Home Nazionale Psicologia: criminologa, contro femminicidi formare operatori sociosanitari

Psicologia: criminologa, contro femminicidi formare operatori sociosanitari

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Roma, 1 dic. (AdnKronos Salute) – Individuare in anticipo le possibili vittime di femminicidio, riconoscendo per tempo i campanelli d’allarme e i segni della violenza psicologica e affettiva che nella maggior parte dei casi precede l’atto estremo. Una sfida difficile, ma necessaria, che parte dalla formazione degli operatori sanitari, quelli dei servizi sociali e le stesse forze di polizia. E’ la proposta di Cinzia Mammoliti, criminologa, esperta di violenza di genere, a commento dell’ultimo femminicidio, in provincia di Salerno, dove una donna è stata uccisa dal suo ex marito che ha poi postato su Facebook una frase volgare sulla sua morte.
“I social network – spiega all’Adnkronos Salute Mammoliti – hanno sicuramente aspetti positivi nel contrasto al femminicidio, perché possono favorire la trasmissione dell’informazione, far circolare conoscenze, utilizzare piattaforme di muto aiuto. Ma, purtroppo, hanno anche effetti devastanti, come in questo ultimo caso, in cui una persona psicopatica può esaltare un atto riprovevole cercando persino consensi e, quel che è peggio, ottenendoli. E’ un problema che già conosciamo: in una società narcisisticamente malata come la nostra si arriva anche a sostenere uno squilibrato pericoloso. E il rischio maggiore è emulazione”.
Nella maggior parte dei casi, “l’omicidio è l’atto estremo di disperazione. Un momento che coincide spesso con la separazione e con il timore di perdere l’oggetto del proprio amore malato. Dietro queste relazioni c’è sempre una storia di abuso psicologico. Ci sono campanelli d’allarme. Il femminicidio è la punta dell’iceberg: dietro c’è un retroterra che pochi conoscono”.
Le donne vittime degli abusi psicologici protratti “vivono una situazione di violenza continua, non necessariamente fisica – dice l’esperta, autrice del libro ‘Il manipolatore affettivo e le sue maschere’ (Sonda editore), in cui traccia l’identikit di 10 tipologie di ‘abusanti’ e fornisce le indicazioni per riconoscerli – Vivono un’esperienza di molestie morali, denigrazioni, umiliazioni, o vengono semplicemente ignorate. Una modalità tipica, quest’ultima: si ignorano le esigenze dell’altro per annichilirlo. Poi, quando una donna molla e se ne vuole andare, l’idea di distruggere l’oggetto che si vuole sottrarre è quasi automatica”.
Per Mammoliti, “è necessario fare qualcosa per fornire indicatori seri, ed è il lavoro che stiamo cercando di fare con altri operatori del settore in tutta Italia. Questo per dare una maggiore possibilità non solo alle vittime, ma anche per fornire a chi le deve tutelare gli strumenti per aiutarle. Le donne, infatti, sono spesso anche vittime di un mancato ascolto da parte delle strutture che dovrebbero difenderle: forze dell’ordine, operatori sanitari, assistenti sociali. Si conosce poco il fenomeno, perché trattato poco. Viene gestito in un modo superficiale. ‘Addestrando’ operatori a riconoscere le vittime di violenza, forse assisteremo a meno fenomeni di questo tipo e riusciremo a fare una reale prevenzione”.