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Ocse: 50% immigrati lavora in edilizia e servizi domestici

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Roma, 7 lug. (Labitalia) – Nel contesto socioeconomico italiano, caratterizzato da bassa crescita e crescente disoccupazione, gli immigrati sono diventati una componente strutturale della forza lavoro, soprattutto nel settore edile (50% dei lavoratori immigrati uomini) e in quello dei servizi domestici e assistenziali (50% delle donne immigrate occupate), settori che più di altri stanno subendo gli effetti della recessione. Lo sottolinea il Rapporto ‘L’integrazione degli immigrati e dei loro figli in Italia’ predisposto, su richiesta del Cnel, dall’Ocse, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
I tassi di occupazione della popolazione immigrata in Italia, di gran lunga al di sotto della media Ocse, sono superiori rispetto a quelli degli autoctoni, con un’altissima incidenza di lavoro sommerso e irregolare, sfruttamento e discriminazione: gli immigrati, spiega il rapporto, sono sproporzionalmente impiegati in lavori precari, poco qualificati e sottopagati e spesso vittima di discriminazione e licenziamenti selettivi, con poche possibilità di accedere a lavori più qualificati; e ciò vale anche per quella parte di loro (il 10%) classificati come altamente qualificati, che rappresentano l’unico gruppo con tassi di occupazione più bassi rispetto ai nativi.
Qualche miglioramento delle condizioni lavorative si registra grazie a una significativa mobilità Sud-Nord, nonostante le maggiori opportunità occupazionali per gli immigrati rispetto ai nativi continuino a trovarsi nel Meridione. A partire dal 2007 la disoccupazione ha colpito soprattutto gli stranieri meno istruiti, attestandosi nel 2012 al 12,6% per gli uomini e al 15,9% per le donne, in qualche modo protette dal persistere della domanda nei settori dei servizi domestici e alla persona.