Home Nazionale Pd: Renzi inaugura gestione ‘plurale’ ma sul lavoro è già scontro/Adnkronos

Pd: Renzi inaugura gestione ‘plurale’ ma sul lavoro è già scontro/Adnkronos

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Roma, 16 set. (Adnkronos) – Matteo Renzi inaugura la nuova gestione del Pd. Lui l’aveva chiamata “unitaria” alla Festa dell’Unità a Bologna. “Cuperlo -osserva il segretario in Direzione- ha detto plurale: è un termine che per me va bene. Il 41% impone di non fare da soli, è fondamentale portare avanti quanto abbiamo promesso altrimenti il 41% cambia idea con la stessa velocità con cui fa zapping davanti alla tv”.
Il segretario-premier richiama il ‘parlamentino’ dem alla coesione per non mancare “il salto di qualità” che va impresso all’azione di governo. Anche sul “cronoprogramma” delle cose da fare, nei tempi in cui vanno fatte. La riforma del lavoro, ad esempio. Se entro la dead line del 30 ottobre, il ddl delega non sarà approvato, ha annunciato oggi Renzi in aula per i 1000 giorni, il governo interverrà con un decreto. “Se saremo nelle condizioni di avere tempi serrati” sulla delega sul lavoro “rispetteremo” il lavoro del Parlamento “altrimenti siamo pronti anche a intervenire con misure di urgenza, perché sul lavoro non possiamo perdere anche un secondo in più”.
Metodo e merito (visto Renzi ha più volte invitato a superare i tabù ideologici sull’art.18) che, al netto del battesimo della gestione plurale del Pd, hanno già fatto scattare l’allarme nella sinistra Pd. Tanto che i bersanian-dalemiani di Area riformista avrebbero subordinato, a quanto si apprende, l’ok alla gestione plurale ad un confronto sulla riforma del lavoro. Una richiesta accolta dal segreteria: ci sarà una Direzione ad hoc su jobs act e legge di stabilità. “Mi pare una buona idea”, ha detto Renzi. Si farà presto, “nella settimana tra il 29 settembre e il 3 ottobre”.
(Adnkronos) – “Al termine dei mille giorni il diritto del lavoro non potrà essere quello di oggi. Non c’è cosa più iniqua che dividere i cittadini tra quelli di serie A e quelli di serie B”. Una cosa che “non è di sinistra”, scandisce Renzi parlando in aula per il programma dei 1000 giorni. “Questo è un mondo del lavoro basato sull’apartheid”. Il dettaglio su come verrà superato il ‘gap’ tra garantiti e non, potrebbe essere quello suggerito dal modello tedesco a cui ha fatto riferimento Renzi in diverse occasioni, ovvero il contratto a tutele crescenti.
In Direzione, il segretario è tornato sul tema: “La riforma del lavoro non si sintetizzerà solo nella discussione su art. 18 sì o no, discussione che va fatta. Ma dovrà avere un primo pacchetto di interventi sugli ammortizzatori sociali, e allora hai bisogno di più denari”.
Ma sull’argomento la sinistra Pd è già sugli scudi. “Renzi come Monti e la destra utilizza il termine apartheid per scaricare su padri sfigati il dramma del lavoro di figli ancora più sfigati”, scrive su twitter Stefano Fassina e rincara: “Renzi dice no a diritto del lavoro di serie A e B. Propone tutte lavoratrici e lavoratori in serie C”. Paletti anche da Cesare Damiano che oggi ha visto, insieme ai vertici dei gruppi di Camera e Senato, il ministro Giuliano Poletti sulla delega al lavoro. “Abbiamo ribadito in più occasioni la nostra contrarieta’ ad avere nella delega sul lavoro una riscrittura complessiva dello Statuto dei lavoratori e la cancellazione dell’articolo 18”.
Molte new entry nella nuova segreteria plurale composta da 15 persone: 8 donne e 7 uomini. Facce nuove ma gli orari delle riunioni non cambiano. “Ci riuniremo agli stessi orari antelucani della segreteria precedente”, dice Renzi in Direzione annunciando per giovedì prossimo la prima riunione dove verranno distribuite le deleghe.
Per quanto riguarda la composizione, alla fine l’unica componente che resta fuori dalla segreteria ‘plurale’ di Renzi è quella di Pippo Civati. E già perché anche Beppe Fioroni, benché si sia chiamato fuori, ha una sua ‘ex’ tra le new entry della segreteria: si tratta della deputata calabrese Stefania Covello, ex-ppi ma avvicinatasi a Renzi già da tempo. Tra i nuovi innesti i ‘renziani’ sono i più numerosi. A partire da David Ermini, toscano, con Renzi dai tempi della provincia di Firenze. Quindi Ernesto Carbone (già ulivista), Giorgio Tonini (già veltroniano) e tra le donne Lorenza Bonaccorsi, Alessia Rotta, Sabrina Capozzolo. Confermato Filippo Taddei. Per quanto riguarda Area dem di Dario Franceschini oltre alla confermata Chiara Braga approdano in segreteria Francesca Puglisi e Emanuele Fiano.
Dalle minoranze arrivano per Area riformista (la componente che fa riferimento a Roberto Speranza) Micaela Campana e Enzo Amendola, per l’area Cuperlo c’è Andrea De Maria e dai Giovani Turchi del presidente dell’assemblea Matteo Orfini arriva Valentina Paris. Per alcuni membri della vecchia segreteria si profilano nuovi incarichi. Davide Faraone, ex-responsabile Welfare, dovrebbe andare al governo come sottosegretario alla Scuola al posto di Roberto Reggi passato al Demanio. Un ruolo a palazzo Chigi anche per il responsabile Comunicazione, Francesco Nicodemo. Mentre per la ex-responsabile Giustizia, Alessia Morani, possibile un ruolo negli aggiustamenti ai vertici dei gruppi parlamentari annuniciati oggi da Renzi.