrice nel campo dell’influenza aviaria negli animali all’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie (Izsv) a Legnaro. Con lei sono accusati anche i colleghi Stefano Marangon e Giovanni Cattoli (dirigenti presso il settore italiano dell’azienda produttrice di vaccini animali Merial), funzionari del ministero della Salute, afferenti a enti pubblici di ricerca, veterinari impiegati nel settore avicolo italiano”.
(Adnkronos Salute) – Science, che “ha potuto esaminare la relazione completa insieme ai documenti governativi relativi e alle trascrizioni delle telefonate”, fa sapere che “Capua, eletta deputato nel 2013, respinge le accuse, e sospetta che possano essere motivate politicamente, sebbene preferisca evitare di speculare su chi l’avrebbe scelta come bersaglio e perché”.
Secondo la rivista, “il rapporto dei Carabinieri descrive una miriade di operazioni svolte per un periodo di 8 anni e riguarda anche le due epidemie d’influenza aviaria nei polli scoppiate tra 1999 e 2003. L’Unione Europea prescrive di evitare l’uso dei vaccini per tenere sotto controllo l’influenza nel pollame, perché la maggior parte di essi, una volta somministrati, non permette di distinguere gli uccelli infetti, ma non malati, da quelli vaccinati. I focolai vengono sconfitti grazie all’abbattimento selettivo del pollame infetto. Il rapporto sostiene però che Merial abbia ignorato tali regole, producendo un vaccino illegale contro l’H7N1 nel 2000 e vendendolo agli agricoltori italiani, i quali pensavano così di salvare il proprio allevamento dal contagio”.
(Adnkronos Salute) – Secondo la relazione, “la Polizia ha colto in flagrante dei veterinari mentre somministravano il vaccino ai capi di un allevamento a Bagnolo di Sogliano al Rubicone. Le intercettazioni telefoniche suggeriscono che tale vaccino fosse stato prodotto dalla Merial”, afferma Science.
“Il rapporto – prosegue la rivista – dice anche che il vaccino era stato prodotto in Francia, con un ceppo d’influenza aviaria H7N3 di origine pakistana, che Capua avrebbe venduto a Merial senza le appropriate autorizzazioni governative, in cambio di una somma di denaro non specificata. Nell’informativa, viene citata una conversazione telefonica intercettata anni dopo, in cui Paolo Candoli, un manager di Merial in Italia, chiedeva a un collega ‘Abbiamo comprato?’, Riferendosi al virus. ‘Sì, abbiamo comprato’, rispondeva il collega. ‘L’abbiamo comprato a Padova. L’abbiamo pagato profumatamente, come gli altri ceppi che abbiamo comprato da lei’. Candoli non ha risposto alle richieste di commenti. Merial ha inviato una dichiarazione a Science, dicendo che ‘l’azienda ha sempre operato nel rispetto delle norme nazionali e comunitarie'”.
“La Procura ritiene che la Merial abbia premiato i tre ricercatori dell’Izsv per i loro servizi – dice l’articolo – attraverso una società illegale che essi stessi avevano messo in piedi, e gestita da Richard Currie, il marito di Capua e un manager a Fort Dodge (un’altra azienda che produce vaccini per animali). In un’e-mail a ‘Science’, Currie dice che le accuse ‘giungono come una grande sorpresa e … io le nego fermamente'”. (segue)
(Adnkronos Salute) – “Ma forse la denuncia più esplosiva – si legge – riguarda il fatto che Candoli e altri” avrebbero “deliberatamente diffuso il virus d’influenza aviaria dal 1999 in poi, tentando così di favorire la creazione di un mercato legale per i vaccini e fare pressioni sul governo per la loro approvazione. La relazione usa il termine ‘tentata epidemia’, ma non specifica come essa sia stata eventualmente innescata (le prove sembrano essere circostanziali).
Durante le telefonate con i veterinari che lavoravano in grossi allevamenti di pollame nel Nord d’Italia, Candoli” avrebbe detto “che era ora di: ‘Smetterla di spargere quella malattia lì!’ E nel 2005, Candoli e un collega alla Merial discutevano se fosse il momento giusto di ‘far saltar fuori l’H5’ su alcune anatre italiane. L’H5 è il pericoloso ceppo d’influenza aviaria che si stava diffondendo in Asia nel 2003. Venti giorni dopo la telefonata, il virus H5N1 fu stato trovato in un’anatra morta nelle vicinanze di Modena”.
(Adnkronos Salute) – “Capua – conclude ‘Science’ – sostiene che molte delle accuse semplicemente non hanno senso e dimostrano che gli ufficiali di Polizia non hanno il background scientifico per comprendere le conversazioni che stavano ascoltando. Ad esempio, non ha senso collegare le accuse ai focolai di H7N3, come fa il rapporto, perché le analisi genomiche mostrano che il ceppo pakistano di cui lei è accusata di aver venduto alla Merial è diverso da quello che aveva causato l’epidemia nel pollame nel 2002-2003.Capua ha detto che querelerà L’Espresso per l’articolo di aprile”, che per primo ha svelato sospetti su questa vicenda.
“Il rapporto – si mette comunque in evidenza – non sembra essere stato revisionato da esperti scientifici. I carabinieri ripetutamente si riferiscono all’aviaria nel pollame chiamandola ‘zoonosi’, un termine che gli scienziati usano per le malattie trasmesse dagli animali agli umani. A un certo punto, una trascrizione cita una malattia trasmessa dalle zanzare chiamata West Nair, quando presumibilmente si discuteva del West Nile”. Ora, “l’indagine è nelle mani di Giancarlo Capaldo, Procuratore aggiunto a Roma, che ascolterà gli indagati nelle prossime settimane prima di decidere se chiudere il caso e far cadere le accuse, oppure chiedere il rinvio a giudizio”.