Home Attualità Economia Quiriconi (Cgil Toscana): “Scambiare l’Articolo 18 con il lavoro a progetto?

Quiriconi (Cgil Toscana): “Scambiare l’Articolo 18 con il lavoro a progetto?

0

Renzi fa solo propaganda, vogliono ridurre i salari”
“Dal 2002 abbiamo condotto sei scioperi contro le leggi, fatte dalla politica, che hanno creato un supermercato di lavoro precario”

Firenze, 29-09-2014 – “In queste ore, rilanciata ieri anche dal Presidente del Consiglio, in verità anticipato nei giorni scorsi ‘casualmente’ dal quotidiano della Confindustria, si fa strada l’ipotesi di uno ‘scambio’ tra abolizione dell’articolo 18 e abolizione dei co.co.pro, contrabbandato come eliminazione della precarietà- spiega Daniele Quiriconi, responsabile mercato del lavoro CGIL Toscana -. Peccato che, dopo l’intervento del Ministro Fornero del 2011, questa modalità di avviamento al lavoro, in Italia e in Toscana, sia ormai residuale costituendo solo il 4,47% del totale. Le altre forme, per parlare solo delle più discutibili, lavoro intermittente, a chiamata, associazione in compartecipazione, sono maggiori di oltre tre volte”.

Aggiunge Quiriconi: “Ferma restando quindi ogni considerazione sul fatto che non sono le regole che creano lavoro, se si vuol fare ‘pulizia’ del supermercato di opportunità di dare lavoro precario che dal 2002 i Governi e Parlamenti hanno varato e contro i quali la CGIL ha svolto una dura azione di contrasto con sei scioperi generali, limitando i danni ma non riuscendo a rovesciare il dogma neoliberista che stava alla base di quelle iniziative, bisogna fare sul serio. E rilanciare la domanda di occupazione di qualità, perché se è vero che nella nostra regione, nella quale va un po’ meglio che altrove, nell’ultimo trimestre 2014 su 201.728 nuovi avviamenti, quelli a tempo indeterminato a tempo pieno sono stati solo il 4,59%, cioè 9.260. Con le evidenti conseguenze su reddito e qualità del lavoro”.

Secondo il membro della segreteria regionale di Cgil Toscana “per risalire ci vuole qualcosa in più di un espansione dei minijob a meno che, come appare assai evidente, l’obiettivo non sia quello di ridurre i salari come leva per la competitività. Il resto è propaganda, come quella sulla flexicurity all’italiana da finanziare col miliardo e mezzo derivante dal superamento della cassa integrazione in deroga. Considerato che dal 2016, per effetto della riforma Monti-Fornero, sarà superata l’indennità di mobilità – un capolavoro in un quadro di disoccupazione crescente -, i miliardi necessari a finanziare una vera  riforma delle politiche del lavoro attive e passive, a partire dai centri per l’impiego, sono almeno 10. Qualcuno, per favore e per serietà, può dirci dove sono?”.