Home Nazionale Pd: il filosofo Bonaga, calo iscritti segnale negativo per democrazia

Pd: il filosofo Bonaga, calo iscritti segnale negativo per democrazia

0

Roma, 3 ott. (AdnKronos) – “Per quanto mi riguarda sono sempre stato di area e non ho mai avuto la tessera, ne’ del Pci prima ne’ del Pd adesso, ma la questione è nodale, tocca il rapporto fra rappresentanza e democrazia: la crisi delle iscrizioni non è un segnale negativo semplicemente per il partito ma per la democrazia ed è più evidente per il Pd banalmente perchè in questo caso la tradizione, i numeri di partenza, sono più forti che altrove”. Il filosofo Stefano Bonaga, con una lunga storia di indipendente eletto nelle liste del Pci e del Pds, da sempre attento alle vicende della sinistra italiana, inquadra così, conversando con l’AdnKronos, la questione del calo di iscrizioni al Pd che sarebbero precipitate sotto quota 100mila, 5 volte meno del 2013.
“La storia dei partiti, come della rappresentanza, politica si basa su una società stratificata dove interessi omogenei possono essere rappresentati. In una società fortemente differenziata, con interessi contraddittori anche fra chi ha lo stesso reddito o le stesse condizioni di lavoro, l’idea della rappresentanza è destinata a deludere perchè – spiega Bonaga – è sempre più debole. Quando l’attività fondamentale dei partiti diventa selezionare la classe dirigente e non si dà dignità democratica al cittadino, richiedendogli solo la partecipazione al consenso attraverso la delega, lo si mortifica”.
“Una mortificazione che si rispecchia in scelte come quella del crescente astensionismo e persino in cose apparentemente lontanissime come l’amore sempre più dilagante per i selfie, reazione anche ad un anonimato politico insopportabile. La democrazia non può andare avanti se non si genera partecipazione”, avverte Bonaga.
Per il filosofo “il cittadino deve essere interrogato sulla base della sua potenza, delle potenzialità che può esprimere. Nella crisi delle ideologie è venuta meno la forza trainante delle idee, una visione generale del mondo, e l’appartenenza, in ambito politico, si genera non più su queste basi ma in forme di ‘alleanze produttive’, di scopo, che mutano di volta in volta”.
“Se non si fa più politica non si può sperare che ci siano i politici ne’ che la cittadinanza non sia solo fonte di legittimazione invece che di produzione di realtà. L’impotenza della mera rappresentanza è sempre più evidente anche perchè con la fiducia e la delega se i problemi non si risolvono la delusione è forte”, prosegue Bonaga.
“Ora, ad esempio, siamo di fronte a mesi di promesse, formulate senza indicare i mezzi, il percorso, e non attuate. La delusione è inevitabile. La vera domanda rivoluzionaria che la politica dovrebbe fare ai cittadini non è ‘di cosa avete bisogno? ci penso io!’ ma ‘voi cosa potete fare’, questo solleciterebbe una enorme potenzialità sociale ora soffocata da ipocrisie incrociate: il politico chiede fiducia sapendo che in realtà non potrà fare molto di quello che promette, il cittadino concede la fiducia sperando che quel poco non sia pochissimo, non fa nulla e passa la vita a lamentarsi e criticare”, conclude Bonaga.