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Notizie Flash: 1/a edizione – L’Estero

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– Parigi. Il presidente iracheno Fouad Massoum ha chiesto un’accelerazione dei raid aerei contro lo Stato islamico (Is). Intervenendo prima dell’apertura della conferenza internazionale sulla pace e la sicurezza in Iraq oggi a Parigi, Massoum ha detto che ”è necessario agire rapidamente perché se c’è un rinvio, se questa campagna di sostegno all’Iraq viene rinviata, lo Stato islamico potrebbe occupare altri territori e la sua minaccia aumentare”.
Parigi. “Non c’è tempo da perdere”. Aprendo al Quai d’Orsay a Parigi la conferenza sulla pace e la sicurezza in Iraq copresieduta assieme al presidente iracheno Fouad Massum, il presidente francese Francois Hollande ha indicato come obiettivo dei lavori quello “di dare alle nuove autorita’ irachene il sostegno politico che e’ loro necessario per lottare contro Daesh (Is), che fa pesare sull’Iraq, la regione del Medio Oriente e tutti i paesi del mondo un grosso rischio”. Hollande ha esortato i partner occidentali e arabi ad impegnarsi “chiaramente, lealmente e fortemente a fianco delle autorità irachene” ed ha sottolineato la necessità di una comunità internazionale unita. Hollande ha parlato innanzitutto di aiuti umanitari, di un “vero ponte umanitario”, di fondi da raccogliere, viveri da portare e popolazioni più minacciate da accogliere.
Parigi. La Francia ha annunciato l’avvio dei primi di voli di ricognizione sull’Iraq nell’ambito dell’operazione internazionale contro lo Stato Islamico. I primi voli partiranno in giornata, ha detto il ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian parlando negli Emirati Arabi Uniti e sottolineando che le autorità locali e degli Emirati hanno dato il loro assenso. L’avvio dei voli di ricognizione francesi arriva nel giorno in cui la Francia ospita a Parigi un conferenza internazionale sulla sicurezza. Il presidente Francois Hollande presiederà, insieme al presidente iracheno Fouad Mossoum, il vertice al quale parteciperanno rappresentante di 20 paesi.
Erbil. Le forze peshmerga del Kurdistan iracheno stanno reclutando combattenti cristiani per contrastare l’avanzata dei jihadisti dello Stato islamico (Is) nel nord dell’Iraq. Lo ha dichiarato il presidente del consiglio del quartiere cristiano Ainkawa di Erbil, Jalal Habib Aziz, al sito Rudaw spiegando che ”rappresentati dei peshmerga sono venuti ad Ainkawa a reclutare cristiani”.Secondo Aziz, il ministero curdo dei Peshmerga ha chiesto ai leader cristiani di rivolgere un appello ai membri della comunità invitandoli a imbracciare le armi a fianco delle forze di Erbil per ”proteggere se stessi e le loro zone”. Aziz prosegue affermando che ”abbiamo chiesto ai giovani caldei e assiri di registrarsi per servire nei ranghi delle forze peshmerga del Kurdistan”. All’addestramento militare possono partecipare gli uomini di età compresa tra i 18 e i 30 anni.Ad Ainkawa vivono centinaia di migliaia di rifugiati cristiani fuggiti da Mosul e dalla piana di Nineveh a giugno e ad agosto in seguito all’avanzata dello Stato islamico.
Tripoli. Sono oltre 160 i morti nel naufragio di un barcone al largo delle coste libiche, a nord di Tajoura a est di Tripoli. Lo rende noto il portavoce della Marina militare libica Ayub Qassem citato dal portale al-Awasat. ”Oltre 160 persone hanno perso la vita a causa del naufragio del barcone in acque libiche. A bordo c’erano più di 200 immigrati illegali”, ha detto.Qassem ha quindi riferito che ”la guardia costiera è riuscita a salvare 36 persone, tra cui tre donne, che sono state trasferite in ospedale”. L’esponente libico ha spiegato che proseguono le ricerche per il recupero dei naufraghi.
Kiev. Sono iniziate questa mattina nell’ovest dell’Ucraina manovre militari sotto il comando degli Stati Uniti, alle quali partecipano 1.300 soldati di Paesi Nato e non. Le esercitazioni “Rapid Trident 2014” si tengono a Yavoriv, nei pressi del confine con la Polonia, e dureranno fino al 26 settembre. Tra i militari impegnati, oltre a 200 americani, ci sono soldati provenienti da 12 Paesi Nato, tra cui Germania, Gran Bretagna, Polonia e Lituania, e da tre non membri dell’Alleanza (Azerbaigian, Georgia e Moldova).
Londra, 15 set. Il premier britannico David Cameron è oggi in Scozia, per l’ultimo tentativo del governo di Londra di convincere gli elettori a votare ‘no’ all’indipendenza nel referendum che si terrà giovedì. Con i sondaggi che continuano a dare un testa a testa fra indipendentisti ed unionisti ed all’indomani del monito lanciato dalla Regina Elisabetta – ‘pensateci bene’ – Cameron dirà agli scozzesi che “non si tornerà indietro” se decideranno di mettere fine all’unione creata oltre 300 anni fa.
Stoccolma. La Svezia ha bisogno di “una nuova direzione” dopo otto anni di governo del centrodestra. E’ quanto ha detto Stefan Lofven il leader del partito socialdemocratico, vincitore delle elezioni che si sono svolte ieri in Svezia. “Siamo in una situazione grave, abbiamo migliaia di disoccupati, i nostri risultati scolastici stanno peggiorando piu’ velocemente che in ogni altro paese dell’Ocse”, ha aggiunto. La coalizione di centro sinistra ha ottenuto il 43,7% dei voti, contro il 39,3% del partito conservatore del premier Fredrik Reinfeldt che oggi si dimettera’ da capo del governo ed ha annunciato che rinuncera’ alla leadership del partito. Ma le elezioni di ieri hanno visto anche l’exploit degli Sveriges Demokraterna formazione xenofoba di estrema destra che hanno ottenuto il 13%, diventando così il terzo partito svedese. La coalizione che sostiene Lofven – oltre ai socialdemocratici, i verdi ed una formazione di sinistra – ha vinto pero’ non ha ottenuto una maggioranza parlamentare, rendendo così problematica la costituzione di un governo, dal momento che il leader socialdemocratico ha gia’ escluso che cerchera’ un accordo con i ‘democratici svedesi’.
Berlino. Forte affermazione degli euroscettici tedeschi di Alternative fuer Deutschland (Afd) alle elezioni regionali celebrate ieri in due Land della Germania: in Turingia il partito già entrato nel parlamento della Sassonia al voto del 31 agosto ha raccolto il 10,6% dei consensi, il 12,2 in Brandeburgo, assicurandosi l’ingresso anche in queste due assemblee legislative. La Cdu di Angela Merkel è uscita vincitrice in Turingia, con il 33,5% dei voti, mentre in Brandeburgo i socialdemocratici della Spd hanno conquistato il 31,9 per cento dei voti.Nei due stati partiranno ora i negoziati per dar vita a coalizioni di governo: per la premier cristianodemocratica della Turingia, Christine Lieberknecht, l’unica opzione sul tavolo sembra quella di rinnovare la coalizione esistente con la Spd. Nel Brandeburgo, il premier socialdemocratico, Dietmar Woidke, non ha voluto dare indicazioni sul futuro della sua attuale coalizione con Die Linke o su un’eventuale alleanza con la Cdu, che come previsto nei sondaggi si è rafforzata in entrambi gli stati.
Sydney. Per la prima volta nella storia, il primo ministro australiano ha spostato temporaneamente la sede del suo governo in un territorio aborigeno. Un passo altamente simbolico che non si è fermato nemmeno per la richiesta americana di collaborare allo sforzo contro lo Stato Islamico: il primo ministro Tony Abbott ha annunciato il dispiegamento di otto aerei e 600 uomini in una base degli Emirati Arabi Uniti mentre era ieri in viaggio verso la terra di Arnhem, nella remota regione del Northern Territory. Abbott e i suoi ministri governeranno fino a venerdì da un centro culturale a Gulkula. Il premier, che abita ora in una tenda, ha assicurato di essere perfettamente in grado di mantenere regolari contatti con Canberra e il resto del mondo, tramite una rete di comunicazioni sicure approntata dall’esercito. Con questa iniziativa, il conservatore Abbott vuole dimostrare di avere al centro della sua agenda la questione degli aborigeni, abitanti originari dell’Australia finora rimasti ai margini della società. Il governo è ospite degli Yolngu, una tribù di 5mila persone, divisa in 13 clan. Dopo una prima riunione con i capo clan, Abbott ha avuto un incontro con imprenditori locali e loro dipendenti. Fra gli obiettivi vi è quello di rendere efficace il criticatissimo Consiglio Indigeno, di cui molti aborigeni chiedono le dimissioni, e preparare il terreno per un referendum nazionale perchè gli aborigeni siano riconosciuti dalla costituzione. Ma soprattutto si tratta di una dimostrazione di voler capire sul posto quali sono i problemi concreti da risolvere.