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Pd: dietro dati tessere l’ansia per i conti, cene e concerti per trovare fondi/Adnkronos

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Roma, 3 ott. (Adnkronos) – Ridiscutere la forma partito. Rivedere le tipologie di partecipazione. Studiare ipotesi alternative di coinvolgimento. L’allarme sul tesseramento del Pd (ampiamente smentito dai vertici di largo del Nazareno, saranno 300mila gli iscritti “veri” a fine anno per Lorenzo Guerini) ha avviato un serrato dibattito politico sul Partito democratico.
Ma il duello iscritti/partecipanti o partito liquido/partito solido viene seguito con attenzione e un pizzico d’ansia al Pd anche per altri motivi. Il tema tesseramento, infatti, nasconde la ben importante questione della situazione dei conti della ‘ditta’. Nel bilancio del Pd, come per tutti gli altri partiti, la parte del leone la fanno ancora i rimborsi elettorali: 24.751.833 euro nel 2013 (erano 29.234.058 euro nel 2012).
Una voce in ‘decalage’ secondo la nuova legge sul finanziamento. Precisamente, il 25% in meno nel 2014, il 50 nel 2015, il 75 nel 2016. Nel 2017, il rubinetto verrà chiuso. Il punto, quindi, è come sostenere l’attività del partito nel futuro sempre più prossimo. Con le tessere, certo. Una voce che però nel 2012 ha portato alle casse del Nazareno poco più di 3mln di euro. Nel bilancio 2013 era stato iscritto appena 1.123.622 euro alla stessa voce, ma il tesoriere Francesco Bonifazi aveva spiegato che il calo era dovuto solo a una diversa contabilizzazione con i circoli: “Il dato assoluto presenta una sostanziale equivalenza”, aveva detto.
(Adnkronos) – Fossero confermati a fine anno i 300mila iscritti promessi da Guerini, i guadagni nel 2014 salirebbero a oltre 4mln anche solo considerando il costo di una tessera base (15 euro, c’è poi una versione a 50euro). Un pò di soldi arrivano poi con le primarie: poco meno di 5mln incassati contro circa un milione di spese l’ultima volta. Non male, ma comunque spiccioli per un partito che sempre nel bilancio 2013 ha iscritto circa 10mln di spese per il personale (oltre 7mln solo per gli stipendi), poco meno di 200 persone.
Per questo, a largo del Nazareno hanno avviato (soprattutto via Internet) una massiccia campagna per le nuove tipologie di finanziamento. Un lavoro, hanno verificato di persona i vertici del partito, non certo semplice. I primi dati a disposizione del partito, infatti, non sono confortanti. Dal 2xmille, nuova forma di sostentamento introdotta dalla normativa, al Pd sono arrivati sino ad ora appena 30mila euro. Un pò poco, anche se la campagna ha preso il via formalmente all’ultima festa dell’Unità.
Discorso diverso per le altre forme di finanziamento. Il crowdfounding è stato sperimentato con successo dallo stesso Renzi sin dai tempi delle primarie con Pierluigi Bersani. Nell’ultima corsa alla segreteria, con le microdonazioni da 5 a 50 euro chieste via Internet ai sostenitori l’attuale premier aveva raccolto oltre 90mila euro.
(Adnkronos) – Altri meccanismi segue il ‘fundraising’. Bonifazi guida un gruppo di lavoro ‘ad hoc’ insediato al Nazareno lo scorso 24 settembre. Tutte le strade vengono prese in considerazione (comprese quelle stile americano che comprendono la vendita di gadget, magliette, cover per l’Iphone). Ma lo stesso Renzi ha esplicitamente parlato delle cene di raccolta fondi.
Ai deputati il ‘kick-off’ nel mese di novembre: ognuno dovrà portare cinque imprenditori ad un evento con lo stesso Renzi protagonista: 1000 euro a testa il contributo, obiettivo un milione di euro raccolti. Un format che verrà ripetuto in tutta Italia e, in proporzione, con altri protagonisti. Ma i numeri che servono al Pd per evitare lo spettro ‘default’ che molti partiti oggi vedono (il Pdl ha appena licenziato una quarantina di dipendenti) sono di ben altra portata.
Bisogna fare molto di più rispetto ai modesti risultati dell’ultimo bilancio: 11.524.200 euro da donazioni di persone fisiche, appena 165.400 da persone giuridiche, solo 2500 da associazioni. E’ per questo che Renzi in persona da tempo suggerisce soluzioni anche ‘hard’. Un esempio? Uno o due concertoni l’anno in stile Primo maggio con il marchio dell’Unità. Un pallino del segretario, che da tempo ha indicato nello sfruttamento dello storico ‘brand’ una via per sostenere il nuovo corso dem.